Il grande sipario
Ci vuole un sipario grande da far calare sul campionato e su tante stelle del calcio italiano. Hanno detto addio tutte insieme, incuranti della sensibilità dei tifosi, non ancora pronti a staccarsi da pezzi così importanti del passato. Un filo ha legato Milano a Torino e non c’entrano la lotta scudetto o le polemiche arbitrali: è il sentimento dell’affetto e della gratitudine per campioni che hanno detto basta, pronti a esportare il loro talento altrove, in un’altra squadra, in un ambito diverso della vita. Di Alex Del Piero si sapeva da tempo: il suo saluto concordato (a malincuore) si è fuso con le celebrazioni per lo scudetto. Fino all’ultimo ha amato i tifosi con il suo calcio e i suoi gol, raccogliendo dagli spalti miriadi di fiori sottoforma di sciarpe. Lo hanno voluto omaggiare come un grande attore all’ultima recita, dimenticando nella commozione che il capitano puo’ sollevare ancora un trofeo.
C’è ancora qualcosa da dare, una punta di incompiutezza, la stessa che ha pervaso anche San Siro al gol di Pippo Inzaghi: non puo’ fare la mascotte uno che ha ancora quella birra in corpo. Tanta voglia di pallone che continua a scorrere negli altri pretoriani di Ancelotti, Sandro Nesta e Rino Gattuso, tutti omaggiati dalla curva con maglie a caratteri cubitali. L’aplomb non è cosa da pomeriggi strappacuore: l’anno scorso si ballava al ritmo dei passi di Boateng, ora ci si duole seguendo l’ordine dei cori. Cedono i teneri come Zambrotta e i duri come Van Bommel, milanista vero, seppur in una manciata di match. I loro nomi sono stati l’intro ripetitivo e sicuro di tanti weekend pallonari. Ora più che un vuoto lasciano un dubbio: se arriveranno mai altri capaci di far piangere e innamorare così.
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