Macina: "Avevo più tecnica di C.Ronaldo e Ibra. Mi rivedo in Leao, potenzialmente è un fenomeno"
"Ho avuto una carriera alla James Dean, breve e fulminea". A parlare è Marco Macina, classe '64, cresciuto con Roberto Mancini al Bologna. L'esordio in Serie A a 17 anni contro la Juventus, la chiamata del Milan, poi la rottura del crociato e l'addio al calcio dopo due anni di stop forzato. Di lui, il Mancio diceva un talento smisurato. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Macina torna così sulla sua storia: "Dai 14 ai 19 anni ero il migliore di tutti. Avevo più tecnica di Cristiano Ronaldo o di Ibrahimovic, Liedholm diceva fossi l'unico a correre più veloce con la palla che senza".
Cosa non ha funzionato? "Nessuno mi ha rovinato la carriera, non cerco alibi. Ho fatto qualche scelta sbagliata, a partire dal sì al Bologna a 14 anni: non ero pronto. Poi qualche opportunità non colta e infine il ginocchio rotto a 24 anni. Mi è mancata un po' di fortuna, in più ero esuberante. Anche se non ero un soggetto negativo".
Qualche giocatore del calcio moderno in cui si rivede? "Leao, mi onora se qualcuno dice che ci somigliamo. Potenzialmente è un fenomeno, e ce ne sono pochi: il livello si è abbassato. Di recente ho visto una partita del Barcellona: per come giocava la loro difesa, sarei andato in porta da solo almeno dieci volte"
Cosa ha fatto dopo il ritiro? "Per anni nulla. A 37 anni ho iniziato a lavorare come impiegato dell'ufficio del turismo a San Marino, ora aspetto la pensione. Avrei potuto fare un'altra carriera, ma è andata così".
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