Rifondazione rossonera. Distruggere per poi ricostruire. Altrimenti assisteremo all’ennesimo restauro di un palazzo ormai in decadimento
Ora si parla di rifondazione. Già, la stessa parola che torna prepotentemente in casa Milan quando le cose non sono andati nella direzione prevista. Rifondare significa cambiare drasticamente e guardare in prospettiva, questo vuol dire mettersi nell’ottica di lavorare per costruire qualcosa che, però, sarà pronto solo in futuro . Altrimenti si restaura, ma abbiamo assistito al fallimento degli ultimi tentativi, l’ultimo ancora in corso su strutture e ponteggi ormai pericolanti.
La rifondazione rossonera deve includere tutto. Non solo il campo. Questo il mio pensiero. Se si vuole cambiare rotta, non lo si può fare con un comandante incatenato al timone per il timore di cadere nell’oblio del canto delle sirene. Il Milan dimostra ogni giorno di non avere un’idea, non soltanto di gioco, ma una vera e propria idea tecnica. Il resto, il contorno, quello che però è il fiore all’occhiello della società di via Rossi, procede con l’incedere deciso di uno schiacciasassi. Barbara, che rappresenta l’innovazione nel settore più caro alla famiglia Berlusconi, ha messo delle buone basi per progettare un futuro rigoglioso. Il suo alter ego per la parte tecnico-sportiva però si trova in difficoltà a lavorare con risorse sempre più risicate e forse con idee che dovrebbero essere abbandonate. Non si costruisce una rosa con giocatori a parametro zero, questo vuol dire temporeggiare in attesa di tempi migliori, ma poi causa il collasso oltre che delle risorse, anche dei numeri. Una rosa folta come quella rossonera, senza gli impegni di coppa che, classifica alla mano, difficilmente ci saranno anche nella prossima stagione, ha bisogno di un colpo di mannaia deciso. Questo comporterà scelte drastiche anche in sede di rinnovi. Il Milan ha bisogno di una nuova identità, deve guardare al futuro con pazienza, deve poter rifondare partendo da fondamenta collaudate sulle quali costruire la propria struttura. Ci vuole un mix di tradizione e novità, di valori collaudati e nuove idee. Ma chi sarà l’autore della rifondazione rossonera?
Intanto Inzaghi lavora per preparare l'ennesima partita dallla quale dipende il suo futuro. La confusione che ha regnato sovrana a Verona non deve e non può ripresentarsi a S.Siro. Si scrive Fatal Verona, ma vorremmo leggere dal Verona si riparte. Per l'ennesima volta. Una settimana di lavoro, di chiarimenti, di critiche. Una settimana intensa che accompagnerà Inzaghi all'ennesima discesa nell'arena contro quelle che, ormai, sono tutte feroci belve pronte a sbranare ciò che di Milan è rimasto. Eppure ci si aspetta sempre quella scintilla che porti a far scoppiare il nuovo fuoco. Il Milan ha bisogno di vincere convincendo. Convincendosi, forse, delle proprie potenzialità come squadra. Analizzando il valore dei singoli, non mi sembra proprio che la rosa rossonera sia molto al di sotto delle squadre che precedono il Milan in classifica. E allora questo significa solo che manca quell'identità già citata, che solo la guida tecnica è in grado di dare o semplicemente rafforzare. Abbiamo assistito a gare con ben altro rendimento. Era lo stesso Milan. Che l'infermeria sia zeppa di convalescenti è un'attenuante, Inzaghi non è mai riuscito a lavorare con un gruppo al completo, ma forse ha anche peccato nella paura di fare scelte drastiche. Ci sono giocatori acquisiti per le loro ptenzialità che ancora sono inespressi. Ci sono giovani che scalpitano per potersi mettere alla prova. E ora, che l'obiettivo sembra oltremodo ridimensionato, potrebbe essere più facile anche dar loro un'opportunità. In fondo, questo Milan, può ancora trovare linfa vitale dalle sue stesse radici.
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