Fofana alla Gazzetta: "Vorremmo stare più in alto, possiamo migliorare molto. Scudetto? Certo, ci siamo. Fonseca mi chiede equilibrio"

Fofana alla Gazzetta: "Vorremmo stare più in alto, possiamo migliorare molto. Scudetto? Certo, ci siamo. Fonseca mi chiede equilibrio"MilanNews.it
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giovedì 14 novembre 2024, 08:00Primo Piano
di Lorenzo De Angelis

Intervistato in esclusiva dai taccuini de La Gazzetta dello Sport, il centrocampista del Milan Youssouf Fofana ha parlato del momento che sta vivendo in rossonero, della prossima, delicata, sfida di campionato contro la Juventus, della corsa allo scudetto e di tanti altri temi importanti relativi al mondo milanista. 

Sulla partita contro la Juventus
"L ’anno scorso l’ho vista in televisione, anche perché c’erano tanti francesi. E’ come un derby con tanta intensità in campo e sugli spalti". 

Anche la Juventus con Thiago Motta riparte con un nuovo progetto.
"Motta è un ottimo allenatore. Lo scorso anno ha fatto un gran lavoro a Bologna qualificandosi per la Champions. Quest’anno ha più qualità in squadra ed è normale la stia portando in alto. Sarà una partita combattuta, vincerà il migliore".

Il Milan è un po’ indietro, ma la classifica è corta.
"Vorremmo stare più in alto. Abbiamo raccolto qualche risultato meno positivo. Ma significa che possiamo migliorare molto, rimanendo meno esposti. Quando inizieremo a dare continuità a gioco e risultati faranno i conti con noi. Credo nel lavoro del mister e nella qualità dei miei compagni di squadra. Sono certo che la strada è giusta". 

Quindi il Milan punta allo scudetto?
"Certo, siamo il Milan. Il Milan deve giocare ogni anno per lo scudetto. Lasciateci un po’ di tempo per lavorare e poi vedremo più avanti dove saremo".

Intanto lei si è subito adattato ad un nuovo campionato
"Perché conoscevo il progetto che ho accettato con la massima disponibilità per l’allenatore che mi ha dato spazio. La Serie A mi piace. E’ diversa dalla Ligue 1 dove in ogni squadra ci sono due o tre individualità: una volta bloccate puoi dominare. In Italia tutte le squadre seguono una strategia tattica fino al fischio finale, e diventa più difficile". 

Cosa le chiede Fonseca?
"Equilibrio, di fare da tramite tra difesa e attacco, di essere il primo a impostare il gioco e il primo a difendere, occupando gli spazi lasciati dai compagni, essendo una squadra che si muove molto. Io sono quello che si muove di meno, colmando i vuoti, da giocatore nell’ombra. Mi sto abituando, mi piace perché mi permette di migliorare".

Anche Ibrahimovic è molto importante.
"Fin da subito mi ha spiegato il progetto e l’importanza del Milan per lui e la Serie A. Ci tiene molto al nuovo corso. E’ molto presente e positivo. Prima delle partite ci dà sempre un paio di consigli. Ci trasmette fiducia".

Chi l’ha colpita di più dei suoi compagni?
"In realtà mi aspettavo questa qualità. Alcuni li conoscevo dall’Europeo, come Reijnders o Leao».

Da centrocampista box-to-box, quali delle sue qualità fanno la differenza in Italia?
"Quelle fisiche, nel contrasto e recupero palla. E poi l’orientamento e la lettura del gioco, osservando quello dei compagni, magari solo per rallentare il ritmo, cercando se serve il fallo per farli rifiatare". 

Lei si è formato sia per strada a Parigi che al centro federale di Clairefontaine: il suo è un calcio d’istinto o di studio?
"Posso fare entrambi. L ’importante è adattarsi ai compagni. Leao per esempio è un giocatore d’istinto e va assecondato. Con i compagni più accademici, bado all’essenziale".

E dire che dieci anni fa era senza squadra. Ci ripensa mai?
"Sempre. Mi serve per restare con i piedi per terra. Mi dico che sono partito con un po’ di ritardo che cerco di recuperare. Per me è importante mettermi in discussione ogni giorno".

All’epoca consegnava le pizze.
"Mi è servito per imparare rigore e disciplina nel lavoro e guadagnare i miei primi soldi. Adesso lascio sempre la mancia ai rider: so che è importante. A Milano ho mangiato tante buone pizze, ma non esco molto, preferisco stare a casa e guardare film". 

Quali giocatori l'hanno ispirata di più?
"Yaya Touré, oppure Ndombele al Lione. In genere giocatori che decidono il gioco e sanno quando fare il passaggio o tenere palla". 

Quanto le è stato utile lavorare con uno psicologo?
"All’inizio non volevo, poi ho capito quanto sia importante, perché mi permette di visualizzare la partita, di orientarmi senza guardare, anticipare il gioco degli avversari e guadagnare quel paio di secondi che nel calcio di oggi fanno tutta la differenza. E posso guadagnarne ancora di secondi".

Per lei esiste il passaggio perfetto?
"Certo, quando il pallone arriva al momento giusto, alla giusta velocità sul piede giusto del tuo compagno, facilitandogli il lavoro". 

Cosa ne pensa del Pallone d’oro assegnato a Rodri?
"L ’avrei dato a Vinicius, ma Rodri lo merita per quello che fa ormai da tre, quattro stagioni con la maglia del Manchester City . E’ completo, difende, fa gol e assist. Quando gioca, la squadra non perde. Tutti però sarebbero stati più contenti se Rodri l’avesse vinto l’anno scorso, e Vinicius quest’anno".

In queste sue prime partite giocate in Serie A ha notato qualche giocatore interessante?
"Mi sono piaciuti molto due o tre ragazzi del Parma".

La vittoria di Champions League al Bernabeu contro il Real è stimolante soprattutto per il campionato?
"E’ stata una bella vittoria contro un club assolutamente prestigioso, fa piacere, dà fiducia, ma restano tre punti. Siamo il Milan e vogliamo andare il più lontano possibile in ogni competizione". 

Com’è stato il suo primo derby giocato con la maglia rossonera?
"Maignan e Theo Hernandez me ne avevano parlato davvero molto, non vedevo l’ora di esserci. E dopo quello che è successo all’andata non vedo l’ora di essere in campo per giocare il ritorno".