L'anticipo di Galli - L'addio alla Champions, le responsabilità e l'anello debole
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Il popolo rossonero continua a soffrire.
Il pareggio maturato nella notte di San Siro di martedì 18 febbraio ci ha eliminati dalla Champions.
Venivamo dalla vittoria sofferta con l’Hellas Verona e dalle polemiche, forse inventate ad arte per destabilizzare l’ambiente, questa volta motivate dalla decisione dell’allenatore rossonero di partecipare ai funerali, proprio alla vigilia della gara più importante della stagione, dell’ex Presidente del Porto, Jorge Nuno Pinto Da Costa, cui era profondamente legato affettivamente e sportivamente. Nonostante ciò si respirava positività, fiducia.
Fiducia ben riposta perché la squadra ha giocato il miglior primo tempo della gestione Conceição, mostrando continuità di proposta di gioco, riuscendo ad andare alla conclusione in diverse occasioni. Ricordo anche, al 17’, una collaborazione in fase difensiva tra Theo Hernandez e Leao, a ridosso della nostra area di rigore, proprio a sottolineare oltre alla lucidità del progetto tecnico, lo spirito della squadra.
La prima avvisaglia del cortocircuito che ci avrebbe travolti l’abbiamo avuta con la prima ammonizione comminata a Theo. Correva il 44’ del primo tempo. Una dinamica che ricorda il gioco di strada, in cui ognuno, in qualche modo, si riteneva il depositario delle regole: il francese strattona platealmente l’avversario trascinandolo con sé e viene, giustamente, ammonito.
L’inizio del secondo tempo è stata la prosecuzione di quanto visto nel primo. Il Milan aveva la partita in pugno, ci si aspettava il secondo goal, quello del KO ed invece, ancora Theo, affrontato da un avversario, in uno dei suoi slanci offensivi, punta il piede a terra, in piena area di rigore, arrestando la sua corsa e cadendo a terra. L’arbitro non ha dubbi, estrae il cartellino giallo e poi quello rosso. Milan in 10.
È chiaro che da quel momento la partita è cambiata, sono cambiati gli equilibri emotivi in campo.
Theo ha le sue responsabilità, non v’è alcun dubbio e ci piacerebbe avere anche una sua dichiarazione che non si limiti ad un messaggio social: essere consapevoli, dare un nome e un senso alle cose ci permette di affrontarle e di provare a risolverle.
Ibra e Mister Conceição, lo hanno difeso. Il Mister ha anche dichiarato che la sconfitta non ha il volto di Theo ma il suo. Comportamenti nobili, dovuti, ma non dobbiamo cadere in un capovolgimento delle responsabilità e spostare la figura del capro espiatorio da un giocatore al tecnico e/o viceversa. Non vogliamo capri espiatori. Non mi sento di dare delle responsabilità al tecnico perché se è vero che la sostituzione del Bebote con Fofanà può aver dato un’ulteriore spinta ai nostri rivali è anche vero che il goal lo abbiamo subito dopo soli 2’ dal suo ingresso, quando il piano, fosse giusto o sbagliato, non aveva ancora avuto il tempo di essere posto in essere.
Inutile insomma continuare ad accanirsi sugli eventuali responsabili.
Marcelo Bielsa tecnico argentino di uno spessore umano ineguagliabile sostiene che: “Una squadra è tanto più forte quando comprende l’importanza di difendere l’anello più debole”.
Le energie rimaste, di qualsiasi natura esse siano, devono essere riposte nella conquista del quarto posto e della Coppa Italia. Alle porte c’è la sfida con il Toro e non possiamo più commettere errori!
Forza Milan
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