L'ultima impresa del Milan: aver spaccato i tifosi in due
C’è un equivoco di fondo nei sentimenti di chi ha a cuore il Milan, in questa estate di vacche anoressiche. Un equivoco che crea tensioni, divisioni, spaccature profonde nella tifoseria e che raggiungono picchi anche cruenti, sia pure solo verbali. Da una parte chi sostiene la squadra a prescindere, quelli che il Milan viene prima di tutto, non importa chi ci giochi. Dall’altra chi è profondamente deluso, sfiduciato e incredulo rispetto a una campagna acquisti che ha avuto solo un paio di grandi acquisti, Fede e Speranza, prima dell’ultimo “botto”, Carità (Boateng, grazie al Genoa, società di cui via Turati sembra essere diventata gemella, o satellite per i meno ottimisti).
Sembra che chi tifa comunque Milan senza scagliarsi contro Berlusconi o Galliani, sia una scimmietta che non vede, non sente, non parla, una specie di lobotomizzato incapace di prendere una posizione contro una società che ha smantellato ambizioni, programmi, progetti. Sembra, per contro, che chi invece non accetta l’idea di una società distaccata, una squadra dimessa fatta con gli scarti di Preziosi, gli svincolati del Chievo e un fantasma americano, sia un disfattista, un rivoluzionario (o un tifoso “non evoluto”), uno che non ha a cuore i colori rossoneri. Il dibattito tra le due fazioni è fitto di insulti, acredine, ha toni più accesi che in politica. Dove, guarda caso, in assenza ormai da decenni di statisti, programmi, riforme, la dialettica è da cortile.
L’equivoco di fondo è che entrambe le componenti hanno a cuore eccome il Milan, il suo destino. Non ci sono dubbi che sugli spalti tutti si comporterebbero alla stessa maniera, nei confronti di un allenatore entusiasta e una squadra rattoppata alla meno peggio ma pur sempre ricca di talenti senza eguali. Ma è un fatto che nella passata stagione, anche quando sembrava che le ciance di scudetto fossero più di una chimera, a San Siro non ci andavano in molti.
Il tifoso milanista travolto da Felice Colombo e Giussy Farina, andò in B riempiendo tutti gli stadi d’Italia per 2 stagioni, senza battere ciglia se non d’amore. Non è colpa dei reazionari non evoluti se invece, da 25 anni, sono stati abituati a un Presidente che voleva il Milan ai vertici dell’Italia, dell’Europa e del mondo e di conseguenza agiva. Togli l’aragosta al ricco e si incazzerà assai più del povero al quale togli il tozzo di pane, perché quest’ultimo è più abituato agli stenti, ad arrangiarsi. Ma il conflitto tra il ricco e il povero sarà sempre più aspro.
Basterebbe poco, basterebbe spendere due lire per Fede e Speranza senza attendere che siano svincolati. Basterebbe andare di persona a spendere due lire dal Portsmouth retrocesso invece di aspettare Carità via Genoa. Sarebbe tutto più semplice, tutto più chiaro, si metterebbero il cuore in pace le scimmiette e i disfattisti. Invece viene detto loro, mentre litigano furiosamente, che sapranno solo “tra 4 anni i perché di questa santa alleanza tra Milan e Genoa”. Possibilmente, non dovendolo leggere tra i saluti di una cartolina dalle Bahamas. Grazie.
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