Fischi ad Inzaghi. Questo il risultato di una programmazione inesistente. Qualcuno salvi l’ultimo vessillo rossonero
Se anche i tifosi hanno contestato Inzaghi, vuol dire che qualcosa, inevitabilmente, si sta lacerando. Beniamino della Sud, Pippo Inzaghi ha sempre trovato il calore dei cori a supportarlo in ogni sua uscita sul campo di S.Siro. Contro l’Empoli sono piovuti fischi, come era normale. La pazienza di chi ama questa maglia è arrivata agli sgoccioli. Ma non solo quella del tifo organizzato, che detta i tempi dei boati, ma soprattutto quella di quei tifosi silenziosi, che interrompono il vuoto che giornata dopo giornata fa da scenario alle gare casalinghe del Milan.
Ascoltare le loro parole, a pochi passi dalle postazioni riservate alla stampa, talvolta è semplice. Vengono urlate con disperazione e basta soffermarsi a chiacchierare con loro per capire che la loro protesta non è legata al singolo momento, ma ad una stagione, per alcuni l’ennesima, dove la grande assente è la progettazione per il futuro. “Posso anche accettare di veder perdere la mia squadra – dice con forza e rassegnazione Silvano, che siede al secondo rosso accanto ai suoi compagni di pullman – ma non posso accettare di essere preso in giro. Parlavano di Champions, parlavano di Europa: ma si rendono conto che non siamo stupidi? Io faccio l’abbonamento perché sono innamorato di questi colori, ma non mi riconosco più in quello che sto vedendo” . Le allusioni si riferiscono alle parole con cui si era iniziata al stagione. Presentando Inzaghi, che peraltro era ed è tuttora una vera e propria scommessa a rischio, il Milan ha sfruttato l’amore per l’ex giocatore come specchietto per le allodole. L’entusiasmo, parola ormai associabile al personaggio Inzaghi in tutto e per tutto, ha trascinato per un po’ il carro, dal quale però, piano piano, sono scesi in molti. Prima chi ne descriveva le qualità, il suo essere addirittura maniacale nello stile di vita e nell’approccio al calcio. Poi chi lo difendeva chiedendo tempo, ora anche l’ultimo baluardo, i tifosi, lo stanno abbandonando. Dicono di farlo per il suo bene, perché evidentemente finchè rimane qualche cosa a cui appigliarsi, ci si sente in grado di rialzarsi. I fischi ad Inzaghi e al suo Milan hanno spezzato l’incantesimo. La bacchetta magica è stata bruciata dal fuoco rabbioso di chi pretende di poter essere orgoglioso di questi colori e di poterli indossare a testa alta. Forse finalmente si comincerà a guardare avanti senza continuamente girare la testa al passato glorioso. Il Milan degli invincibili non c’è più, la squadra più titolata al mondo è stata declassata alla sola Europa, il declino dei risultati dei rossoneri, ne fa una squadra con una media punti risicata anche per la zona salvezza. Negli ultimi anni lo stile Milan ha iniziato a mostrare segni di cedimento. Gli ultimi due capitani rossoneri sono andati alla deriva senza troppe spiegazioni, Maldini e Ambrosini hanno ancora sul volto i segni della delusione. Seedorf è stato trattato come un despota e ora Inzaghi, lanciato in battaglia a mani nude, rischia di essere sopraffatto dagli eventi. Per arrestare il declino può bastare un cambio in panchina? Perché è questo ora l’argomento che tiene banco anche nelle stanze di Arcore. Il non sacrificio di Inzaghi, così trapela, è dovuto a questioni meramente economiche che vengono però nascoste da armistizi in attesa di segnali di ripresa. Domenica il Cesena, così come l’Empoli, arriverà a S.Siro con la profonda convinzione di potersela giocare contro il Milan, si il Milan, ad armi pari. Ecco il risultato più eclatante della navigazione a vista a cui stiamo assistendo da qualche anno a questa parte.
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