Un altro fischietto esordiente a San Siro che si rivela inadeguato. "Immagini chiare" o meno in base a cosa conviene
Quando si parla di episodi arbitrali la sensazione è sempre che si voglia dare alibi ad una partita che evidentemente non ha portato i frutti sperati. Invece non è così, vista soprattutto la ciclicità di come alcune situazioni e scuse si ripresentino alla porta del Milan. Nello scorso campionato i tifosi rossoneri hanno scoperto a loro spese che un gol segnato con il braccio, con il marcatore che non esulta perché sa benissimo di aver commesso un'irregolarità, viene invece convalidato perché "non esistono immagini chiare che dimostrino il tocco". Come se un mezzo frame mancante potesse dimostrare chissà cosa. Il braccio era lì, lì è rimasto e con quello Udogie ha colpito il pallone. E invece no, un Rocchi soddisfatto spiegava come non si potesse parlare di errore per la mancanza di mezzo fotogramma.
Per annullare il gol di Giroud contro l'Empoli invece in sala VAR ci hanno impiegato meno di un minuto. Giusto ovviamente non mandare l'arbitro all'OFR in quanto il tocco di braccio è una situazione oggettiva, da ovverrule: o c'è, o non c'è. Il problema è che in questo caso le immagini, se vogliamo fare lo stesso gioco di Rocchi, designatore AIA, e compagnia, non sono chiare. Giroud come spinge la palla in porta? Di braccio? Di spalla? Con quella zona grigia che difficilmente è valutabile in modo oggettivo? Regola 12, pagina 90 del regolamento: c'è anche l'immaginetta, che trovate in calce al pezzo, per rendere più chiaro il tutto. Zona verde, giocata valida, zona rossa, giocata non valida. Chiaro, anche condivisibile. E quindi siamo davvero sicuri al 100%, senza nessun tipo di dubbio o incertezza, come Rocchi voleva per il gol di mani di Udogie che però evidentemente non lo era abbastanza, che Giroud abbia segnato con la parte anatomica che porta in automatico all'annullamento? Nel caso fosse così, complimenti vivissimi al VAR Valeri e al suo celere occhio di falco.
I complimenti, nemmeno ironici, non possono però esserci per Marcenario (l'arbitro di Juventus-Salernitana), ennesimo esordiente mandato al macello a San Siro. Incredibile come sia stata gestita la situazione sul fallo da rigore subito da Theo Hernandez al minuto 53. Theo si avventa su un passaggio sul lato sinistro del campo, anticipa Fazzini mettendosi davanti, controlla la palla e viene toccato sul piede da dietro dal giocatore dell'Empoli. Fallo netto, di quelli palesi, chiari, su cui nessuno avrebbe mai da ridire. E invece no, per il direttore di gara è calcio d'angolo. Alquanto curioso, visto che il pallone lo tocca Theo e Fazzini invece prende il piede del terzino rossonero. È palesemente una situazione da chiaro ed evidente errore, e visto che il terzo principio su cui si basa il protocollo VAR dice che "la decisione iniziale assunta dall'arbitro non sarà modificata a meno che la revisione video non mostri PALESEMENTE che la decisione era un "CHIARO ED EVIDENTE ERRORE", è difficile capire come mai Marcenario non sia stato mandato al monitor da chi era in sala VAR. Ma soprattutto, sarebbe davvero curioso sapere cosa si siano detti arbitro di campo e arbitro VAR durante il check durato pochi secondi dopo il fallo non fischiato, tra l'incredulità di chi era in campo. Difficile raggiungere i livelli toccati la scorsa stagione, quando ne successero di cotte e di crude, ma anche quest'anno la sensazione è che la classe arbitrale italiana, dalla testa ai piedi, non sia all'altezza. Le immagini non saranno chiare, spesso a convenienza, ma il pensiero di tifosi e addetti ai lavori sì.
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