Da Gigio a Leao. Quei giudizi sul mercato... La sfida di Pioli
E' Ferragosto. E mi ributto. Due anni fa, estate 2021, avevo elencato i 10 motivi per cui il Milan era più forte di quello arrivato secondo a Bergamo. E ci avevo preso. Un anno fa, estate 2022, avevo sostenuto non che fossimo più forti ma che fossimo diversamente forti. Ma non ci ho preso, perché la diversità di trazione, dal trequartista interditore alla Kessie-Krunic, al trequartista offensivo, giovane, dinamico e moderno non siamo riusciti a declinarla per via della piega presa dalla stagione di Charles De Ketelaere. Quest'anno sostengo che siamo fortemente nuovi. Fortemente perché il Milan riparte dal blocco storico e collaudato rappresentato da Maignan, Theo e Leao, a cui aggiunge il tanto nuovo che avanza della nostra campagna acquisti. Ma c'è un dato che accomuna l'estate che stiamo vivendo a quella del 2021. La chiarezza della situazione del talento giovane leader tecnico. Nell'estate 2021, quando attorno a noi c'era il dramma Donnarumma, sostenevo esattamente il contrario. E cioè che avere un portiere, anche che non fosse Gigio, ma che fosse motivato, concentrato e tutto nostro senza dubbi, senza se e senza ma, avrebbe tolto molto chiacchiericcio attorno alla squadra. Arrivando a rasserenarla, cosa poi totalmente accaduta.
La stessa cosa la dico e la penso oggi su Leao. Ragazzi, oggi passa per scontato e non ne parla più nessuno. Ma vi rendete conto quanto è stata totale la missione del rinnovo di Leao? Ma vi rendete conto con quante nubi e quante perplessità partirebbe la nostra stagione, se Rafa fosse ancora posticcio, senza rinnovo e prossimo alla scadenza? Io lo aggiungo il Rinnovo di Leao alla nostra campagna acquisti. Eccome se lo aggiungo. Perché il giochino non mi piace: due estati fa il nostro mercato veniva giudicato negativo per le partenze a zero di Donnarumma e di Calhanoglu. un anno fa per la stessa cosa riguardante Kessie e Romagnoli, mentre oggi su Leao tutti zitti . Eh no, tropa comuda, come si dice a Milano. Per quanto fosse arduo e tosto quel rinnovo, vale quattro giri di pista. E poi sui mancati introiti del Milan, inviterei tutti a riflettere. Con una sola cessione, quella di Tonali, il Milan ha guadagnato di più di altri grandi club che di giocatori di quel calibro ne hanno visti partire cinque...
Ma non è sulle cessioni che sono concentrati oggi i tifosi del Milan. Non abbiamo vinto una sola partita in estate, per cui le discussioni sono altre. Torno, ahivoi, sulla mia prima definizione: fortemente nuovi. Del fortemente abbiamo già parlato, adesso affrontiamo il resto del tema. I nuovi. Tanti. Da inserire in un modo di fare calcio diverso rispetto a quello delle ultime stagioni. Una sfida difficile assemblare tutto e tutti. Ma tremendamente affascinante. Ad affrontarla Stefano Pioli, che nelle scorse stagioni aveva adattato alcune sue ambizioni tecniche e tattiche alla rosa a disposizione. Quest'anno invece ha una squadra forte e allora prova, nella sostanza, nella costruzione della squadra, a portare i giocatori su una idea affascinante e diversa. Stefano Pioli vuole arrivare a difendere e a difendersi con il gioco e con il controllo della partita. Non è uomo di dogmi, ha una testa piena di coraggio ma anche di idee e di dubbi, di pensieri in movimento e in discussione. Ma ci prova, perché non si diverte a tenere le gambe sotto il tavolo sempre nella stessa posizione. E cerca sempre il nuovo. Un Milan alto e profondo, un Milan di ritmo nella pressione e di guizzo nelle giocate. Non è semplice, certo, ma a provarci è lui. Il nostro allenatore, lo stesso che nell'ottobre del 2019 dicevano che era venuto a fare un giro di traghetto al Milan e che invece oggi è ancora qui, pronto a giocare la Champions League per il terzo anno consecutivo dopo che per sette stagioni di fila ne siamo stati fuori. Lo stesso che ha fatto 30 punti in 12 partite dopo il lockdown, senza ascoltare chi diceva che era già arrivato Rangnick. Lo stesso sul conto del quale dicevano che sarebbe stata una impresa disperata inserire Ibra nella squadra a stagione in corso nel gennaio 2020, e invece...Lo stesso al quale dicevano che senza Donnarumma partiva con 10 punti in meno e invece ne ha fatti 7 in più. Lo stesso al quale dicevano che se non batteva lo Spezia era colpa della squadra e non di Serra e poi lui ha vinto lo Scudetto. Lo stesso del quale dicevano a fine gennaio 2023 che aveva una posizione a rischio dopo la sconfitta di Roma con la Lazio e che invece due mesi dopo raggiungeva la semifinale di Champions League. Certo, ci sono stati momenti in cui si è leccato le ferite, in cui ha dovuto prendere schizzi d'acqua addosso perché l'onda era alta, ma è sempre lo stesso uomo di tante sfide giudicate perse in partenza e poi vinte, Stefano Pioli, il nostro allenatore. Sul quale vorrei dire forte, chiaro e rispettosamente, a tutti gli anelli dello stadio, a tutti i social di ogni ordine e grado, che noi siamo clamorosamente, nettamente, convintamente e spassionatamente un tutt'uno con lui. Così come siamo e dobbiamo essere un tutt'uno fra tutti Noi. Forza. Avanti
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