L'orgoglio di Fonseca. E l'ansia da Fofana

L'orgoglio di Fonseca. E l'ansia da FofanaMilanNews.it
Oggi alle 00:00Editoriale
di Mauro Suma

Siamo tutti disorientati, nessuno di noi sa mai cosa aspettarsi. Temi le imbucate di Conceicao e Yildiz e invece zero occasioni. Sei convinto di non avere nulla da tenere in Slovacchia e invece prendi due gol. C'è qualcosa nell'anima di questa squadra, che vede e rivede gli errori a video e commette e stracommette gli stessi errori. Corretta la domanda di ieri a Fonseca sul fatto che altri allenatori e altre squadra si sono stabilizzate prima in questo campionato. Ma, attenzione, il Milan preso in mano in estate da Fonseca non è il Milan secondo in classifica. È il Milan che ha fatto puff, che è sparito dai monitor dall'improvviso la sera di Europa League con la Roma, il Milan che ha chiuso la scorsa stagione con 1 sola partita vinta su 9. Colpa di Pioli? Certo che no, anche Stefano ha finito per patire i percorsi e gli slalom mentali della nostra squadra.

Dice, sono gli allenatori che devono urlare e motivare, No, non funziona così. Le motivazioni feroci bisogna avercele, non bisogna riceverle. Ma siamo a oggi e restiamo su oggi. Tutti sconcertati e tutti in apnea, intanto però in 70mila allo stadio per Milan-Empoli. È il cuore di un popolo, quello di sempre. Siamo noi in campo che non siamo quelli di sempre, perchè la pazzia, la follia, la sregolatezza e la volubilità non fanno parte della nostra storia e del nostro dna. E a proposito di Fonseca, si batte, si immola. Sa che si espone alle critiche se dice prima di Slovan-Milan che la Juve pareggia un po' con tutti ma viene criticato solo il Milan. Sa quali sono le facili obiezioni a questa tesi, ma ci mette la faccia. reagisce, dimostra di non voler essere un opinionista sul Milan, come qualcuno lo accusa di essere, ma una guida orgogliosa del Milan e del suo lavoro. Sa che si espone alle critiche se dice che siamo la quinta miglior difesa del campionato, che è un segmento del problema, visto che siamo settimi, ma intanto dà un segnale. Che non si sta lì solo a subire, che si rilancia, che ci si espone, che ci tiene, che ci teniamo. 

Quella di ieri è stata una giornata pesante e agitata. La giornata di chi non allude mai ai suoi, ma solo agli altri, di chi infanga i rivali e protegge il suo tifo oggi come un anno fa. È stata la vigilia agitata di un Milan-Empoli con Fofana diffidato. Abbiamo tutti gli occhioni aperti del Jack Nicholson di Shining al solo pensiero di dover giocare anche una sola partita senza Youssuf. Figurarsi a Bergamo, ma anche con l'Empoli. Questa paura è un segnale. Di qualcosa. Il club è convinto che si sta lavorando bene e che i risultati arriveranno. A gennaio tornerà Bennacer. Il Mister dice che alla fine saremo davanti ad alcune delle squadre che oggi ci sopravanzano. Bene, la fiducia al posto dell'isteria, la stabilità degli umori al posto degli sbalzi sono una buona cosa. Ma se per un motivo o per l'altro, anche a gennaio e febbraio dovessimo ritrovarci con l'ansia da Fofana, allora sarebbe un problema. Esponenziale.

Perchè moltiplicato per le partite di Supercoppa, per le due partite decisive di Champions, per gli eventuali playoff, per i recuperi con Como e Bologna e per tutto il frullatore impazzito che girerà fino a fine stagione. Non c'è mai pace in generale, ma soprattutto in questa stagione. Non c'è mai requie nei nostri pensieri. Anche quando arriva l'Empoli e immagini le spintonate di Pellegri e i guizzi di Lollo Colombo. Come sarà con l'Empoli? Sofferta e disequilibrata come con Parma e Cagliari o discontinua e infarcita di episodi come con Udinese e Monza, oppure voluta, vinta e gestita come con Venezia e Lecce? Lo scopriremo vivendo. E facendoci leggere e interpretare la partita da Matteo Gabbia. Grande rinnovo Matteo. E visto che Gabbia nelle giovanili è nato da centrocampista, se ci fosse un equilibratore alla Matteo in giro per i centrocampi d'Italia o di dove volete voi, non sarebbe male. No, non sarebbe male.