Commedia all'italiana (V.M 14)
Mesi bui, per non dire anni bui, per il calcio italiano. E non perché veniamo da uno scudetto perso in maniera discutibile, quanto – più comprensibilmente – per i fatti disgustosi che con l’esordio azzurro alle porte, stanno infangando la reputazione del più seguito sport nazionale. Da settimane se ne sentono di tutti i colori, con un denominatore comune: l’auspicio in pene severe e in una giustizia che non guardi in faccia a nessuno. Ma tra patteggiamenti mai così vantaggiosi e reclusioni tramutate in arresti domiciliari nel giro di una settimana, all’orizzonte c’è l’ennesima commedia all’italiana, con protagonista principale una giustizia che non c’è, che quando c’è lavora male, e che anche quando c’è, in fondo è come se non ci fosse. L’escamotage per farsene beffe, in un modo o nell’altro, si trova sempre. Un esempio? Il primo che ci viene in mente è quello scovato dalle illuminate menti che comandano il club campione d’Italia. Siamo in tempi di presentazione delle maglie, basta dare un’occhiata su internet per scoprire dettagli e ultime novità. La prossima maglia della Juve non avrà le tanto discusse tre stelle: il buon senso, ma anche Coni e Federcalcio, alla fine hanno prevalso.
E’ tutto da vedere, perché in luogo delle tre stelle, il logo della Juventus avrà come guarnizione la scritta “30 sul campo”. “La maglia della Juve deve rappresentare la gente, i tifosi, e questa riteniamo sia la maglia che rappresenti meglio gli juventini”, fanno sapere dalla direzione marketing della società piemontese. Gli juventini di ieri, di oggi e soprattutto di domani, insomma, devono crescere e camminare nella convinzione di potersi fare giustizia da soli, di poter ignorare ciò che i fatti e le sentenze (non le chiacchiere da bar e da bordo campo), hanno detto chiaramente. Non vorremmo mai trovarci nei panni del papà juventino che dovrà spiegare a suo figlio dodicenne il perché di quella scritta, in virtù di quanto gli fanno notare gli amichetti a scuola, con la perfidia di cui solamente gli amichetti di scuola sono capaci. “Insomma, papà, quanti sono sti scudetti?” Hai voglia ad indignarsi quando saltano fuori le brutte storie, hai voglia ad auspicare che “stavolta niente sconti, massima severità”, hai voglia a parlare di stadi aperti e di calcio come metafora di vita. Non basta avvicinare gli spalti al terreno di gioco per migliorare lo spettacolo, ci vuole anche un pizzico di coscienza. Merce rara, soprattutto di questi tempi.
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