El Shaarawy torna al gol mentre Menez segna ma involve. Inzaghi alle prese con i dubbi per il derby
Il ritorno al gol di El Shaarawy è la nota lieta uscita dalla gara di Marassi. Un gol atteso, che l’attaccante rossonero festeggia portandosi le mani agli occhi, con commozione. Un gol che apre una partita giocata per certi versi con personalità dai rossoneri, ma che poi finisce sul binario morto del pareggio, ottenuto grazie ad un calcio di rigore siglato da Menez dopo che il Doria ha ripreso possesso del campo e del bandolo del gioco. Nella prima parte di gara, in effetti, l’atteggiamento della Sampdoria era sembrato alquanto remissivo rispetto al piglio con cui gli uomini di Mihajlovic hanno impressionato in questa prima fase di campionato. Il Milan dà segni di evoluzione rispetto alla gara con il Palermo, ma non riesce ad imporsi per novanta minuti. I problemi del gioco rossonero vanno ricercati nelle stesse zone nevralgiche del campo. In difesa Mexes torna in campo al fianco di Ramì ma l’assenza di Abate costringe Inzaghi a schierare Bonera nel ruolo di terzino. De Sciglio quindi viene spostato a destra, quella posizione tanto cara a Seedorf e nella quale, in effetti, il terzino rossonero e della nazionale risulta autore di una partita con poche sbavature. Il suo stato di forma, sia essa fisica o puramente mentale, è lontano dal livello della scorsa stagione, ma ci sono segnali di ripresa. L’espulsione di Bonera, la condizione fisica precaria di Abate e i dubbi sui suoi tempi di recupero, mettono Inzaghi di fronte a scelte obbligate in vista del derby. Si parla di Poli, arretrato nel ruolo di terzino, ma l’interrogativo sorge spontaneo: perché allora dotarsi di Armero e Albertazzi? Certo, il loro schieramento nel derby dopo che per la parte di stagione già effettuata Inzaghi ha dimostrato di non nutrire grande fiducia in loro può apparire un azzardo. Ma quantomeno, per quel che riguarda l’ex Hellas, nella scorsa stagione il giovane difensore rossonero ha dato prova di potersi districare in una difesa come quella allenata da Mandorlini, senza essere una pedina rischiosa e addirittura, più volte, meritandosi voti alti in pagella. Armero invece rimane l’oggetto misterioso, soprattutto perché a differenza del compagno, non è più un giocatore di primo pelo e, dunque, portarlo a Milano è stata una scelta ponderata, se non condivisa.
Il centrocampo rossonero, tolto De Jong, è la grande incognita di questa formazione. Essien impalpabile, Bonaventura che tampona l’assenza dei compagni e che, almeno, lotta e mette il cuore. Perché, in questo momento, di cuore si deve anche parlare. Le carenze tecniche della mediana rossonera sono incolmabili dal punto di vista della pura tecnica. Manca un giocatore che possa impostare il gioco e che si renda protagonista della manovra offensiva. Montolivo in questo momento farebbe comodo eccome ad Inzaghi, così come poteva essere una carta spendibile anche Cristante, peccato che nel corso del mercato estivo sia stato ceduto senza battere ciglio. Van Ginkel è giovane e di certo avrà le sue occasioni per mettersi in mostra, di certo la qualità dell’olandese non è quella vista nel corso dello sfortunato (per seguito) trofeo Berlusconi, altro emblema in negativo di una stagione che sembra andare avanti per inerzia più che per programmazione. In attacco, tolta la discontinuità di Menez e lo stato di intensa fatica in cui verte Honda, El Shaarawy è la luce più brillante e anche Torres, gettato in mischia nel finale, dà segni di miglioramento. L’impegno con la nazionale nipponica per Honda, non consentirà all’esterno di poter rifiatare. Il suo minutaggio, fino ad ora, lo inserisce nel novero degli insostituibili di Inzaghi. E forse il problema è proprio è questo. Nonostante il Milan abbia presentato molte diverse formazioni dall’inizio di questa stagione, ci sono dei giocatori che per Inzaghi sono punti fermi. Questo ovviamente non consente a chi non fa parte della schiera degli eletti, di poter dimostrare il proprio valore, con il rischio di arrivare ad appuntamenti importanti con incognite irrisolvibili. Il derby ovviamente è la partita più attesa e quindi l’ultima durante la quale fare esperimenti. Inzaghi ha dato a questa squadra un’idea di gioco, ma non ha consentito a tutti di poterlo esprimere diventando così pedine intercambiabili. Questo è il passo successivo, in attesa di un mercato di gennaio che, dalle premesse, non porterà nel Milan grandi cambiamenti.
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