De Santis: "Ecco come sono arrivato al Milan a 14 anni. Filippo Galli è venuto a Bari e..."

De Santis: "Ecco come sono arrivato al Milan a 14 anni. Filippo Galli è venuto a Bari e..."
Oggi alle 12:41News
di Enrico Ferrazzi

Ivan Francesco De Santis, ex difensore delle giovanili del Milan, ha parlato così a La Giovane Italia della sua esperienza in rossonero: 

A 14 anni arriva il Milan. Sei ancora un ragazzino e il trasferimento da Bari a Milano è un grande cambiamento, anche a livello di distanza. Come hai vissuto questo passaggio?
"Giocavo sotto età nel Bari e stavamo facendo un gran campionato. A dicembre sono stato convocato per uno stage della Nazionale a Coverciano e, al mio ritorno, la Fiorentina ha mostrato interesse. A Bari, però, non volevano lasciarmi andare. Non sapevo nulla di firme e questioni burocratiche, ma mio padre si occupava di tutto. Un giorno, mentre era nel suo negozio, gli hanno proposto un contratto, ma proprio in quel momento ci ha contattato anche la Fiorentina. Siamo andati a Firenze per visitare le strutture e assistere a una partita, tutto sembrava fatto. Il giorno dopo avevamo l’appuntamento per firmare, ma mia madre ha preferito rimandare: voleva tempo per leggere bene il contratto, senza fretta. Nel frattempo, è successa un’altra cosa. Io sono nato a Conversano solo perché il ginecologo di mia madre lavorava lì, ma ho sempre vissuto a Bari. All’epoca, le squadre cercavano i contatti sulle Pagine Gialle e a Conversano nessuno mi conosceva, quindi hanno avuto difficoltà a trovarmi. Alla fine, tramite alcune indicazioni, sono riusciti a risalire al negozio di mio padre. Prima ci ha contattato il Milan, poi l’Inter e la Juve. Con il Milan siamo rimasti in contatto mentre stavamo ancora valutando la Fiorentina. Poi è arrivato Filippo Galli, all’epoca direttore del settore giovanile rossonero. È venuto a Bari, abbiamo pranzato insieme e, alla fine, ha tirato fuori il contratto e la maglia del Milan. Mia madre voleva prendersi del tempo per riflettere, ma Galli è stato chiaro: “Non sono venuto a Bari per niente, questo è il contratto, devi firmare. Ho firmato e non mi sono mai pentito della scelta".

Da lì è iniziata la tua avventura con il Milan, giocando spesso sotto età e vestendo anche la maglia della Nazionale. Da cosa vuoi partire per raccontarci questa esperienza?
"I primi periodi non devono essere stati facili. A 14 anni sei nel pieno della costruzione dei rapporti di amicizia e sei legato alla tua famiglia".

Come hai vissuto questo cambiamento?
"A quell'età inizi a legarti agli amici di sempre, conosci tutti nella tua città, e ritrovarsi improvvisamente in un ambiente completamente nuovo è stato un impatto forte. Sono partito per il ritiro a Pinzolo da solo. I miei genitori venivano a trovarmi una volta al mese, giusto per un paio di giorni, perché mio padre lavorava e non potevano stare a Milano. Ma col senno di poi è stato un bene: impari a crescere in modo diverso. Quando hai sempre il supporto dei genitori, è più facile. Ma quando sei da solo e devi affrontare i problemi senza aiuti, cresci più in fretta. Poi è cambiato tutto una volta finito il ritiro. Siamo andati a vivere in convitto e la routine si è fatta intensa. Mattina a scuola, pranzo, allenamento, studio con i tutor, poi subito a dormire. Non c'era nemmeno il tempo per pensare alla nostalgia. Il periodo più difficile è stato all’inizio, quando sentivo la mancanza di casa, ma poi con l’inizio del campionato mi sono concentrato sul calcio. Ero lì per giocare, e una volta iniziato il campionato, tutto il resto è passato in secondo piano. I miei genitori e anche alcuni amici, pur essendo piccoli, sono venuti a trovarmi qualche volta. Ci sentivamo spesso per telefono, anche se non c'erano le video chiamate di oggi. Ma il contatto c'era sempre".