De prufundis Milan: siamo già al capolinea
In quel dello stadio Friuli di Udine arriva l'ennesima delusione stagionale per i tifosi rossoneri, tutto nero al cospetto dei non irresistibili uomini di Guidolin. Il Milan trova un'altra sconfitta, la terza su quattro partite in un campionato che sembra già essere segnato, ritrova la rete, ma le note positive sono davvero poche.
Si recita il "de profundis" ad Udine, il diavolo soccombe ancora una volta sotto i colpi di un avversario non impossibile da battere, i bianconeri erano in crisi, ma a quanto pare meno di quanto lo siano i ragazzi di Allegri.
Il livornese incassa la fiducia societaria per l'ennesima volta, in meno di un mese sarà già la decima volta che Galliani e soci si vedono costretti a ribadire di essere al fianco dell'allenatore, un qualcosa che non ha precedenti. Siamo quasi al ridicolo e l'andamento della partita sottolinea l'assurdità del periodo rossonero.
Il Milan di Allegri parte bene, Montolivo riporta geometrie, Zapata giganteggia in difesa, El Shaarawy ed Emanuelson mettono costantemente in difficoltà la difesa a tre di Guidolin, Pazzini appare finalmente mobile e vivo. Dieci minuti di fiducia, addirittura l'oggetto misterioso Mesbah sembra fare bene, poi una semplice mossa tattica dei friulani che passano a quattro dietro ed il match cambia totalmente. Il diavolo va in affanno, non riesce a gestire la sfera ed a rendersi pericoloso e concede campo all'avversario, sino alla follia totale di Christian Abbiati. Sì perché l'uscita del portiere rossonero non può essere definita in altro modo, lontano dal pallone, parte in ritardo e si spinge fuori dall'area piccola (per di più chiamando il pallone, almeno così appare a giudicare dalla reazione di Mexes che abbassa la testa e si gira), di fatto regalando la rete all'Udinese, visto che il colpo di testa di Ranegie è debole ed un portiere fermo sulla linea l'avrebbe parata ad occhi chiusi.
La reazione rossonera è timida, ma l'ingresso di Boateng nel secondo tempo sembra riportare vitalità, il ghanese torna a spaccare le difese, riparte e da una sua percussione arriva il capolavoro di Stephan El Shaarawy. Ci si aspetterebbe il forcing, ma nulla di fatto neanche stavolta. Un paio di gestioni errate, arriva il rigore (discutibile, visto che Zapata sembra entrare sul pallone) e l'espulsione, Di Natale segna ed un Milan in 10 saluta qualsiasi speranza di vittoria. L'espulsione di Boateng è la ciliegina sulla torta, perché il Boa, nervoso come ogni volta in cui entra dalla panchina, l'avrebbe già meritata per quel fallaccio a metà campo, forse conscio di questo Celi (il peggiore in campo che non ne azzecca una e fischia a senso unico, nonostante i ragazzi di Allegri ce l'abbiano messa tutta per superarlo) se ne inventa un'altra per un fallo di gioco (anche questo non così netto) normalissimo e non sanzionabile.
Ancora una volta succede tutto ed il contrario di tutto, il Milan fa e disfa con la l'ingenuità di un bimbo pasticcione, Allegri prova a cambiare, ma continua a non osare (se non nel finale, quando finalmente rischia Bojan insieme a Boateng, El Shaarawy e Pazzini), gli uomini in campo ci provano, ma mollano quando dovrebbero dare lo strappo. Manca la lucidità, manca la qualità, manca il carattere di una squadra che sembra già aver alzato bandiera bianca. Le statistiche dicono che nessuno ha mai vinto il campionato avendo solo tre punti dopo la quarta giornata, per di più partendo con un ritardo di ben nove punti dalla lanciatissima Juventus. Cala il sipario già alla quarta giornata, le speranze svaniscono, i tifosi piegano mestamente le bandiere e ripongono i vessilli rossoneri, siamo arrivati al capolinea e le speranze di rinascita svaniscono.
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