...Ibra: così non va

...Ibra: così non vaMilanNews.it
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giovedì 29 marzo 2012, 19:15Focus On...
di Emiliano Cuppone

Il pareggio casalingo con il Barcellona ci ha regalato un Milan monumentale, splendido in fase difensiva, pronto e reattivo, ma ci ha lasciato anche l’amaro in bocca per una vittoria che non è sembrata poi così irraggiungibile.
Nella prova titanica dei rossoneri a tradire sono stati gli attaccanti, dallo spento Boateng allo svagato Robinho, finendo con l’impreciso Ibrahimovic. Ecco, lo svedese è la nota dolente del Milan di ieri sera, è mancato quando serviva il mago di Malmoe, è venuto meno nell’occasione più importante.
Intendiamoci, chi scrive non ha mai creduto alla favoletta dell’Ibrahimovic colpito dalla maledizione Champions, è stato il primo a lodarne la prova all’Emirates nella sconfitta patita contro l’Arsenal, sottolineando come fosse stato importante il lavoro e la fatica dello svedesone, capace di far salire la squadra, di lottare su ogni pallone e mettersi al servizio di Allegri con un’abnegazione encomiabile in una partita quantomai difficile.
Ieri sera Ibracadabra ha ripetuto lo stesso tipo di gara, ci ha messo il fisico e la forza, ha lottato, ha tenuto testa brillantemente ai difensori blaugrana, ha anche servito un paio di assist al bacio condendo la prestazione con invenzioni geniali per i compagni, ma la “bocciatura” per il numero 11 è maturata al minuto 20 del primo tempo. La sconfitta personale di Ibrahimovic si è consumata sulle manone di Victor Valdes, su quel pallone colpito con troppa fretta di sinistro che non si è insaccato alle spalle del portiere spagnolo.
Se l’errore di Robinho al terzo minuto (su uno splendido assist di Ibra peraltro) è stato ancor più macroscopico, stante la posizione ravvicinata con la porta che gli si spalancava davanti e l’assenza di pressione, quello del ragazzo di Rosengard è stato forse più pesante, non fosse altro per la differenza che passa fra i due protagonisti. Conosciamo tutti i limiti sottoporta del brasiliano, non ha l’istinto del killer, Robi non ha sbagliato perché avvertiva la pressione della grande gara, errori anche peggiori di quello li ha commessi in sfide molto meno importanti, è semplicemente fatto così. Zlatan Ibrahimovic, invece, è bomber vero, lo dimostrano i numeri, lo dimostra la qualità dei gol che è capace di mettere a segno.


Lo svedese è lo stesso che solo pochi giorni orsono, su lancio dalla difesa sfuggiva alla marcatura, scavalcava uno dei portieri più alti d’Europa con un pallonetto preciso, nonostante la pressione del difensore, ed andava a depositare “comodamente” il pallone in fondo al sacco, controllando il ritorno di Kjaer e Stekelenburg. Lo stesso giocatore ieri sera ha raccolto un passaggio impeccabile di Seedorf, ha stoppato con dovizia la sfera, si è messo dietro il marcatore frapponendo il corpo, ma, con il portiere già steso per terra, non è riuscito a fare meglio che sparargli addosso un tiro di sinistro, frettoloso e debole.
Non ha giocato male Ibrahimovic, fosse un altro giocatore saremmo qui a lodarne la voglia, il lavoro sporco e le invenzioni che hanno messo in condizione i compagni di andare in rete, ma da lui ci si aspetta di più. Ci si aspetta che sappia mettere quel pallone in fondo al sacco, saltando il portiere, cercando il colpo sotto o trovando la rete con una bordata imparabile, non importa come, ma doveva segnare.
Si è ripetuto poi, in negativo, nel secondo tempo, quando servito nuovamente in area si è perso il pallone fra i piedi, con quella fretta e quell’ansia di guardare verso il guardalinee per verificare se fosse o meno in fuorigioco, con un atteggiamento totalmente sbagliato, con una distrazione di troppo, con un calo di concentrazione imperdonabile.
Non avesse avuto quelle occasioni, forse, non saremmo qui a criticarlo, perché i restanti 90 minuti e più dello svedese sono stati encomiabili, come quelli del resto della squadra, impegnata più a rompere il gioco catalano che a costruirne uno proprio. Quel gol divorato, però, non lo possiamo perdonare a Zlatan Ibrahimovic, lo potremmo fare con qualsiasi altro giocatore della rosa, ma non con un uomo dotato di questi mezzi tecnici. Dal gigante svedese ci aspettiamo che faccia quello per cui la natura lo ha progettato, fare gol e dominare in area di rigore, mettere il pallone in fondo al sacco contro qualsiasi avversario sfruttando le occasioni al massimo, in campionato come in Champions League.