El Shaarawy infrange sulla traversa i sogni di gloria del Milan. Ma Inzaghi stravolge i pronostici
Il piazzale di S.Siro è gremito. Colori suoni e profumi si mischiano in quella che, per la Milano calcistica, è la serata più attesa. Mi attardo all’entrata per ascoltar ei commenti di alcuni colleghi arrivati apposta dal Giappone. “Non è come a Roma – mi dice l’inviata di una tv nipponica – là c’è sempre caos. Qui è bello, la gente sembra felice, sono tutti insieme, anche se hanno le sciarpe diverse”. La semplicità con cui mi descrive ciò che per noi è ormai parte della normalità mi spiazza, in senso positivo. Lo stadio esaurito, i tifosi che inneggiano ai loro colori senza preoccuparsi di chi c’è intorno: tutto questo dunque è possibile! La polizia circonda l’impianto, anche perché nella notte del derby, il blocco degli straordinari, fa sì che non ci sia l’ombra di un vigile a presidiare lo stadio: ma non ci sono scudi o formazioni anti sommossa. Il derby è una festa e anche il traffico, una volta tanto, non impazzisce, nonostante le auto abbiano ormai invaso tutte le vie di collegamento per lo stadio. Il derby segna il ritorno di Mancini nel calcio italiano, alla vigilia i pronostici avevano descritto una vittoria scontata dell’Inter sulle ali dell’entusiasmo, complice anche la mancanza di dati certi, per Inzaghi, su cui poter impostare la gara. “Io ho lavorato sulla mia squadra – dirà in conferenza stampa l’allenatore rossonero- gli interpreti sono rimasti i medesimi, anche se mi aspettavo un cambio di modulo. Noi abbiamo messo in campo ciò che abbiamo provato in allenamento, anche l’azione che ha portato El Shaarawy dritto in porta”. Già, il rumore del pallone che colpisce la traversa ci stordisce ancora adesso, così come ci è rimasta impressa l’esclamazione del Faraone dopo il gol mancato. Un tiro che poteva valere la vittoria, così come il destro di Poli nel finale, che fa scemare le residue speranze rossonere di ottenere i tre punti. Un derby un po’ old style, con le coreografie che nell’ultimo incontro erano state bloccate all’ingresso e con i tamburi, che riprendono possesso del loro naturale luogo: le curve. La novità, in questo ritorno al passato, è la situazione delle due squadre in classifica: le due milanesi boccheggiano, alla ricerca di quell’ossigeno fresco che possa ridare vigore per una scalata in classifica. Il Milan in apnea anche a causa delle assenze: De Jong è in questo momento insostituibile. Essien, che pure ha giocato una gara sufficiente, ma soprattutto Muntari, non sono stati in grado di rimpiazzare il coriaceo centrocampista olandese. Va meglio in difesa dove Ramì viene schierato per la prima volta in carriera come terzino. “Facevo il meccanico – ricorda il francese- nessuno pensava potessi giocare a calcio tra i professionisti”. Invece gioca con intensità in un ruolo non suo, tamponando una situazione tattica che altrimenti avrebbe potuto mettere in difficoltà i rossoneri. Grande partita anche quella di Mexes che, indossata la fascia da capitano, si rende protagonista di una gara quasi impeccabile. Le impressioni più nette però derivano dall’attacco. Nel bene e nel male. Torres appare ancora troppo sganciato dalle dinamiche di Inzaghi, leggero nel ruolo che invece avrebbe più bisogno di concretezza. El Shaarawy convince, in netta crescita, la vera spina nel fianco della difesa nerazzurra. Assist per il gol di Menez e protagonista di un finale convulso che avrebbe davvero potuto regalare al Milan l’alloro dei vincitori. Menez gioca a sprazzi, ma quando si illumina è imprevedibile: lo dimostra il gol. Un colpo al volo che si infila sotto la traversa e fa esplodere lo stadio. Peccato che il pareggio dell’Inter arrivi proprio quando il Milan sembrava poter avere il pallino della gara tra i piedi. Il derby diventa anche la partita della consacrazione di Bonaventura: ora pensare ad un Milan senza di lui diventa difficile e Inzaghi dovrà trovare il giusto schieramento per non dover rinunciare né a lui ne a Honda che, entrato nella ripresa anche a causa della difficoltà nello smaltire fuso e duplice impegno con la nazionale, ha lasciato sensazioni positive. Un applauso va anche a Diego Lopez, protagonista della partita fin dai primi minuti quando, con un fianco, riesce a bloccare l’incursione di Icardi innescato dall’erroraccio di Muntari in un disimpegno da dimenticare.
Un derby che lascia buone sensazioni, ma che mette sotto i riflettori la difficoltà del Milan nell’avere un gioco incisivo e soprattutto continuo per tutti i novanta minuti. Il Milan è stato un po’ attendista, come conferma lo stesso Mexes e le grandi squadre, o quelle che vogliono tornare tali, non possono adagiarsi al gioco dell’avversario.
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