Quattro punti contro le avversarie per la Champions. Il Milan si conferma e torna a sperare
Il pareggio contro la Roma è stato accolto quasi con un sospiro di sollievo. Al triplice fischio finale è evidente la disparità di aspettative riposte in questa gara. Inzaghi sorride, quasi incredulo per non aver chinato la testa agli attacchi giallorossi. Garcia invece non riesce a nascondere una smorfia stizzita: nel conto delle occasioni la Roma si è trovata in vantaggio, senza però riuscire a penetrare completamente la difesa rossonera e a superare un egregio Diego Lopez, autore di una partita quasi perfetta. Le immagini ci raccontano di un evidente rigore non fischiato alla Roma per un fallo di mano, ingenuo, di De Jong in piena area e sottolineano la leggerezza di Armero che, già ammonito, si permette di deviare con la mano, platealmente, la palla che altrimenti si sarebbe trasformata in un innesco per una chiara occasione offensiva. La Roma ha creato qualcosa di più rispetto ai rossoneri, ma ha trovato un reparto difensivo compatto e che nelle ultime gare è quello che ha fatto i progressi maggiori, nonostante il valzer degli interpreti. L’infortunio di Ramì ha consentito a Zapata di meritarsi l’alloro dei campioni. Il suo lavoro con Gervinho è stato incessante. Mexes ha addirittura messo in campo la miglior partita degli ultimi due anni, proprio contro la sua squadra. La fase di crescente miglioramento della formazione di Inzaghi, dopo la brusca interruzione di Genova, è tornata in fase ascendente. Pippo Inzaghi quasi gongola. E’ consapevole che non si possono fare miracoli, ma la bacchetta magica questa volta ha funzionato. La Roma ha subito il Milan all’inizio della ripresa, quando i rossoneri si sono proiettati davanti a De Sanctis assediandone l’area. Ma poi ha ripreso il pallino del gioco, riuscendo anche a trovarsi pericolosamente nell’area presidiata da Diego Lopez che, senza timore di essere smentita, ha meritato il titolo di migliore in campo. Ancora una volta il portiere spagnolo ha dimostrato il suo alto valore, sia tecnico che dovuto al puro istinto. Non sarà sempre bello a vedersi, ma la concretezza dei suoi interventi fa sospirare i compagni di reparto in panchina, consapevoli che da lì sarà difficile scardinarlo.
Il reparto che ora appare più in difficoltà è l’attacco. Honda è in netta fase calante, forse già con la mente alla coppa d’Asia, che lo terrà lontano dalle necessità rossonere per il mese di gennaio. Menez nella gara all’Olimpico non si è allontanato dalla sufficienza, mentre sappiamo bene quanto le sue intuizioni e le sue giocate imprevedibili siano la carta vincente del Milan di Inzaghi. Bonaventura di conferma su standar molto alti. Il ragazzo, che per caso è capitato a Milanello, è stato il miglior acquisto che Inzaghi potesse sperare. A centrocampo De Jong non è incisivo e anche Montolivo soffre gli avversari, senza mai riuscire a dettare il ritmo del gioco. Il modulo di Ancelottiana memoria consente però ad Inzaghi di avere più equilibrio soprattutto in fase difensiva. L’espulsione di Armero concede ad Alex venti minuti di puro allenamento dopo l’infortunio: l’inferiorità numerica si vede poco in campo, segno che il Milan non ha abbassato la guardia, rassegnandosi alla potenziale superiorità avversaria. La sosta interrompe un buon momento rossonero e ci fa avvicinare al mercato con le idee più chiare. In via Aldo Rossi si continua a parlare di Champions come obiettivo prioritario, come il gioiello da conquistare. E per farlo, il Milan sta pensando a Diamanti.
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