Milan, i colpi di scena: da Pato a Kakà a Thiago Silva
Il Paris Saint Germain non molla, il Milan prende tempo. Il copione che vede protagonisti Leonardo da un lato, Galliani e Berlusconi dall’altro, con Thiago Silva oggetto del contendere, rispetta pienamente i parametri dell’intrigo di mercato, laddove il colpo di scena si annida in ogni fase della trattativa: all’inizio, quando il club francese fa un’offerta irrinunciabile da 42 milioni di euro più bonus, con 7 milioni e mezzo a stagione per il difensore brasiliano; e, perché no, anche alla fine, quando a via Turati magari, decideranno di chiudere le porte a cotanta magnanimità, rifilando l’ennesimo no della storia recente ai nuovi ricchi del calcio. Era l’inverno del 2009 quando i 105 milioni messi sul piatto dallo sceicco Mansour per portare Kakà al Manchester City ingolosirono la dirigenza milanista, prima che le lacrime del brasiliano a San Siro e una mezza rivolta popolare convincessero lo stesso giocatore a scegliere la maglia rossonera, piuttosto che il contratto da 19 milioni a stagione preparato per lui Oltremanica. Quasi un dettaglio che, a sei mesi di distanza, Kakà sarebbe stato ceduto al Real Madrid più o meno per la metà di quelle cifre. E’ storia di sei mesi fa, invece, il dietrofront, proprio ai danni del Paris Saint Germain, nella trattativa che avrebbe dovuto portare Pato sotto la tour Eiffel: accordo da 28 milioni + sette di bonus e altrettanti per il giocatore. A bloccare tutto, compreso il contemporaneo sbarco a Milanello di Carlos Tevez, fu Silvio Berlusconi, che scelse così di preservare equilibri familiari e di spogliatoio, ma senza minare la resistenza degli sceicchi del Qatar, tornati oggi alla carica puntando Thiago Silva.
Spetterà ancora al presidente onorario l’ultima parola: escludendo l’influenza di tifosi e compagni di squadra (che già si sono pronunciati per la permanenza dell’erede di Baresi in rossonero), la scelta dipenderà più dalle esigenze del portafogli che da coinvolgimenti emotivi. Aver pagato Thiago Silva 10 milioni e rivenderlo a più di 40 genererebbe una plusvalenza mica male per il bilancio rossonero, bisognoso in caso contrario dell’ennesimo ripianamento da parte della proprietà. E’ anche vero, però, che il mancato rinnovo di alcuni contratti pesanti ha dato respiro alle casse di via Turati, non escludendo peraltro altre eventuali operazioni in uscita – leggi Robinho – che consentirebbero di monetizzare, senza perdere quello che viene considerato il pilastro presente e futuro della squadra. Insomma, anche se l’offerta appare irrinunciabile, il terzo no agli sceicchi potrebbe clamorosamente materializzarsi.
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