F. Galli: "Non si vince solo con l’impegno finanziario ma con la capacità di tenere insieme le persone"

F. Galli: "Non si vince solo con l’impegno finanziario ma con la capacità di tenere insieme le persone"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
Ieri alle 11:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Filippo Galli, storico difensore del Milan degli Immortali ed ex direttore del Settore Giovanile del club rossonero, è stato intervistato da Carlo Pellegatti con un’analisi che tocca tanti temi attuali di Casa Milan. Queste le sue dichiarazioni, che potete trovare anche in video nel canale YouTube di Carlo Pellegatti:

Riusciamo ad essere buoni in questo momento? Natale viene dopo la notizia di Cardinale che rimane per almeno altri tre anni, dopo la vittoria un po’ così di Verona, dopo le dichiarazioni arrivate da Harvard e prima di Milan-Roma. Non è un momento così normale…

“Essere buoni e disporsi con animo positivo non è facile in questo momento, però dobbiamo farlo perché non porsi in questo modo porterebbe solo a peggiorare la situazione. Stiamo andando verso la partita contro la Roma e saranno importanti i tre punti: siamo troppo lontani, non possiamo più permetterci altri passi falsi. La squadra ha avuto dei passi falsi con troppa frequenza. È vero, abbiamo vinto col Verona con tante difficoltà, ma la partita in casa col Genoa grida un po’ vendetta anche per la prestazione. È un po’ peccato”.

Intanto Lazio e Fiorentina accusano qualche passo falso…

“Sono i nostri competitor, purtroppo, almeno per la zona Champions League. Stanno perdendo colpi ma noi non riusciamo ad avere quella continuità e quel passo per poterci presentare con le credenziali giuste. La corsa verso il titolo poi sembra una chimera. Questo Milan deve dimostrare in campo grande attenzione, che secondo me è mancata. Anche se ultimamente è vero che abbiamo trovato, pare, una certa solidità. Però prima tanti errori commessi che ci sono costati tanti punti. Adesso manca un po’ anche questa capacità realizzativa”.

Com’era il Natale con Silvio Berlusconi? E com’era prima di lui?

“Io la storia del Milan l’ho vissuta anche nei momenti di difficoltà, anche con Farina. Prima i Natali erano un po’ più morigerati, con poco da festeggiare. Anche se c’era sempre la voglia di stare insieme, per carità. E poi è cambiato tutto, si è diventati famiglia. Questo aiutava a stare vicini, a sentirci ancora più squadra. Le cose non sono andate bene subito fin dall’inizio, ma quando sono iniziati ad arrivare risultati è come se ci fosse sbocciato un fiore tra le mani. E i Natali che si sono susseguiti sono stati tutti piacevoli, di festa, ma anche qualche sofferenza con le Coppe Intercontinentali…”.

Marco Simoni ricorda che Berlusconi regalò una pelliccia a sua mamma…

“Lo faceva soprattutto con gli attaccanti (ride, ndr). Marco poi era del nostro tavolo, il tavolo dei goliardici e degli ignoranti (ride, ndr). Marco, Albertini, Stefano Nava… Poi si sono susseguiti nel tempo anche altri giocatori, io ho avuto la fortuna di stare al Milan 14 stagioni e al tavolo un po’ di gente è cambiata…”.

L’altro giorno Cardinale parlando di Berlusconi ha detto che “comprava campionati”, riferendosi al fatto che comprava, spendendo tanto, fior fior di stelle… Secondo me però è sbagliato: Berlusconi non si è affidato solo al denaro, ma anche alle idee, alle iniziative, alla passione, alle novità.

“Non si vince solo con l’impegno finanziario ma si vince con la capacità di tenere insieme le persone, i giocatori, lo staff, la compagine societaria. Questa complessità non è facile gestirla o governarla, anche se non bisogna solo governarla ma anche lasciarla libera di esprimersi. Questo sta un po’ venendo meno. La capacità di Berlusconi e del management sia stata quella di prendere certamente giocatori forti, ma poi fare sì che questi giocatori in campo, e non solo, riuscissero a dare quei risultati anche sotto l’aspetto dell’espressione di gioco. Conta vincere ed è chiaro che il tifoso vuole vincere, ma è il come si è vinto che ha determinato che quel Milan rimanesse nella storia”.

Qual erano le raccomandazioni di Sacchi e Capello durante le feste?

“Non è che ci fossero tanti spazi liberi, non è che ci fossero le vacanze natalizie. Ci si allenava comunque anche se veniva dato qualche giorno libero. Dovevamo essere pronti e preparati. Oltre gli aspetti fisici ed atletici c’era l’aspetto mentale, quella cosa che assolutamente è fondamentale per ottenere i migliori risultati, non possiamo separare le cose. La capacità di essere focalizzati sugli obiettivi e sulla prestazione era troppo importante”.

Ti è capitato di attraversare periodi di depressione calcistica come Theo Hernandez? Se sì, come se ne esce?

“Io ho avuto un problema, ho dovuto togliermi 7 cm di perone. Ho dovuto fare tre operazioni e poi ho recuperato. Lì conta la vicinanza delle persone a te care, ma anche della squadra e della società. E soprattutto va trovata la forza in sé stessi. Più che dimostrare agli altri devi dimostrare a te stesso di poter tornare quel giocatore che eri prima dell’infortunio o prima del momento difficile. È chiaro che poi si debba essere aiutati, credo che Theo abbia tutto per poter scegliere come essere aiutato. Poi spetta sempre a lui il modo, e le persone e la maniera giusta per essere aiutato e tornare poi ad essere quel giocatore che tutti conosciamo, un grandissimo terzino di fascia offensivo”.

Che cosa vorresti trovare all’inizio dell’anno per un 2025 positivo per il Milan?

“Mi piacerebbe avere un attaccante da doppia cifra, per risolverci un po’ qualche problema. Ho fatto il nome di J. David, anche se non i costi quali siano. È un giocatore relativamente giovane, va verso i 25 anni, che Fonseca conosce avendolo avuto al Lille. Vediamo, sognare non costa nulla”.

Chi è il giocatore di oggi che rappresenta di più il tuo “Calcio eretico”?

“È Matteo Gabbia, perché ha questa capacità di essere focalizzato sul compito. È un giocatore che ha grande capacità attentive, è sempre di supporto al compagno. Ha una certa dialettica e personalità nel porsi davanti alle telecamere quando le cose non vanno per il meglio”.

Cosa auguri a Camarda?

“Gli auguro un 2025 sempre più da titolare. Anche all’interno del Club, che lo vivono giorno dopo giorno, si sia arrivati a capire che può essere ritenuto uno dei titolari. Poi è giovane, bisogna stare attenti e quant’altro ma speriamo che arrivi e questo ragazzo faccia gol. Così magari non abbiamo bisogno di David e di andare a spendere (ride, ndr)”.