MN - Maldini: "Fortunato ad essere nato figlio di Cesare e aver potuto giocare con questa maglia gloriosa"
Questo pomeriggio, in un grande evento al Teatro Manzoni di Milano, Adriano Galliani presenta la sua autobiografia “Le memorie di Adriano G.”. Presente all’evento ovviamente anche Paolo Maldini. Queste le dichiarazioni del dirigente rossonero raccolte da MN: “Io posso dire innanzitutto di essere stato fortunato a essere nato figlio di Cesare, capitano milanista, essere nato a Milano e aver potuto giocare con questa maglia gloriosa e poi ad un certo punto della mia vita, a 18 anni, è arrivato il presidente Berlusconi con Adriano Galliani come AD e ha fatto vivere a tutti noi un sogno incredibile, perché quello che ci ha raccontato il presidente Berlusconi nella sala di Milanello il primo giorno che ha incontrato la squadra è effettivamente quello che è avvenuto. Anzi, poi lo abbiamo moltiplicato per due, per tre, per quattro e per cinque. Chi vive la vita ed il calcio con passione di Adriano ha una grandissima stima, perché lui lo fa alla stessa maniera”.
Prende parola Galliani: “Paolo ha giustamente ricordato il suo papà, io ho molta nostalgia di quel calcio. In un calcio dei parametri zero, delle commissioni miliardarie e tutto quello che succede quando noi arriviamo a Paolo Maldini, era l’86, lui aveva 17 anni, era titolare nel Milan da più di un anno ed era in scadenza di contratto. Il Milan ha una caratteristica romantica, nessuna squadra d’Europa, non conosco in Sudamerica ma penso neanche lì, ha avuto la buona sorte di avere due capitani, papà e figlio, che vincono entrambi la Champions League. È una cosa che non capita e non so se capiterà ancora. Infatti, a differenza della maglia di Franco Baresi che è stata ritirata in eterno, la maglia di Paolo Maldini è stata ritirata ma ha una chance, se un suo figlio dovesse essere nel Milan e dovesse sollevare la Coppa allora si può riproporre la numero 3. Tornando al contratto, cosa diceva Cesare? Magari non trovavamo l’accordo la prima volta, la seconda volta ecc ecc, ma lui mi confortava quando andava via, non mi spaventava. Mi diceva: “Stai tranquillo Adriano, in ogni caso io Paolo non lo porto via”. E questa è una cosa che ricorderò per sempre. Invece di Franco (Baresi, ndr), l’immortale capitano, ricordo una cosa: nei miei 31 anni ho sempre negoziato i contratti economici con tutti i calciatori, ad eccezione di uno, il Capitano. Il Capitano aveva l’onore ed il privilegio di andare direttamente ad Arcore, trovava un accordo con il presidente Berlusconi, poi mi dicevano la cifra e io battevo a macchina, si diceva una volta. Ma il giocatore che più mi ha messo in difficoltà era Billy Costacurta. Billy Costacurta, il più intelligente della banda, era l’unico giocatore che arrivava, firmava in bianco e poi mi diceva: “Lei capisce molto di calcio, quindi sa quando guadagnano Tassotti, Baresi e Maldini, veda un po’ lei”. E io rimanevo scioccato (ride, ndr)”.
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