Hanno sbagliato tutti, dal club fino al tecnico e ai calciatori. Prendersela solo con Theo un errore
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È in queste ore che si misurano le capacità di società, tecnico e calciatori. Sono le ore più complicate vissute al culmine del disastroso risultato raggiunto martedì sera, dopo aver fallito -e bisognava capirlo subito che c’erano le condizioni per mancare la terza e ultima occasione- i primi due appuntamenti tra Zagabria e Rotterdam. Un club guidato con mano sicura da un team esperto di eventi calcistici non prende decisioni affrettate oggi o domani ma si fa carico delle responsabilità collettive e ne analizza i dettagli. Ibra continua a ripetere: “Non c’è stata maturità”. È vero. Ma era evidente fin dagli ultimi tempi di Pioli e dai primi giorni di questa stagione quando Fonseca è stato accolto, da media e tifosi, con uno scetticismo diffuso finito oltre i cancelli di Milanello. Di qui lo strappo clamoroso con Theo e Leao all’Olimpico e gli eventi successivi. Un team esperto di conduzione calcistica non può trascurare le contraddizioni in materia di giudizi tecnici partendo da Emerson Royal in estate per poi rimpiazzarlo col più esperto e affidabile Walker, così come passando da fuori Tomori e Pavlovic, al recupero in tempo utile dei due firmato da Conceiçao oppure dal riconoscimento che il centravanti ideale non poteva essere Morata bensì Gimenez acquistato a fine gennaio. Pavolovic è quello che ha retto la baracca in difesa.
E sono soltanto una parte degli spunti da valutare. La triste serata di San Siro ha consegnato alle cronache l’imputato numero uno, ovvero Theo Hernandez. È stato lapidato da tifosi sui social, da critici e feroci addetti ai lavori. Era inevitabile. Ma c’è da chiedersi: cosa è stato fatto per provare a curare il male oscuro che ha colpito Theo dall’inizio della stagione, con un rendimento al di sotto della sua soglia e con manifestazioni che testimoniavano il fatto che fosse disconnesso con il club, il tecnico, i suoi compagni e il calcio? Per paradosso proprio nella sera in cui, il suo rendimento ha fatto qualche progresso, ha commesso l’ennesima follia che è costata qualcosa come 11 milioni di euro!
Non possiamo nemmeno pensare che nell’occasione Sergio Conceiçao sia completamente esente da critiche a dispetto della precarietà del suo incarico e del ridotto tempo avuto a disposizione. Dopo l’espulsione ha rimesso mano allo schieramento col Feyenoord prima con un immobilismo preoccupante, poi tirando via Gimenez con la spiegazione che bisognava gestire il suo acciacco. Ma allora poteva far entrare subito Abraham e richiamare Joao Felix! Ha lasciato in campo invece Joao Felix che già durante il primo tempo aveva dato segnali di scarsa concretezza. Adesso è il tempo nel quale non si può sbagliare una mossa né prendere una decisione affrettata (tipo far fuori Theo) perché il destino della stagione verrà deciso dai tre prossimi appuntamenti che sono Torino sabato sera, poi il recupero col Bologna e quindi la Lazio. Infine l’ultima considerazione. Se gli errori chiave portano la firma di Gabbia, più Musah, di Maignan e di Theo Hernandez, cioè degli esponenti principali della stagione tricolore, si può dire che quello è mancato al Milan non è la qualità ma l’uomo capace di azzerare i limiti ed esaltare le virtù della rosa? La risposta è ovviamente sì.
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