Stadio: le tre debolezze di Milano. Rabiot: perché sì e perché no. Ibra assente come fa a decidere?

Stadio: le tre debolezze di Milano. Rabiot: perché sì e perché no. Ibra assente come fa a decidere?
© foto di Franco Ordine
giovedì 12 settembre 2024, 00:00Editoriale
di Franco Ordine

Cominciamo dallo stadio, l’argomento del giorno. Anche qui sono da registrare tre debolezze. La prima, più inquietante di tutte, è quella del comune di Milano e del sindaco Sala che si è ritrovato -trascinato dalla sua maggioranza- su un terreno molto pericoloso. Rischia di restare col cerino in mano e di scottarsi. Le altre due debolezze sono quelle dei rispettivi club, Milan e Inter. Il Milan è partito prima, ha comprato il terreno, ha avviato la pratica per San Donato ma ha scoperto di non avere i soci con i quali costruirselo da solo. E allora ha imbarcato l’Inter che era a piedi ai tempi di Zhang mentre adesso, passata nelle mani di Oaktree, può entrare al 50%. Di sicuro il piano preparato dall’impresa che ha curato i lavori della metropolitana per il restauro di San Siro, non è accettabile (700 milioni; ndr). Conclusione: figura barbina di chi è partito in quarta e poi ha dovuto modificare i propri piani.

Rabiot si e no- Dopo l’infortunio di Bennacer è cominciato il dibattito sul pianeta Milan: prendere Rabiot o puntare su qualche talento di Milan futuro? La risposta è scontata: l’opzione Rabiot prevede oltre che un esborso notevole (stipendio al francese più commissione ricca alla mamma-agente Veronique) anche la necessità di una accurata preparazione prima dell’uso con la correzione del sistema tattico a 3 centrocampisti (ma Fonseca non ci sente). Potrebbe portare oltre che esperienza e carisma anche una dose di personalità di cui è sprovvista la squadra. La soluzione individuata dal Milan attuale è quella di rivolgersi a Vos, appena arrivato dall’Olanda nella squadra di Bonera. Segnalo che un conto è fare la differenza in Lega-pro come ha riconosciuto l’allenatore del Carpi, un conto è essere all’altezza della serie A.

Ibra e Maldini- Sono stato tra i primi a “censurare” Ibra per la sua assenza da Roma e nei giorni successivi, compresa la vigilia di Venezia, perché nel calcio -specie quando ci sono 3 risultati deludenti- è un lusso che nessuno si può permettere. Se c’è stata una caratteristica positiva del lavoro svolto da Paolo Maldini durante il suo incarico è stata proprio questa: ha vissuto “attaccato” al gruppo squadra e al tecnico Pioli, non si è perso un solo allenamento, un solo viaggio, una sola partita. Ibra ha un altro ruolo ma se vuole risultare utile al Milan di RedBird deve capire che questa è la cultura del calcio italiano. Se non può garantire la presenza assidua allora era meglio pensare a una figura di collegamento con lo spogliatoio.

Maldini (con Boban) si è ritrovato nella stessa condizione di Ibra quando i due scelsero a inizio campionato Marco Giampaolo per poi accorgersi d’aver sbagliato la scelta: rimediarono dopo appena 7 turni riparando con Pioli. Cosa farà Ibra se Fonseca non dovesse superare il primo periodo negativo? Per decidere in un modo o nell’altro, sarebbe stato indispensabile vivere il clima di Milanello, condividere o meno i 4 giorni ufficiali (non reali) di stop, accogliere quelli di ritorno dalle nazionali per capire a che punto sono, che umore hanno. Che informazioni ha ricevuto in questo periodo da Milanello? Faccio una personale riflessione: tra Venezia, Liverpool e derby cosa pensate che debba fare il tecnico in materia di schieramento? Io, al contrario della maggioranza, punterei su quelli che sono rimasti a Milanello perché mi sembrano i più pronti considerato il livello del Venezia per poi riscaldare i titolarissimi nell’ultima mezz’ora preparandoli così alla Champions e al derby. C’è chi la pensa in modo opposto. Spero di avere torto.