MN - Vogel: "Vieri? Mi chiamava 'Toblerone'. Poi siamo diventati grandi amici"
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Che fine ha fatto Johann Vogel? Lo storico centrocampista svizzero, che ha vestito anche la maglia del Milan, 22 presenze nella stagione 2005/06, in una delle squadre più forti di sempre. Oggi, a 47 anni, Vogel allena in un piccolo club del suo paese, l'FC Naters Oberwallis. E coglie l'occasione per raccontarsi, ai microfoni di MilanNews.it.
Facciamo qualche passo indietro, alla tua esperienza al Milan. Che ricordi hai?
"Già in Svizzera guardavo la Domenica Sportiva, c'erano le gesta di Van Basten, Gullit e Rijkaard: erano i miei idoli e il Milan la squadra del mio cuore. Il fatto che poi sia riuscito a giocarci fu un motivo di grane orgoglio".
Hai un aneddoto legato all'esperienza?
"In realtà il cognome si dovrebbe leggere così come si scrive, alla francese. Ancelotti però aveva un modo di chiamarmi che suonava imbarazzante".
In che modo?
"Vögel, con la V che viene letta come una F e la dieresi nella o. Oltre ad essere sbagliato, in tedesco c'è una parola simile: 'vögeln', che significa 'sco**re'. Ecco, era tutto molto imbarazzante (ride, ndr)".
C'era lo stesso problema di pronuncia con i compagni di squadra?
"No ma Vieri mi chiamava Toblerone, dato che sono svizzero. Voleva fare il simpatico ma non è che mi facesse ridere, perché volevo essere chiamato Johann. Dopo che insisteva con questo soprannome ho deciso un giorno di fargli trovare un enorme Toblerone nello spogliatoio: 'Ecco, adesso hai il tuo toblerone'. Quando l'ha visto e l'ha aperto è venuto da me e mi ha abbracciato. Da quel giorno siamo diventati amicissimi. E non mi ha più chiamato 'Toblerone'".
Con chi ti sei trovato meglio?
"Seedorf, Serginho e Nesta. Alessandro soprattutto è una persona speciale, sincera e simpatica. Pensa che quando hanno vinto la Champions nel 2007 la prima cosa che lui ha fatto, ad Atene, è stata di chiamarmi e dirmi: 'Manchi solo tu!'".
Sei rimasto solo un anno al Milan, come mai?
"Sono stato solo un anno, era una squadra devastante. Poteva vincere tutto, sempre. Me ne sono andato perché volevo giocare di più non volevo che il mio scarso impiego condizionasse la mia carriera con la nazionale. Tra l'altro la Svizzera avrebbe ospitato gli Europei del 2008, era troppo importante per me. Per questo ho chiesto di andar via".
I più forti con cui hai giocato?
"Serginho e Seedorf erano i più forti. Giocatori d'oro, un'eleganza, un'agilità incredibile. Erano qualcosa di eccezionale".
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