Cagni: "Inzaghi non è pronto per la panchina del Milan"
Calcissimo.com ha intervistato Luigi Cagni, ex allenatore del Piacenza dove giocava Filippo Inzaghi.
Mister Cagni, cosa ricorda di quel giovanissimo Inzaghi, che allenò sia nelle giovanili che in prima squadra?
"Ricordo benissimo che quando arrivai a Piacenza, era il 1990, tutti mi parlavano molto bene di Pippo. Era molto giovane e notavo che non aveva ancora una grandissima tecnica. Anche come personalità doveva ancora formarsi il giocatore. Poi andò prima a Leffe e poi a Verona, prima di fare ritorno a Piacenza. Quello fu l'anno della svolta, ottenemmo la promozione in serie A. All'inizio Pippo stava in panchina, davanti avevo già diversi uomini offensivi come Piovani e De Vitis più Moretti. Notavo però che aveva una caratteristica importante, faceva gol in un modo che agli altri non riusciva, segnava tanto e questo nel calcio è fondamentale. Cambiai i miei schemi e lo misi in campo costruendo un Piacenza super offensivo e Inzaghi mi ripagò con 15 importanti reti".
In questi ultimi mesi, ha mai assistito ad un allenamento di Inzaghi?
"Non ancora, avevo pensato di andare a trovarlo ma non ci sono ancora stato, andrò prossimamente".
Secondo lei Inzaghi è già pronto per la panchina del Milan?
"Ho idee diverse in merito. Ormai ci sono tanti allenatori giovani che coprono panchine importanti, io resto dell'idea che sia sbagliato, non sia nel bene di un giovane allenatore che ha bisogno di tempo per formarsi. Però la tendenza è questa e pare non ci si possa fare nulla. E' molto rischioso per un giovane tecnico, fare un salto così radicale in così breve tempo. Allenare è un mestiere difficile, molti presidenti non lo vogliono capire e pensano sia un compito semplice".
Dopo la parentesi di Vicenza, quali sono i suoi obiettivi?
"Sono in attesa, qualche offerta arriverà prima o poi. In Italia saltano tante, troppe panchine. Ribadisco, molti presidenti pensano che allenare sia semplice, ma non è così. Sono già saltate due panchine, ora della fine del campionato ci sarà il consueto numero enorme di esoneri. In epoca di fair play finanziario non è il massimo. Bisogna capire che la mansione di un allenatore non è semplice, non è solo mettere in campo 11 giocatori, tanto più al giorno d'oggi".
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