Il diavolo cambia pelle: metamorfosi Milan
Galliani non ha lasciato molti spiragli dopo la conferenza stampa al raduno di Milanello. Il Milan cambia pelle, ha perso parte del suo spogliatoio con gli addii dei senatori e la crisi imperante nel nostro paese non lascia adito a sogni di gloria in tema calciomercato. I tifosi dovranno rassegnarsi, anche se a gran voce sul recinto del campo esterno di Milanello, teatro della prima sgambata degli uomini di Allegri, hanno chiesto a Galliani l’arrivo di un campione. Lui, l’amministratore delegato del Milan, l’uomo del mercato per eccellenza,ascolta. Ma difficilmente potrà tornare sui suoi passi, gettati al via della nuova stagione rossonera, simbolo forse di una svolta epocale anche in casa rossonera.
“Non è il calcio ad andare male, è il Paese” ha sottolineato nell’arco della chiacchierata con i giornalisti nella sala stampa di Milanello. Il mondo del pallone sente la crisi perché sono più difficili gli investimenti degli sponsor, vere vittime del periodo nefasto in ambito economico. Per il resto il calcio è un’azienda dal fatturato in crescita, come ha sottolineato lo stesso Galliani, inserito però in un contesto storico preoccupante. Dunque non si può certo pretendere che sia sempre e solo l’intervento dell’azionista a dover ripianare i debiti di fine stagione, ci si deve muovere in modo oculato, rispettando i target di questa economia che mette l’Italia alle spalle delle altre nazioni europee, in primis Spagna e Inghilterra, che calcisticamente hanno condizioni di sicuro vantaggio e investitori o presidenti in grado di far fronte ai sogni di gloria dei propri club.
In un certo senso dunque bisogna fare delle scelte oculate e a maggior ragione, però, bisogna fare in modo che ciò che il Milan ha costruito di buono negli anni, non venga contagiato da questa sete di liquidi trasformandosi in un fiume in piena diretto all’estero.
Per meglio spiegare: Galliani non ha dato certezze nemmeno sulla permanenza di quelli che la stampa chiama “Top Player”, per tutti in questo momento Ibrahimovic e Thiago Silva. “Il mercato è lungo e si muove con logiche che non si possono prevedere” sottolinea Galliani che ribadisce che solo alle 19.01 del 31 agosto sarà in grado di rispondere alle domande circa, appunto, il futuro dei due giocatori in questione.
Ed ecco dunque che si va ben oltre il “cambio di pelle” annunciato anche da capitan Ambrosini, che da questa stagione dovrà essere il portabandiera dei valori insiti nella storia del Milan.
Si parla di vera metamorfosi. Da ventisette anni, da quando dunque Silvio Berlusconi raccolse dalle aule di un tribunale le ceneri del Milan, i rossoneri sono sempre stati abituati a primeggiare, almeno in ambito di calciomercato. I trofei vinti, ben 28, in questo abbondante quarto di secolo, sono lì a suggellare la nomea di una squadra votata alla vittoria, di una squadra che nel proprio Dna ha sempre avuto la convinzione di poter arrivare sull’Olimpo dei campioni. E alle prestazioni sul campo sono sempre seguite azioni fortemente mirate a consolidare primati e a consacrare anche dal punto di vista meramente emozionale, il rapporto con i tifosi, con la storia.
E’ pur vero che la storia di una squadra, il valore intrinseco di una società, non si perde semplicemente dopo un’annata scialba. “Il Real Madrid non ha vinto la Champions per più di trent’anni - sottolinea ancora Galliani - ma il valore della squadra non è cambiato”.
Il Milan dunque deve fare i conti, forse per la prima volta, con un portafoglio chiuso a doppia mandata, con leggi obsolete circa la gestione degli stadi, con gli attacchi degli avvoltoi stranieri che sono pronti a riempire d’oro le casse rossonere per avere i simboli del Milan.
A maggior ragione dunque posso condividere l’ennesima esternazione di Galliani: “i grandi nomi dovete scordarveli, bisogna trovare grandi giocatori”, se questa però fosse supportata dall’impegno della società a mantenere le forze a disposizione di Allegri e dunque a trattenere Thiago Silva e Ibrahimovic che del Milan in piena metamorfosi sono l’ossatura portante. E ritengo che questa rosa possa togliersi numerose soddisfazioni se verranno mantenuti gli obiettivi portanti sviscerati durante la presentazione di partenza: vincere cercando di riportare gli infortuni da un tasso Patologico (e il gioco di parole è volutamente significativo)ad uno più banalmente fisiologico, compatibile dunque con le dinamiche del calcio che per caratteristiche intrinseche deve prevedere alcuni tipi di problemi fisici.
Ed ecco dunque che, partendo dal presupposto che il Milan ha già avviato la macchina medico-tecnologica per limitare i danni derivanti dagli infortuni, ci si trova di fronte ad una rosa mista di giocatori e grandi nomi che deve essere, a margine di tutta questa analisi, tutelata.
Se anche non arrivassero più grossi colpi di mercato, Allegri è chiamato a rendere al massimo in ogni competizione, con una predilezione, ci pare, nei confronti del campionato, alla ricerca di quel titolo nazionale che potrebbe avvicinare il Milan alla seconda stella. Non per questo però verranno sacrificate le altre competizioni, in primis la Champions League e anche la Coppa Italia, trofeo che manca sulle bacheche di via Turati dalla stagione 2002/2003.
E nel corso della prima partitella, forse non è un caso che a siglare la prima rete sia stato un figlio d’arte, quel Ganz che nei momenti di calma piatta era in grado di esaltare gli spalti, autore di quei gol decisivi per la vittoria dello scudetto in volata contro la Lazio.
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