Due anni fa il ritorno di Ibrahimovic in rossonero: il Milan (e Pioli) è cambiato, ma anche Zlatan
Esattamente due anni, il 27 dicembre 2019, Zlatan Ibrahimovic è tornato a Milano dopo l'esperienza in America, con i Los Angeles Galaxy. La dirigenza rossonera, che aveva già pensato al ritorno di Zlatan in passato, ha puntato tutto sull'esperienza dell'attaccante svedese che, tra l'altro, conosceva già l'ambiente di Milanello. Ibrahimovic è tornato al Milan per portare una nuova aria, una nuova mentalità: tutti conosciamo Zlatan e lui, ovviamente, davanti alle sfide difficili non si tira mai indietro, non l'ha mai fatto. Il lavoro di Zlatan in questa sua seconda esperienza rossonera sta portando i suoi frutti, non solo sulla mentalità, ma anche sul campo: con Ibra, il percorso del Milan è cambiato e dopo oltre setti anni la società di Via Aldo Rossi ha potuto esultare per il tanto atteso ritorno in Champions League.
PIOLI, CHE CAMBIAMENTO - Partiamo dal lavoro più importante fatto da Ibrahimovic: Stefano Pioli. Zlatan, arrivato da 38enne a Milano, ha stravolto (nel senso positivo del termine) l'allenatore rossonero, che all'inizio della sua esperienza in rossonero non era partito nel migliore dei modi. Ma lo svedese ha fatto un certo effetto a Mister Pioli, che da gennaio 2020 ha messo alle spalle il suo passato ed ha aperto una nuova porta: ora il suo Milan ha una identità, riconosciuta in Italia e in Europa, prendendosi i complimenti di alcuni dei migliori allenatori europei, e un gioco innovativo, che non rispetta i canoni del gioco italiano. Il Mian di Pioli, ora, gioca un calcio moderno e veloce, basato sull'importanza della squadra e non sul singolo. E anche su questa modifica c'è stato lo zampino di Zlatan, che ha portato questa nuova mentalità che tra i campi di Milanello sta facendo veramente la differenza.
MA ANCHE ZLATAN E' CAMBIATO... - Quello arrivato al Milan due anni fa non è lo stesso Zlatan che abbiamo visto nel pieno della sua carriera: grazie all'importante lavoro svolto su stesso, sulla testa e sulla mentalità, Ibrahimovic ha imparato a conoscere se stesso, così da poter competere, pure a quarant'anni, nel panorama del calcio europeo. Se prima ricordavamo di uno Zlatan che potesse risolvere le partite da solo, testardo e arrogante, ora lo svede punta anche lui sull'appoggio dei proprio compagni di squadra che, consapevoli che il nativo di Malmo non può reggere livelli di intensità altissimi, fanno di tutto per poterlo mettere nelle condizioni per poter esprimere al meglio le sue qualità.
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