L'agonia e la nuova rottura. Il paradosso Joao Felix: sta danneggiando un patrimonio del club. Nuovo DS: decisione imminente
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Certe cose succedono quando un’annata è nata storta e nemmeno gli interventi effettuati, in primis il cambio dell’allenatore, riescono a sortire gli effetti sperati. Non ci appelli alla sfortuna, alla serata di grazia di Milinkovic-Savic o altro: il Milan è ferito e si sta trascinando, lentamente e in maniera agonizzante, verso gli ultimi mesi di una stagione che, ad oggi, è da considerarsi fallimentare. Fa specie sentire da uno come Zlatan Ibrahimovic che la Supercoppa Italiana può dare un risvolto positivo alle valutazioni, ma quel trofeo – che rimane un trofeo – è una soddisfazione estemporanea, un qualcosa che passa giustamente e velocemente in archivio perché ciò che conta, al Milan, è altro.
L’eliminazione contro il Feyenoord è stata umiliante come quella subita contro il Rosenborg nel 1996 (si quella era la fase a gironi) e l’umore che c’è attorno a questo Milan ricorda molto quello di quel biennio nefasto, ovvero il 1996-98, quando il tifo era scoraggiato dai risultati e dalle scelte fatte. Siccome la storia è ciclica, riecco quelle sensazioni negative, che nascono da quello che si vede sul campo. L’autogol di Thiaw è talmente comico da sembrare impossibile, eppure è successo. La sensazione, ormai, è che in ogni partita del Milan possa succedere qualcosa e che il virus sia talmente radicato dentro la squadra che non sembra poterci essere antidoto per rimettere in piedi un qualcosa che poggia su basi poco solide.
È difficile credere alle parole di Sergio Conceiçao in conferenza stampa, quando si dice convinto di poter rincorrere ancora il piazzamento Champions. È difficile perché, ancora una volta, il Milan ha fallito una partita che non doveva fallire anche in virtù dei risultati arrivati dagli altri campi poco prima della gara di Torino. È tutto così snervante, demotivante, svilente che i nuovi cori di disappunto della Sud sono suoni come la giusta colonna sonora del film dell’orrore che è la stagione in corso. Lo sguardo di Pavlovic a fine partita è stata la foto fedele del suo pensiero e di quello di tutto il mondo Milan. Così come è palese che Joao Felix stia godendo di un trattamento di favore o, se non si tratta di ciò, che goda di molte più chance rispetto ai compagni. Anche contro il Torino è stato un ectoplasma, eppure è rimasto in campo anche nella ripresa. Poi, uscito lui ed entrato Sottil, il Milan ha migliorato la sua fase di attacco arrivando al pareggio e mettendo in campo un giocatore affamato. Questo Joao Felix è un enorme spreco di talento, che non è per nulla d’aiuto alla squadra anche perché la sua presenza in campo sta limitando e non poco Tijjani Reijnders.
Tra i due ci sono molte differenze, ma una in particolare deve far riflettere: Tijji è di proprietà del Milan e nelle prossime settimane verrà annunciato il rinnovo fino al 30 giugno 2030. Joao Felix è in prestito secco dal Chelsea e, di conseguenza, non è un patrimonio tecnico-economico del club, ma è qui per cercare di rimettersi in luce. Ecco, se bisogna andare avanti con il 4-2-3-1, è il caso che il giocatore sotto punta sia Reijnders e che Joao Felix torni a riassaporare la panchina. A Jorge Mendes queste righe non piaceranno? Verrebbe voglia di parafrasare Paulo Fonseca, ma non lo farò. Ma il Milan, come dice Conceiçao, deve venire prima di tutto. Ecco, lo si faccia notare anche su questo aspetto visto che anche Leao è di proprietà del Milan.
In chiusura: stiamo per entrare nelle settimane calde per la nomina del nuovo direttore sportivo, che potrà così iniziare a lavorare per la prossima stagione ma anche per iniziare a capire come ci si muova dentro le maglie del club.
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