Il decreto crescita verso l'abolizione: anche i rinnovi sono un problema. Ma la Serie A spera ancora
Il decreto crescita tiene in ambasce il calcio italiano. Nella legge di bilancio 2024 allo studio delle Camere, e che dovrà essere approvata dal Parlamento entro la fine di quest'anno, si va verso l'abolizione del beneficio fiscale che negli ultimi anni ha aiutato anche la Serie A negli investimenti su calciatori provenienti dall'estero. Il testo attuale, come ha confermato oggi il presidente di Lega, Lorenzo Casini, prevede tuttora l'eliminazione dei benefici fiscali, tema discusso anche oggi in assemblea, con l'intenzione unanime delle società del massimo campionato di spingere, per quanto possibile, contro l'abolizione.
Anche i rinnovi sono un problema. Se non vi saranno novità, l'abolizione riguarderà tutti i contratti futuri, non andando a toccare i benefici pregressi. Un tema, però, riguarda i rinnovi di contratto: tutti quelli firmati dopo l'entrata in vigore della legge di bilancio sarebbero considerati nuovi contratti. Esempio concreto: a oggi, un giocatore come Mkhitaryan beneficia della normativa fiscale derivante dal decreto crescita. Il suo rinnovo, però, perderebbe questo regime di particolare favore e al loro costerebbe molto di più all'Inter.
La Serie A ci spera ancora. Al momento, serpeggia il pessimismo. Il decreto crescita, del resto, in origine non è stato pensato per il calcio e suonerebbe strano, a livello politico, togliere il regime fiscale per tutti tranne che per i calciatori. In via Rosellini, comunque, si spera di poter convincere la politica a fare un passo indietro: "Si è deciso di predisporre un documento sintetico - ha spiegato Casini - che mostri i danni di questa abolizione e come toglierlo possa sfavorire proprio i giovani. Lo invieremo con uno spirito collaborativo, non di contrasto". La Serie A produrrà nei prossimi giorni questo documento: secondo i calcoli dei vertici del calcio italiano, abolire il decreto crescita sfavorirebbe proprio i giovani italiani, che molti ritengono danneggiati da queste misure. La spiegazione? I soldi risparmiati sugli stipendi dei giocatori provenienti dall'estero, secondo questa tesi, sono stati reinvestiti dai club per potenziare il proprio settore giovanile. Il governo si farà convincere? In lega, complice la moral suasion di dirigenti di lungo corso e con ottimi contatti in politica - se non direttamente parlamentari - come Galliani, Lotito o Marotta, la speranza è l'ultima a morire.
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