La rosa torna lentamente al completo. Ora tocca ad Inzaghi scegliere i migliori interpreti per esprimere il suo gioco
Il Milan approfitta della sosta per gli impegni della Nazionale e lavora a Milanello per poter preparare la trasferta di Palermo. Dopo la partita contro la Reggiana, Inzaghi sembra aver deciso di dare una possibilità a Suso, protagonista assoluto della partita e quindi pronto, secondo il tecnico rossonero, all’esordio dal primo minuto. Con buona pace di Honda e Cerci che, in questo momento nelle gerarchie, sembra essere scavalcato anche dallo spagnolo. “Melius abundare quam deficere”, si diceva, ma non sempre avere un’ampia rosa di possibilità tra le quali scegliere, è un aspetto positivo. Soprattutto quando il campionato è stato segnato dallo schieramento di formazioni sempre diverse tra di loro, che di certo non aiutano nel percorso di ricerca di continuità sul campo e nell’ottenimento di quegli automatismi, fondamentali per la costruzione di un gioco che possa essere un identificativo certo di qualsiasi formazione. La condizione degli interpreti rossoneri ha subito fasi altalenanti. Inzaghi spesso si è trovato nella condizione di dover gettare in campo giocatori più per scelte dettate dal momento, che non per reali convinzioni tecnico-tattiche e ora, con la rosa che torna lentamente al completo, il tecnico rossonero avrà la possibilità di scegliere a quali giocatori affidare la manovra di risalita in classifica. Una sorta di nuovo banco di prova per Inzaghi che, da settimane ormai, si trova nella condizione di dover legittimare la scelta fatta ad inizio stagione di guidare il Milan. Su questo argomento sono stati scritti fiumi di parole, e il fiume dei possibili successori è metaforicamente in piena. Sono molti i nomi che vengono associati ai rossoneri per il futuro, uno su tutti Conte. Il Ct della nazionale, come già era emerso mesi orsono, era già stato contattato dal Milan per subentrare alla gestione Seedorf, ma ai tempi la Juventus aveva blindato il suo tecnico promettendogli un roseo futuro soprattutto in vista dell’obiettivo Champions, con tanto di promesse sulla costruzione di una rosa competitiva in Europa. Poi le vicende di casa bianconera, si sono evolute in modo diverso e le dimissioni improvvise di Conte, sono state seguite dall’ingaggio di Allegri. Il percorso della Juventus tra campionato e Coppa è sotto gli occhi di tutti, esattamente come quello di Conte in Nazionale: le recenti polemiche legate alla questione Marchisio non fanno altro che sottolineare lo status mentale del ct azzurro che, abituato a lavorare costantemente sul campo, non è entrato in pieno nel nuovo ruolo di selezionatore. Un punto a favore per una sua prossima avventura su una panchina di club, dove il lavoro quotidiano è il punto fermo per l’ottenimento di risultati importanti. I nomi che, accanto a quello di Conte, vengono associati alla panchina rossonera, fermo restando che Inzaghi ha un contratto che va oltre la fine dell’attuale stagione e che quindi il Milan si troverebbe nella paradossale situazione di dover onorare, oltre al contratto di Seedorf anche quello dell’attuale tecnico in caso di esonero, sono molti.
Mihajlovic, Sarri, Montella, addirittura Benitez e Mazzarri, stando a quanto trapela dai titoli di questi giorni. Ognuno con un bagaglio di esperienze diverso, tutti ovviamente con la necessità di poter avere una formazione competitiva per potersi esprimere. Perché il Milan, dopo due stagioni in penombra, durante le quali però non è riuscito a dar seguito ai tanti proclami di riprogrammazione, ha la necessità assoluta di tornare protagonista. Dice bene Gattuso, quando esamina la situazione attuale in casa rossonera. Si è parlato di un progetto legato ai giovani talenti italiani, quando però da casa Milan ci si è mossi nella direzione opposta. Si è parlato di Milan ai milanisti, proponendo Inzaghi in un ruolo per il quale l’ex attaccante rossonero era un esordiente. Se accanto a questi proclami ci fosse stata anche la pazienza di poter lavorare senza stress e a prescindere dall’ottenimento di obiettivi immediati, probabilmente staremmo raccontando un’altra storia. Ma così non è stato. Dopo una partenza che poteva far nascere qualche speranza, Inzaghi si è trovato a dover gestire una situazione difficile, complicata dalla mancanza di risultati e continuità, complicata dal peso di un blasone che, stando a quanto si può osservare, ancora non è stato in grado di gestire. Inzaghi ha peccato di presunzione in buona fede, chiunque al suo posto avrebbe accettato la scommessa messa sul banco dalla società, ma dice bene Gattuso, ancora una volta: non basta essere stati grandi sul campo per potersi esprimere allo stesso livello anche in panchina. Non per mancanza di capacità, ma solo di quel bagaglio di esperienza che poi è ciò che consente di poter gestire le emergenze. Inzaghi ha ancora due mesi per poter svoltare verso un finale di campionato che almeno gli consenta di non uscire con le ossa rotte dalla sua prima esperienza in serie A. Si riparte da Palermo, con l’unico obiettivo di azzerare il passato. Inzaghi potrà compiere le sue scelte, questa volta tecniche, per schierare una squadra che riesca ad interpretare i dogmi del suo gioco. Se il risultato non sarà all’altezza delle aspettative, allora ancora una volta Inzaghi tornerà sulla graticola, senza più scusanti o alibi, responsabile di ciò che, da qui alla fine, sarà il futuro del Milan.
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