SPECIALE INZAGHI - "Gioisci, cadi, rialzati, combatti": inimitabile ciclo del Signore del gol

SPECIALE INZAGHI - "Gioisci, cadi, rialzati, combatti": inimitabile ciclo del Signore del golMilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
domenica 13 maggio 2012, 12:00Primo Piano
di Francesco Somma

Ci sono momenti che riescono a passare inosservati, nella mente come sotto gli occhi. Poi ce ne sono altri che fanno fatica anche ad imporsi come immagini, a colorare la fantasia e ad assumere tratti anche confusi e poco chiari. Il momento dell’addio di Inzaghi ai colori rossoneri non può che rientrare in quest’ultima categoria. Si badi bene che stiamo parlando di 13 anni: un’era calcistica. Vissuta sempre sulla cresta dell’onda: nei sogni e nei cuori della gente che ha impiegato pochissimo per imparare ad amarlo. Scandita da infortuni, incidenti, periodi difficili, ma vissuta: anche quando non c’è stato, Pippo Inzaghi ha continuato ad esserci. Perché nella mente, figlie delle innumerevoli notti da brividi che ci ha regalato, hanno sempre continuato a scorrere immagini di Pippo che esulta. Aggrappandosi ad una bandierina, scivolando via dall’asfissia tentata vanamente da difensori statuari e minacciosi. Non ha mai avuto bisogno di un grande fisico, di spalle larghe e gomiti alti; non ha quasi mai suscitato boati di meraviglie, per veroniche, numeri alla brasiliana e giocate da stropicciarsi gli occhi, ma è riuscito – questo sì, e in maniera irresistibile – a far gioire i tifosi. Gli bastava essere se stesso per mostrasi unico: esile e semplice, sorridente e grintoso, guizzante e immarcabile. 13 anni sontuosi, che non passeranno mai, vissuti fianco a fianco con un amico-nemico inseparabile: il filo del fuorigioco. Se dovessimo indicare un avversario che più di tutti ha cercato di rendere a Pippo la vita difficile, lo troveremmo sicuramente nella linea dell’off-side. Sempre pronta a placare l’ira del numero 9, sempre pronta a schierarsi con gli altri, con i cattivi, e frenare l’impeto di esultanza di Super Pippo. Se poi dovessimo indicare un vincitore tra i due, che dubbi ci sarebbero? L’attaccante ha battuto l’astrazione e la cattiveria di quella che la maggior parte dei difensori che ha avuto la sventura di trovarselo contro, ha adottato come arma di riserva.

Non c’è stata storia, per loro. L’unica storia è quella scritta dal campione di mille battaglie, da un indiscutibile fuoriclasse del gol, dall’atleta che è riuscito come nessun altro, negli ultimi anni, ad incarnare l’icona dell’attaccante perfetto. Quello che spesso si sbatte invano, senza riuscire nemmeno a toccare un pallone, ma che alla prima occasione buona, la butta dentro. E spesso, alla seconda si ripete. Un dono unico, perché Pippo non ha eguali. Nei numeri e nelle capacità, ma soprattutto nel coraggio di non negarsi mai. Malgrado il tempo, malgrado gli infortuni, malgrado gli scherzi del destino e il peso della storia. Malgrado la goduria per le vittorie, malgrado il nome e il cognome, malgrado la carriera. Pippo non ha mai detto di no, non ha mai pensato di dare una goccia meno del massimo. Non ha mai avuto alternative: gioire, cadere, rialzarsi e combattere. Un ciclo destinato a finire, come tutte le cose uniche. Un solo grazie non basterà: possiamo solo aggiungere un pezzo di cuore rossonero. Del resto, ti tocca di diritto e te lo sei preso da solo, tanto tempo fa.