Poco da ridere: era il minimo sindacale. Il gelo di San Siro. Liverpool e Inter rimangono decisive
Battere il Venezia sabato sera era il minimo sindacale. Una vittoria che dà ossigeno a squadra e allenatore, ma che non allenta la morsa di tutto l’ambiente. Pensare che il poker rifilato alla modesta squadra allenata da Eusebio Di Francesco possa essere una panacea a tutto è quanto di più sbagliato ci possa essere. Anche in una partita indirizzata subito, il Milan ha prestato il fianco alle solite ripartenze che tanto male hanno fatto ai rossoneri nelle prime tre giornate, con linee sfilacciate tra di loro e con il non irresistibile attacco veneziano che almeno nei primi 15 minuti ci ha provato a dar fastidio. È un problema di fase, ma anche di attitudine dei giocatori. Perché Loftus-Cheek, nei due mediani, ha fatto fatica a correre all’indietro in maniera preventiva mentre è stato encomiabile e con ottimo ritmo il lavoro senza palla di Abraham. Ma i sorrisi non devono essere troppo marcati, lo ribadisco, perché non ci si può quasi permettere di essere felici. Ci sono altri due appuntamenti che possono rialzare le onde del mare, vanificando queste ore di aria fresca nei polmoni.
Gerry Cardinale, presente in tribuna, non dovrebbe esserci domani sera quando si rivedrà a San Siro quello Zlatan Ibrahimovic che tutti i media (non a caso) hanno tirato in mezzo per la sua assenza nelle scorse settimane. Il patron rossonero ha potuto constatare di persona la freddezza di San Siro in diversi frangenti. Dal pre partita con le call to action non partecipate ai cori della Sud che non sono stati seguiti praticamente mai dal resto dello stadio. Sabato sera faceva freddino allo stadio, ma l’atmosfera che c’era sugli spalti era tutt’altro che festante. Basti pensare anche a come il pubblico non abbia reagito al momento dell’annuncio di Fonseca, con il buon Gegio che è rimasto inascoltato o quasi. Cardinale non si faccia ammaliare dal colpo d’occhio, ma si focalizzi sull’umore dei tifosi, arrivati alla vigilia della quarta giornata a dove dare un messaggio forte a squadra, allenatore e società. Il successo con il Venezia è stato vissuto per quello che deve essere, ovvero una vittoria “da calendario”. Mi auguro che Cardinale abbia preso appunti per comprendere come funzioni l’aspetto passionale del calcio in Italia, un qualcosa che è ben lontano dalla tipologia di tifosi che affollano gli stadi e i palazzetti americani. Qui il tifoso conta, qui il tifoso è una parte integrante del sistema e quello scenario da teatro è quanto di più lontano ci possa essere dal calore che uno stadio può dare.
Non è pessimismo cosmico o quant’altro. Si tratta della mera cronaca di ciò che si respira per strada. Liverpool e derby possono riabilitare la situazione, ma uscire con le ossa fracassate da queste due partite vorrebbe dire aver buttato all’aria la stagione a fine settembre. E in quel caso, sarebbe difficile trattenere l’ira della tifoseria, perché il tifoso poi ti molla. Con buona pace di chi non vuole capire cosa sia il Milan per la sua gente.
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