Trattare e comprare, senza mendicare: così ha agito il Milan che ha preso anche Musah. Furlani a lavoro sulle uscite per cogliere nuove opportunità
Yunus Musah, tra domani e mercoledì, sbarcherà a Milano per diventare l’ottavo giocatore acquistato dal Milan in questa campagna acquisti. L’operazione è sui 20 milioni complessivi e rientra in una strategia di contrattazione ben chiara e definita. Il Milan ha reagito bene allo sfumare di Marcus Thuram, andato all’Inter per 6.5 milioni netti d’ingaggio (si, 500 mila euro in meno di Leao) più ricche commissioni, andando a prendere tutti i suoi obiettivi di mercato. Giocatori giovani anagraficamente, ma con già diverse esperienze in campo internazionale che possono dare una futuribilità alla rosa, adesso decisamente più completa rispetto agli ultimi anni. Sono dati di fatto incontrovertibili: i soldi di Tonali sono serviti a rendere più forte la squadra, che adesso va amalgamata sul campo da Stefano Pioli, che ha visto esauditi, fino ad ora, tutte le sue richieste/necessità. E il Milan ci è riuscito con un lavoro di team coordinato nei minimi dettagli, con i giocatori presi al giusto prezzo e senza cedere più di tanto alle richieste delle società venditrici. L’unica che ha fatto penare un po’ Furlani & co è stato l’AZ Alkmaar per Tijjani Reijnders, ma se pensiamo a come hanno cambiato idea sia il Villarreal per Chukwueze sia il Valencia per Musah. È un Milan che ha saputo prendere alla giugulare chi deteneva i cartellini e le ha portate sulla sua linea di spesa.
A chi dice: “Eh ma i soldi della Champions che fine hanno fatto?”. Sono serviti a portare il bilancio in attivo e a rendere economicamente più forte il Milan in questo mercato, non sono spariti in nessun buco nero né sono serviti a Cardinale a ripagare Elliott, come è stato detto in diverse teorie fantasiose. Il “problema” è anche il Modello Milan, ancora oggi, non viene capito da una fetta di tifo che è rimasta ancorata al mecenatismo Berlusconiano e pensano che il calcio italiano di oggi e che il Milan possa ancora fare quelle spese lì. Basta vedere cosa sta succedendo con l’Arabia Saudita per capire che la potenza di fuoco economica è altrove e prima lo si accetta e prima si capisce il perché della cessione di Tonali e del modo di operare del club.
Un club che è alle prese con le zavorre dentro la rosa, che sono quei giocatori che per evidenti motivi non fanno parte del programma di Pioli. Partito Ante Rebic, per il quale nutro un forte dispiacere per ciò che poteva essere e non è stato, toccherà a Junior Messias e Divock Origi fare le valige. Il Besiktas vuole il brasiliano e questo canale ha messo in difficoltà il Torino, che avrebbe voluto prendere l’ex Crotone a prezzo di saldo, ma il “no” di Pioli a Singo (non ritenuto idoneo per la difesa a quattro) ha fatto saltar per aria tutti i piani. Origi ritroverà i compagni al rientro dagli USA, ma dovrà aver pronti i trolley perché entro la fine del mercato a Casa Milan auspicano di averlo ceduto. Così come Charles De Ketelaere: il PSV non va oltre il prestito con diritto e non scalda il giocatore, il Milan aspetta acquirenti che devono arrivare con 25 milioni più 3 di bonus facilmente attivabili per potersi vedere accettata la proposta. Oppure 28 cash. No way ad altre soluzioni.
Su Alejo Veliz del Rosario Central c’è il forte gradimento del Milan, ma il Torino ha fatto una proposta economica ufficiale e il più il Rosario vorrebbe tenere il giocatore fino a dicembre, ma è evidente che se il Milan dovesse andare sul giocatore, lo farebbe per prenderlo subito. Oggi finisce luglio, un luglio scoppiettante in un mercato dove quelli che da più parti, con tanto di meme, venivano considerati dei “dilettanti allo sbaraglio” hanno fatto tanto. E bene, senza mendicare.
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