Bologna, le dichiarazioni non tornano. Il plotone d'esecuzione su Leao. Dei tre centrocampisti...

Bologna, le dichiarazioni non tornano. Il plotone d'esecuzione su Leao. Dei tre centrocampisti...MilanNews.it
Oggi alle 00:00Editoriale
di Mauro Suma

Il sindaco di Bologna, cito, ha detto che non si può giocare una partita di cartello perchè "in questo momento bisogna dedicare tutte le energie della città, dei tanti operatori delle forze dell'ordine, Vigili del fuoco, Protezione civile e volontari ad occuparsi di quello che l'alluvione ha prodotto". Concetto legittimo e sacrosanto. Ma il Salone dell'Auto-Moto confermato alla Fiera di Bologna con decine di migliaia di persone distribuite fino a domenica su 7mla metri quadrati? Quello non assorbe energie? Sarà anche un'altra zona, distante 7 km, ma le energie sono energie e non andavano disperse nemmeno in quel caso... evidentemente... L'ad bolognese Fenucci ha detto che ci sono "problemi" oggettivi nella zona dello stadio. I video diventati virali sui social girati ieri da qualche tifoso, dimostrano invece che nel perimetro attorno allo stadio è tutto regolare e non c'è nessun tipo di problema legato al fango o altro. Il Bologna, che di concerto con il sindaco ha deciso di destinare la sua speciale sensibilità al post-alluvione, avrebbe dovuto annullare tutte le proprie attività e dedicarsi anima e corpo alla città, anche simbolicamente. Invece la sua Primavera gioca e le giovanili giocano. In mezzo a tutti questi dribbling di politica e parole, il cerino resta in mano al Milan accusato di scarso peso politico dai propri tifosi. Solo due cose: la prima, l'ordinanza di divieto del sindaco è stata confermata dal Prefetto di Bologna che ha di fatto chiuso le porte della città al Milan, e il Prefetto non è pincopallo. La seconda, i pugni sul tavolo e il 3-0 a tavolino, no grazie, il tavolino e i tavolini non fanno parte della nostra Storia e del nostro dna. 

Mettete dei fiori in quelle canne di fucile. Placatevi. Lo dico al plotone d'esecuzione che, in ogni minuto della giornata, è puntato su Leao. Quando uno non sa cosa fare, ormai. mette nel mirino Rafa. Non c'è mattina, non c'è pomeriggio, non c'è ora dell'aperitivo, in cui qualche radio, qualche sito, qualche social, qualche giornale non raccolga una frecciata, una ramanzina, un giudizio sferzante, un predicozzo, una analisi parapsicologica tecnica o tattica sul nazionale portoghese. Sul nostro giocatore. Nostro, già. Si è creato un clima che non è azzardato definire ossessivo. Un clima in cui il plotone d'esecuzione in servizio permanente effettivo ha cambiato mira. Un anno e mezzo fa se Rafa giocava bene bisognava tagliargli le gambe, se non rinnovava e non prolungava era la fine del mondo. Poi è diventato Balotelli, adesso uno da cedere in prestito a gennaio. Isterie. E ai tifosi rossoneri mi permetto di dire: Leao ha una sensibilità particolare, lieve, artistica. Non si ricorderà distintamente di chi gli sorrideva e lo incitava quando lui trascinava il Milan verso lo Scudetto o verso la finale di Champions. Ma si ricorderà sicuramente di chi lo fa adesso. E' in momenti come questo che il sostegno fa tutta la differenza del mondo, non quando è normale, doveroso e scontato.

C'erano tre centrocampisti sul mercato la scorsa estate, più o meno allo stesso prezzo. Tutti appartenenti a club noti per far crescere bene i propri giocatori, come il Monaco, come il Nizza, come il Borussia Monchengladbach. Tre centrocampisti che hanno tenuto banco nelle cronache sportivo di mercato, dall'inizio alla fine dell'estate. Youssuf Fofana, poi finito al Milan. Khéphren Thuram, passato alla Juventus già a inizio mercato. Manu Konè, alla fine trasferitosi a Roma. Con tutto il rispetto per le buone operazioni fatte dalle avversarie. si può dire che il migliore dei tre l'ha preso il Milan? Il leader Fofana, che si è già cucito addosso una parte dell'identità della sua nuova squadra. L'unico. Chi l'avrebbe detto? Eppure nel mercato rossonero, quello meno elogiato e meno strillato dell'intero sistema solare, succede. Anzi, nel silenzio e nella controtendenza più totali, ma è successo. Così come vorrei tranquillizzare gli autori del  mattinale quotidiano su Ibrahimovic. Sì, lui e Moncada erano a Milanello giovedì. E quindi? E' cambiato il mondo? Con buona pace dei brontoloni per vocazione, quante volte, senza luci dei riflettori accese, l'Area tecnica, il Mister e la Squadra si sono confrontati.....Anche e soprattutto senza che si sapesse, non per mancare di rispetto a nessuno ma semplicemente perchè quello che è interno è giusto che resti interno. E in quanto al rapporto fra la dirigenza e la squadra, è senza soste, h24 e 7 giorni su 7. Cellulari sempre accesi e confronti per qualsiasi dettaglio o qualsiasi necessità, a qualsiasi ora. Insomma, si parla sempre tantissimo di Milan, ma non del Milan. Ogni tanto almeno, forse è giusto farlo.