Un anno senza Berlusconi. Taveggia: "Nessuno lo eguaglierà. Col Real il punto più alto"
Un anno fa ci lasciava Silvio Berlusconi, presidente più vincente della storia del Milan e uno dei presidenti più vincenti della storia del calcio. A ricordare la sua figura, in esclusiva per MilanNews.it, una figura importante della storia rossonera come Paolo Taveggia, storico braccio destro del presidente, direttore organizzativo del club fino al 1993.
Cosa è stato Silvio Berlusconi per Lei?
"Silvio Berlusconi è stato il cambio della mia vita. Lavoravo del mondo delle pubblicità sulle televisioni che non decollavano mai e a un certo punto è arrivato lui che, come fatto con altri, ha assunto ragazzi giovani e mi ha cambiato la vita. Ho cominciato a lavorare condividendo la scrivania con Carlo Freccero, lui si occupava della parte cinematografica e io di quella sportiva. Il grande cambiamento arrivò quando comprò la Copa de Oro e mi mandò in Uruguay a fare la prima diretta televisiva per un canale non di stato. Berlusconi ha cambiato la mia vita e quella la mia famiglia".
Dalla TV al calcio, Lei è stato uno degli storici dirigenti. Direttore organizzativo del Milan fino al 1993. Il periodo della più grande epopea rossonera
"Io ci credevo da subito, perché avevo vissuto tutta la parte televisiva sin dai tempi di Telemilano 58, si figuri. Perciò sapevo che quando Berlusconi si metteva in testa qualcosa era in grado di realizzarla: lui e i suoi collaboratori. Ricordo che per me fu particolarmente entusiasmante, perché si entrava nel mondo del calcio. E vedendo il precedente TV credevo che si ripetessero i successi, infatti avvenuti".
Un aneddoto?
"Le dico quello della presentazione del primo Milan, stagione 1986/87. Per intenderci quello degli elicotteri".
Cosa successe?
"Mi disse: Paolo, la presentazione del Milan deve essere diversa da quella degli anni passati. Siamo quelli che vinceremo tutto nel mondo, lo sai. Faremo qualcosa di speciale: mando due elicotteri da Milanello, dal quale scenderanno i giocatori. Tu pensa a organizzare tutto dall'Arena senza dire niente a nessuno. Quando inizi a sentire il suono degli elicotteri fai partire la musica della 'Cavalcata delle Valchirie'"
Momento iconico della storia del Milan
"Ricordo ancora le pressioni della stampa, ero martellato di domande, volevano sapere dov'erano i giocatori. Mi tiravano per la giacca: 'Non ve lo dico, ripetevo' Dell'elicottero sapevamo solo io, Berlusconi e Galliani. Persino il presentatore della serata, l'amico Cesare Cadeo, lo seppe solo una volta arrivato all'Arena".
Per Lei furono sette anni intensi in rossonero
"L'ultimo atto a Monaco di Baviera, sconfitta col Marsiglia con gol di Boli. Avevo programmato di andare negli Stati Uniti anche per la mia famiglia e la FIFA mi diede l'opportunità di diventare responsabile media per i Mondiali di USA '94. Ricordo che Berlusconi mi diceva, scherzando: 'Uè, americano, dove vai?'. Avevamo comunque mantenuto ottimi rapporti. Lo chiamavo 'Dottore', per me lui era sempre il Dottore. Pensi, una volta che ero rientrato dagli USA e andai a una partita del Milan, arrivò Berlusconi e tutti: 'Buongiorno, presidente'. Si sollevò solo una voce che diceva: 'Dottore, buon giorno'. Berlusconi mi riconobbe subito e venne ad abbracciarmi".
Il momento più bello del Milan di Berlusconi?
"Al di là delle vittorie, delle competizioni io dico Milan-Real Madrid 5-0. Fu qualcosa di indimenticabile, uno strapotere incredibile".
Un consiglio di Berlusconi di cui ha sempre fatto tesoro?
"Quello di non abbandonare mai i propri sogni, di pensare che si possano sempre realizzare".
È possibile in questo calcio un'altra figura come Berlusconi?
"No, non è possibile né nel calcio né nell'imprenditoria. È stato unico al mondo. E ne ho conosciuti tanti di imprenditori, qualcuno che addirittura si sente superiore. Ma non ci sarà un altro come lui".
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