Diego Lopez scalpita, Torres non convince ancora. Ci pensa Bonaventura ad agguantare il terzo posto
Cagliari e Milan. Zeman contro Inzaghi: due allenatori che fanno della fase offensiva il loro credo. Si pensava ad un taccuino pieno zeppo di appunti, invece siam rimasti delusi. A dire il vero il Cagliari il suo gioco l’ha messo in campo, complice anche la serata di grazia di Ibarbo che mette davvero in crisi la linea difensiva rossonera, riuscendo ad insinuarsi verso i pali di Abbiati. Il portiere del Milan è stato croce e delizia nella storia della partita. Anche perché il Cagliari è riuscito ad insinuarsi, grazie all’estro di Ibarbo, nelle blande maglie difensive rossonere. A salvare i pali ci pensa prima di tutti Ramì, che immolandosi in scivolata, con la punta del piede riesce a deviare il tiro, ormai a porta vuota, dell’estroso attaccante dei sardi. Poi però Abbiati, nel tentativo di anticipare lo stesso Ibarbo, sbaglia i tempi per l’uscita in volo, sottovalutando forse la velocità dell’avversario che si beffa del portiere in volo e insacca il gol del vantaggio. Da questo momento cominciano a suonare i campanelli d’allarme sulle scelte reiterate di Inzaghi per la porta: Diego Lopez in panchina scalpita, appoggiato dagli eventi. Se anche nel finale Abbiati riuscirà a salvare il risultato, gli umori riscontrati nel post gara sembrano far propendere per il rientro, già contro il Palermo, dell’esodato spagnolo.
Il Milan cerca di riorganizzarsi, ma ritmo e idee sono entrambi latitanti nella serata sarda. Il centrocampo è sostenuto dalle spalle di De Jong, che si propone anche a rete, nel tentativo di bissare (e quasi ce la fa) il gol siglato contro la Fiorentina. Uno dei migliori in campo, anche questa volta, per intensità, qualità e quantità di gioco. Il suo alter ego è Muntari: troppo lento e nervoso, si fa ammonire quasi subito e rischia di lasciare la squadra in inferiorità numerica. Il riposo forzato contro il Palermo, per squalifica, di certo gli gioverà. La scelta di inserire Torres come perno dell’attacco rossonero, non ha portato i risultati sperati. Lo spagnolo è ancora abulico, alla costante ricerca di spunti che però non lo raggiungono. E questo può essere imputato all’evidente stanchezza di Honda, che si aggira in zona offensiva senza però far trasparire la corretta lucidità di manovra. Anche El Shaarawy, che abbandonerà il campo scuro in volto, on riesce ad imporsi e a proporre spunti sia per lo spagnolo, che per se stesso, per ritrovare quella via del gol che di certo ne aumenterebbe l’autostima. E allora ci pensa Bonaventura, con un colpo pregevole, ad ingannare gli avversari e ad infilare il tiro sotto l’incrocio. Tiro voluto o cross mancato, poco importa. Il Milan riesce a strappare un punto prezioso che vale il terzo posto, in attesa di conoscere il risultato del posticipo che vedrà impegnate Lazio e Verona. Il cammino dei rossoneri, seppur fin qui al di sopra di ogni più rosea aspettativa, ha bisogno di continuità ed equilibrio. Inzaghi dovrà lavorare, in questi giorni, per ritrovare quella facilità di manovra a cui ci aveva, almeno inizialmente abituati.
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