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Glerean: "4 punte sono il futuro, tutto è legato alla disponibilità. E al Milan manca dialogo"

ESCLUSIVA MN - Glerean: "4 punte sono il futuro, tutto è legato alla disponibilità. E al Milan manca dialogo"MilanNews.it
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venerdì 7 marzo 2025, 16:00ESCLUSIVE MN
di Gaetano Mocciaro

L'equivoco tattico del Milan si sta trascinando da un po' di tempo: è davvero impossibile far coesistere quattro giocatori offensivi, più Reijnders? Ne abbiamo parlato con Ezio Glerean, precursore di un calcio che a suo tempo sembrava utopia, ma che gli ha permesso con un 3-3-4 di scalare le gerarchie della piramide calcistica italiana col piccolo Cittadella, portato dalla C2 alla Serie B. Ecco le sue parole a MilanNews.it

Ezio Glerean, la questione dei 4 attaccanti è ormai d'attualità. Davvero non possono coesistere?
"Non è impraticabile, anzi. È il futuro secondo me, perché se la gente vuole divertirsi servono giocatori di qualità. Recentemente ho potuto ammirare Barcellona-Atletico Madrid, terminata 4-4. Sembrava un altro mondo, un altro calcio. Certo, è anche una questione culturale perché gli spagnoli non vogliono difendere. Ma da tifoso neutrale una partita così è spettacolare. Io sono sempre stato dell'idea che i giocatori di qualità vanno messi".

Si nota però un Milan estremamente sbilanciato con i centrocampisti che fanno fatica
"Tutto è legato alla disponibilità dei calciatori. Faccio un esempio concreto: l'Inter del Triplete: giocava con Sneijder, Stankovic, Milito, Eto'o. Quest'ultimo si sacrificava, faceva anche un lavoro difensivo. O più recentemente Mandzukic alla Juventus. È una questione di armonia fra il talento e la mentalità di squadra. Non dobbiamo farci ingannare dai numeri, l'equilibrio lo trovi anche con tanti attaccanti. Nel mio piccolo, col 3-3-4, avevamo sempre il miglior attacco e la migliore difesa. Il problema è che in Italia ancora oggi ci si preoccupa di difendere il risultato in partenza. Sono pochi gli allenatori che hanno una certa mentalità e quando mancano i risultati sono criticati".

Le premesse del Milan all'inizio stagione era quella di un calcio dominante, che ha portato poi alla scelta di Paulo Fonseca
"Parola che sento sempre: calcio dominante. Ma cosa significa dominare? Serve personalità. Per quel che riguarda l'allenatore: è importantissimo nelle categorie più basse, soprattutto dal punto di vista della tattica. Più sali e più contano i giocatori, la classe, la qualità e la loro disponibilità. L'allenatore deve essere bravo a gestirli e per fare un esempio concreto Ranieri senza strane alchimie tattiche, ma con un rapporto diverso con i giocatori, ha rimesso in piedi la squadra".

Cosa sta mancando a questo Milan?
"Il dialogo è importantissimo e penso che sia questo il problema: la mancanza di dialogo. Nel Milan ci sono dei giocatori magari particolari e devi trovare una strada diversa, Pioli ad esempio ha saputo toccare certi tasti ed è stato bravissimo. I successori fanno fatica e certi giocatori non rendono come prima. Leao avrebbe le caratteristiche per trascinare la squadra, fa cose straordinarie ma non ha continuità. Forse ha bisogno della persona giusta che lo gestisca. A uno come lui non gli devi dire: 'Non fare questo, non fare quello'. Dev'essere libero di giocare come vuole, ovviamente dentro uno spartito".

Un ambiente che ha bisogno di ricompattarsi
"Ogni ambiente ha le sue difficoltà. Ripeto: la cosa più importante è come incidere sulla testa dei giocatori. Per quel che mi riguarda mi piace citare un episodio legato al Cittadella. Eravamo a 3 punti dai playout e decisi prima di una partita importante di portare la squadra in gita. Mi presero per matto, ma dopo un panino e una birra siamo tornati giù e la domenica abbiamo vinto 2-0. La settimana dopo i ragazzi mi chiedevano: 'Dove andiamo venerdì?'. E così è diventata un'abitudine: una gara di pesca, una partita a briscola, una gita a Gardaland. Sapete come è andata? Abbiamo vinto il campionato. Questo per dire che vivere le cose con più leggerezza, ovviamente nel senso giusto, può aiutare".