Da Conte, a Mihajlovic, al ritorno di Ancelotti. Pippo non ha più molto tempo (e non l’ha mai avuto)
Ripartire dalla sconfitta di Firenze, si può. Anzi, si deve soprattutto da quel primo tempo giocato, finalmente, da squadra. Senza gesti eclatanti, senza troppi fronzoli, ma finalmente il Milan aveva dato segni di riprendersi la propria identità. Il rientro di Abate sulla fascia, seppur non in condizioni perfette, ha dato ritmo alla manovra. Destro e Bonaventura si spartiscono il merito di un gol che aveva incrinato le certezze viola, senza però poter essere letale per i sogni di rimonta. Quando Montella, nella ripresa, ha schierato forze fresche, il Milan ha alzato bandiera bianca. Lentamente il baricentro del gioco si è abbassato, fino a collassare su se stesso e sul primo colpo di testa che ha consentito il pareggio. Poi l’ingresso di Bonera al posto dello stremato Abate, ha tolto velocità alla manovra offensiva, quella che, nella prima parte di gara, aveva consentito al Milan di ascoltare anche gli applausi dei suoi tifosi. Qualche cosa di buono, dunque, si è visto, peccato che, nel conto dei punti, la seconda capocciata viola abbia determinato il bottino nullo della formazione di Inzaghi. Pippo rimane alla guida del Milan, nonostante la sconfitta. Pippo dovrà fronteggiare il Cagliari di Zeman, sperando di poter ritrovare, soprattutto a centrocampo, quelle pedine utili e consolidate, in grado di poter almeno arginare la manovra avversaria. Pippo rimane, anche se l’anticipo di sabato sera ha l’aspetto dell’ultimatum. L’ennesimo, che si protrae nel tempo, più per affetto che mancanza di alternative. E intanto, fuori da Milanello, si scatenano le voci sul suo possibile successore. Perchè per tutti Pippo, se finirà la stagione in sella, verrà disarcionato appena dopo, per affidare alle cure di un fantino esperto, il fantasma di un cavallo vincente.
Conte, Donadoni, Sarri, ora Mihajlovic, Montella, Gattuso, magari il ritorno di Ancelotti. Insomma una schiera di tecnici che secondo l’opinione pubblica farebbero al caso del Milan e, soprattutto, farebbero meglio di Inzaghi. Il ghigno appare, a questo punto, sul viso del lettore: è possibile far peggio? Non so dare una risposta, perché analizzando partita dopo partita, tranne in rare occasioni, sono sempre riuscita a salvare qualche cosa. Questo mi porta a pensare un’unica cosa: se qualcosa di buono è stato fatto, forse sarebbe bastato solo del tempo, per vedere i veri risultati di un lavoro gestito in modo armonico e senza pressione. Ma al Milan non è possibile, si lotta contro il tempo, e anche Inzaghi, ormai, ha ottenuto la fiducia. A tempo.
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