Charles, "è il nostro tempo" o no? Pioli, è il momento di tornare al "vecchio" Milan
Era il 3 gennaio 2021, il Milan, rimasto in dieci per l'espulsione di Tonali, vinceva sul campo del Benevento grazie anche ad un super gol di Rafael Leao, che beffò il portiere giallorosso fuori posizione con una parabola a giro deliziosa dal lato sinistro dell'area di rigore. Il portoghese, che allora aveva fatto intravedere il suo spettacolare talento solo a sprazzi, esultò in maniera particolare. Indice sul polso, ad indicare un orologio immaginario, e una frase rivolta alla telecamera: "È il nostro tempo".
Un'affermazione che testimoniava alla perfezione il momento e la direzione intrapresa dal Milan: giovane, coraggioso, sfacciato. Una scelta che ha premiato i rossoneri, che in quella stagione si arresero solo all'instant team preteso da Antonio Conte, per poi vincere l'anno successivo il diciannovesimo scudetto della loro storia: ciliegina sulla torta di un percorso nuovo, virtuoso, diverso. Il Milan, da troppi anni lontano dai palcoscenici più importanti del calcio italiano ed europeo, è rinato con un gruppo di "sconosciuti", pieno di promesse e qualche interprete più attempato ed esperto.
Due anni più tardi Leao ha avuto ragione, è stato il loro tempo. il tempo dei Kalulu, dei Tonali, dei Tomori e dei Bennacer. Che nel frattempo sono cresciuti e hanno anche abbandonato lo status di giovane talento. Nel frattempo Maldini e Massara ne hanno portata un'altra, a Milanello, di promessa. Un diamante grezzo, ma dai tratti preziosi inconfondibili: parliamo di Charles De Ketelaere, per cui i due dirigenti del Milan hanno investito la bellezza di 32 milioni di euro più 3 di bonus. La cifra stanziata per il gioiello del Brugge non lascia spazi ad interpretazioni, è un progetto di giocatore su cui al Milan si punta senza se e senza ma.
Così come successo con altri (senza voler scadere nella stucchevole retorica del "è già successo e quindi automaticamente sarà così anche questa volta"), Charles, che in Italia ha trovato una cultura, una lingua, un modo di vivere il calcio e un tipo di gioco assolutamente diversi, non è ancora riuscito ad uscito dal bozzolo. Non senza far (intra)vedere, nella primissima parte di campionato, spunti e giocate molto interessanti. Poi, per tanti motivi diversi, per demeriti suoi e non suoi, si è involuto: quello visto ultimamente non è nemmeno un lontano parente del numero 90 che ha fatto innamorare i tifosi del Club Brugge e i dirigenti del Milan, che continuano comunque a difendere il ragazzo (ed il proprio investimento) in ogni occasione utile. Facendo riferimento anche alle situazioni di chi negli scorsi anni di tempo ne ha avuto bisogno, fino a farlo diventare proprio. Sono Milan differenti; quello che si sono presi Leao e Tonali doveva ancora vincere, questo di De Ketelaere deve provare (difficile, ormai) a riconfermarsi. Le aspettative sono, giustamente, cambiate e anche il tempo a disposizione. Ma l'importante è continuare a farlo proprio, e questo deve essere l'obiettivo di CDK. Conditio sine qua non, però, è che ci siano occasioni per dimostrarlo.
Quello delle prime settimane del 2023 è un Milan in difficoltà e sarebbe sciocco pensare di aggrapparsi totalmente ad un classe 2001 che sta già vivendo un momento delicato; Pioli però, per uscire dal pantano, deve essere capace anche di sfruttare al meglio chi, al momento, è stato utilizzato meno: questo Milan è diventato grande anche facendo affidamento e dando fiducia a chi, per un motivo o per un altro, poteva dare l'impressione di non meritarla. È stato il punto che ha contraddistinto la squadra e le scelte sportive degli ultimi anni: si ricominci a farlo con De Ketelaere, magari già questa domenica contro il Sassuolo. Sia mai che...
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