Quanto attuali le parole di Keizer Soeze... eppure insistono. D’accordissimo con le scelte di Pioli. Ah quelle sfide contro la Cremonese. Leao, una replica di “Cast Away”?
Bene, molto bene. Nonostante manchi ancora una settimana alle partite milanesi forse più importanti, delicate, storiche di questi ruggenti anni venti, si cominciano a leggere e sentire i pronostici di famosi opinionisti, di autorevoli critici, di popolari ex giocatori. Sono gli stessi che avevano previsto una facile vittoria del Napoli, nei quarti di finale, che sono ancora sorpresi per il ritorno del Milan nel gotha del calcio internazionale. Loro che hanno chiaro quale sia la squadra che veleggerà verso il Bosforo, per conquistare l’antica Bisanzio. Nonostante le pessime figure che stanno collezionando dalla lontana estate 2020, quando il Milan ha conquistato la Europa League, grazie a 30 punti in 12 partite, esaltate dai 35 gol realizzati. Quelli che se intendono avevano altresì escluso che il Milan potesse conquistare un posto in Champions League, nella stagione successiva. Immaginare le loro facce quando il Milan, un anno fa, ha festeggiato un meritatissimo Scudetto. Per loro, solo figlio della amnesie e delle deficienze delle rivali, non delle sei vittorie consecutive nel finale di stagione e delle due reti subite nelle ultime 11 partite. Non mollano certamente ora, ricordando e sottolineando la differenza della rosa o dello stato di forma di Milan e Inter. “I Sorprendenti di Stefano Pioli” tacciono e lavorano, con grande rispetto dell’avversario, ma ben consci delle loro qualità mentali e fisiche. Le stesse che hanno permesso al Milan di superare la tremenda tensione e la forte pressione, che hanno permeato la vigilia delle terribile sfide contro una rivale, di tanti punti avanti in campionato. Proprio il giorno dopo la conquista della semifinale, un amico mi ha ricordato la frase di Keyser Soeze, indimenticabile personaggio del grande film “I soliti sospetti”. “Il più grande inganno del diavolo è stato quello di far credere al mondo che lui non esista”. Un inganno che il diavolo rossonero continua a perpetrare da tre anni, senza che molti se ne siano accorti.
Ora però testa al campo e alla scrivania. Contro la Cremonese è previsto un ampio turn-over. E’ la strategia giusta o il Milan va incontro a troppi rischi che potrebbero condizionare la dura lotta per conquistare un posto nella Champions League del prossimo anno? Lo dico prima, lo scrivo adesso. Sono totalmente d’accordo con le scelte di Stefano Pioli. Troppo importante, troppo prestigiosa la possibilità di conquistare la finale della Coppa più affascinante che esista. In casa mia sono circondato da emozionanti gagliardetti che mi ricordano serate bellissime e mai più dimenticate. Fidatevi di me che ne ho vissute nove. L’atmosfera di una partita di finale di Coppa dei Campioni è una esperienza unica e straordinaria. Ha detto bene Kjaer: ”Non sappiamo quando potremo vivere ancora queste sensazioni”. Qualcuno potrà obbiettare che giocare la finale automaticamente non significa vincere. Allora io replico con le parole sagge di Adriano Galliani: ”Io non conto le vittorie ma le finali. La partita che vede tutto il mondo!”. Arrivare fra i primi quattro in campionato diventerà un fatto normale, come è quasi sempre stato nella storia del Milan. Non sono molti i Club gli allenatori, i giocatori, i tifosi che hanno invece avuto la fortuna di disputare la finale. Quindi, ripeto, sono d’accordo con le scelte di Stefano Pioli. Ha rischiato dieci alternative a Bologna, alternative che poi hanno giocato anche una bella partita, ah quello step on foot, ma la sua decisione ha permesso agli undici di Napoli di entrare in campo freschi di testa e di gambe, conquistando meritatamente la semifinale di Coppa.
Quando penso alle sfide contro la Cremonese due i ricordi ancora vivi. La prima doppietta di Mark ”Collo d’Acciaio” Hateley, il lontano 30 settembre 1984. Il primo con un formidabile colpo di testa, specialità della casa. Il secondo grazie a una sassata, appena dentro l’area, su assist di Andrea “Nano Gigante “ Icardi. Due gol che hanno mandato nella più pura estasi i sessanta quattromila vecchi cuori presenti a San Siro. Sotto una pioggia battente, l’altra indimenticabile partita contro la Cremonese, battuta 7-1. Non tanto per il risultato e la doppietta di quel grande giocatore che era Paolo Di Canio, ma perché, in quel 12 maggio 1996, gli Invincibili di Fabio Capello hanno festeggiato lo scudetto numero quindici, il quarto conquistato negli ultimi cinque campionati. Meraviglioso!
Altrettanto complicata intanto la “partita” che si gioca sulle scrivanie di Giorgio Furlani, Paolo Maldini e Ricky Massara. Quella che riguarda il rinnovo di Rafa Leao. Forse tutte le parti, e sono molte , mai sono state così vicine , ma basta un’onda… anomala per riallontanarle. Le prossime ore, i prossimi giorni saranno forse decisivi. Con la speranza di non assistere alla replica del frustrante e angosciante “Cast Away”, con il povero Tom Hanks, sempre respinto lontano dalle onde. Con un commovente lieto fine, però. Quello che si augurano i tifosi rossoneri, pronti a cantare, ancora per molti anni, “LEAO, LEAO!”
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