Assedio mediatico: quello rossonero è un bersaglio facile. Toto DS e allenatore, si accettano scommesse. Il nuovo stadio invece è senza quota... Napoli e derby non solo per l'orgoglio

Assedio mediatico: quello rossonero è un bersaglio facile. Toto DS e allenatore, si accettano scommesse. Il nuovo stadio invece è senza quota... Napoli e derby non solo per l'orgoglioMilanNews.it
venerdì 28 marzo 2025, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Non parliamo di un quotidiano sportivo che alterna 3/4 titoli la settimana celebrando il triplete, la fame, il mercato a festose tinte nerazzurre, e un paio ai disastri del Milan. Il gioco al massacro sull'universo rossonero è un esercizio facile e diffuso su moltissimi media per svariati motivi. Il primo è la depressione assoluta in cui versa, con divisioni profonde all'interno e spaccature abissali con la tifoseria organizzata, oltre naturalmente a risultati deprimenti. Il secondo è l'impermeabilità con cui la società si fa scivolare via tutti i numerosi attacchi quotidiani, come se fosse l'ufficio stampa a doverli rintuzzare pregando i colleghi di non infierire: la strategia del silenzio, non solo pubblico ma anche privato, continua a non pagare, però nessuno pare accorgersene o comunque non si ha voglia di reagire. 

Anche i fatti contribuiscono a questo assedio, del resto: Cardinale e Ibrahimovic avevano scelto Tare, Furlani ha ricordato a entrambi chi comanda e chi sceglie, così adesso il toto DS sposta i riflettori su Paratici che Gerry e Zlatan avevano escluso. Di conseguenza, anche le scommesse sull'allenatore del futuro sono tutte lecite e passano da Conte ad Allegri per finire alla conferma di Conceiçao. Venghino signori. Si accomodino nel rileggere gli scenari plumbei che ci raccontano giornali, radio e tv quotidianamente: Maignan via, Theo via, Tomori via, Leao via, i rinnovi sono quisquiglie. Quello che conta sono i malumori veri o presunti che fanno notizia e dunque titolo. Il tifoso, il lettore, subisce. 

L'ultimo anello della catena disfattista che imprigiona il Milan e i suoi dintorni, è la fiction sullo stadio nuovo. San Donato fa parte ormai dei ricordi: con quegli 80 milioni spesi per acquistare, bonificare, recintare l'area ci faranno il nuovo Vismara o - chissà - la nuova Casa Milan, la nuova Milanello, dei condomini, un centro commerciale. Non si sa. Così come non si sa quale sia l'origine della virata verso Sala, la coabitazione con l'Inter, l'area di San Siro: i costi decisamente più bassi, direte voi. Di getto lo dico anch'io, poi però vado a studiarmi carte e articoli e scopro che non sarebbe affatto così. La matematica e la finanza però non sono le mie materie, quindi mi limito a rassegnarmi del fatto che, forse, io lo stadio nuovo non lo vedrò mai. Tra carte bollate, ricorsi, burocrazia, comitati di quartiere, verdi, politica, un sindaco impagliato, una giunta e un'opposizione impantanate, se va bene il primo scavo lo faranno tra 10 anni e il primo mattone lo poseranno tra 12. Spero di vivere sino a 80 anni, altrimenti morirò nella vecchia San Siro che, rispetto a questa ennesima farsa, non sarebbe poi nemmeno così male.

E adesso, Napoli-Milan. Nella speranza di un rigurgito di orgoglio, di lumicini di speranza Champions ancora accesi per quanto flebili, di un senso a un campionato che ne è stato a lungo privo, in attesa di una Coppa Italia che almeno stopperebbe un po' le prese per i fondelli degli avversari e le ironie degli altri. Noi sappiamo bene che non ci basterebbe nemmeno quella, dopo la Supercoppa, ma chissà, potrebbero essere un nuovo inizio. Preghiamo.