Lo sfogo di Cerci: se non è un caso, presto lo diventerà. Sedotto e abbandonato? La maglia rossonera va conquistata
Inizio questo pezzo con una banale, banalissima domanda retorica: perché stupirsi se Cerci si sente tradito? Corteggiato per mesi, sia sotto il caldo sole estivo che durante il mercato invernale per poi vedersi preclusa, a causa di uno stravolgimento tattico, la possibilità di vestire una maglia da titolare. Rabbia e delusione assolutamente concepibile, almeno in potenza. Forse però qualcosa in tutto questo discorso, non viene sottolineato. Innanzitutto la libertà di qualsiasi tecnico di schierare gli uomini che ritiene più in forma o semplicemente più adatti alla propria idea di calcio.
Seconda domanda banalmente retorica: ma se Cerci avesse convinto Inzaghi, starebbe in panchina? Vero è che l’arrivo di Destro e il potenziale di Menez, con il trequartista dietro le due punte, rende per Cerci, ma non solo, difficile scalare le gerarchie. Lui e Honda in questo momento sono i giocatori più penalizzati, se mi si consente il termine, ma non solo per la reale o presunta non condizione atletica, ma perché Menez è il salvagente al quale appare aggrappato Inzaghi con ogni forza. Un limite che non è stato ancora superato e che, in effetti, descrive bene la condizione altalenante del Milan in campionato. Il rischio, quando ci si affida ad un solo uomo per la bontà dei risultati, è che la sua discontinuità provochi un effetto domino su quella dell’intera squadra. Ma tornando a Cerci e ai suoi mal di pancia, sviscerati in modo immediato dal famoso tweet della fidanzata e con retroscena alquanto grotteschi raccontati da alcuni colleghi, l’unico modo per farseli passare è mettere talmente in crisi l’allenatore, con il lavoro e i risultati almeno sul campo, da indurlo a fare delle scelte.
Questione di scelte, il calcio è questo. E proprio le scelte fanno da discriminante tra successi e sconfitte. Non si può più ascoltare la favola del Milan che fu, della sala dei trofei, degli Olandesi che hanno dato linfa al momento più imponente del Milan. Basta guardare al passato e vivere di ricordi, basta dover essere obbligati a dire grazie per ciò che è stato. Il Milan va cambiato esattamente come possono cambiare le scelte di un allenatore: per fare risultati. Benvenga dunque lo sfogo di un giocatore, seppur raccontato in modo superficiale e magari utilizzato come cavallo di Troia per entrare nella piazza della città e ottenere la propria vittoria, ma non può e non deve, solo per questo, condizionare la vita dell’intera squadra. Anche perché,messi i panni di Inzaghi, mi sentirei condannato a prescindere qualsiasi scelta venga fatta per la prossima gara. Da queste sfaccettature, da queste piccole polemiche, si capisce quanto sia lontano il Milan di oggi da quello che ha segnato il secolo scorso. L’ho scritto tempo fa, ma sembrava solo uno sfogo. Mancano i giocatori che lottano per inzuppare di sudore la maglia, ma abbondano quelli che di quella maglia si fanno vanto solo per poterla indossare in qualche foto ricordo. Tutto questo è figlio di un cambio generazionale che si è propagato nell’area tecnica anche a causa della mancanza di grandi investimenti da parte della proprietà. Una proprietà che ha festeggiato i trent’anni pochi giorni fa, ma che ha accusato, e non poco, il passare dei tempi.
Il Milan ha bisogno di nuovi investimenti , è lapalissiano, ha bisogno però di persone che condividano un progetto e che non si trasformino in banderuole al vento. Cerci è deluso? Chieda spiegazioni al suo allenatore senza smuovere i social network. Cerci vuol giocare? Che dimostri, anche in cinque minuti di partita quali sono le sue qualità. Cerci, ma non solo. Il diritto di entrare sul campo e indossare la nostra maglia, non è acquisito con la firma del contratto. Inzaghi avrà anche mille difetti, Inzaghi potrà anche sbagliare, fa parte del suo breve curriculum da allenatore rossonero. Ma credo che, Pippo, non si diverta a lasciare in panchina giocatori che possono essere determinanti. Evidentemente il rendimento altalenante di Menez è più solido delle attuali caratteristiche messe in campo dagli altri.
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