Inzaghi come Michelangelo: alla ricerca dell’equilibrio, per far uscire la scultura che è già nel blocco
Il Milan esce con un punto da S.Siro contro la Fiorentina, che nelle ultime stagioni aveva piegato i padroni di casa ai suoi voleri. Rimane l’amaro in bocca per la vittoria sfumata che avrebbe voluto dire terzo posto in classifica, ma se in rete ci vai con un calcio da fermo e poi Neto può pulire tranquillamente le ragnatele dalla porta, è difficile pretendere oltre. D’altronde, nemmeno Abbiati ha dovuto fare gli straordinari. Con questo però non voglio assolutamente dire che il Milan abbia giocato una brutta partita. La ricerca dell’equilibrio è il filo conduttore che lega le ultime prestazioni rossonere.Questa volta è toccato alla fase difensiva. Anche l’inserimento di Zapata al posto di Ramì, in alcuni frangenti, è stato intuitivamente geniale: i suoi inserimenti a rubar palla direttamente sui piedi degli avversari in velocità hanno meritato applausi. Ma nel complesso la coppia Ramì-Alex era stata più concreta. Mentre Abate si conferma, De Sciglio viene pesantemente criticato per una prestazione opaca. Fermiamoci un attimo a riflettere : continuiamo a dirci che in un progetto a lungo respiro, bisogna dare tempo ai giovani anche di poter sbagliare. Con De Sciglio sembra che tutti si siano dimenticati della sua età anagrafica. Dopo una stagione brillante, con prestazioni da professionista consumato e siccome veste la maglia della Nazionale, dopo averlo paragonato ai più grandi difensori del passato, ecco che improvvisamente tutto questo mondo idilliaco gli crolla addosso! Farà anche parte della crescita professionale, la critica, purché sempre costruttiva. Ci pensa Inzaghi, che pur appare turbato di fronte all’ennesima domanda sul terzino, a calmare gli animi. “Mattia è in grande ripresa, ha giocato una partita coraggiosa, oltre a difendere, voleva far ripartire la squadra”.
Analisi che non trova obiezioni, in quanto proprio dalle retrovie partono le giocate migliori a rifornire l’attacco, privo però di un vero centravanti. Menez è stato evanescente, El Shaarawy ha trovato il ritmo e i tempi solo con l’ingresso di Bonaventura, che evidentemente è riuscito a dare sostanza ad un reparto che, tolto De Jong, ha dimostrato di poter esprimere solo tanta quantità. Honda ha giocato a fasi alterne, ben curato dagli avversari e con pochi spazi in cui potersi inserire. Fondamentalmente Milan e Fiorentina si sono annullate, quindi dal campo non poteva uscire risultato diverso dal pareggio. Ci sarebbe voluta la mossa a sorpresa. Montella ha inserito Ilicic, col senno di poi, da un attaccante come Inzaghi, ci saremmo aspettati l’ inserimento anticipato di una punta vera. Torres e lo stesso Pazzini avrebbero rotto gli equilibri in una partita ormai addormentata dopo il pareggio viola. Sarà lo step successivo. Perché Inzaghi lavora per gradi, spegnendo i facili entusiasmi, riportando tutti (a fatica anche) con i piedi per terra. Ripensando al terzo posto sfumato, si legge una smorfia di disappunto in quel volto da eterno ragazzo, ma l’analisi dell’allenatore rossonero è coerente con la strada percorsa fin qui: nessuna esaltazione per il momento comunque positivo. Ripensando a quando si è partiti, nessuno avrebbe scommesso un centesimo su un Milan in corsa per le zone alte. Rimanere con i piedi ben piantati in terra è ciò che consente di continuare a lavorare con la giusta tranquillità per far uscire, come diceva Michelangelo, la scultura che è già nel blocco di pietra grezzo.
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