Zaccheroni sulla crisi del Milan: "Deve ritrovare autostima"

Zaccheroni sulla crisi del Milan: "Deve ritrovare autostima"MilanNews.it
© foto di Filippo Gabutti
domenica 4 ottobre 2009, 12:35News
di Beatrice Sarti
fonte Gazzetta dello Sport
Il tecnico romagnolo, sulla panchina rossonera alla fine degli anni Novanta, chiede tempo per Leonardo

MILANO, 4 ottobre 2009 - Nei momenti bui, si sa, ci si attacca un po' a tutto per non deprimersi. Così si può sorridere guardando al futuro per la vittoria di un derby Privamera, opure consolarsi rievocando le gioie ormai passate. E' un po' questo lo spirito dei tifosi milanisti in questi giorni che in attesa di giorni migliori possono sedersi davanti alla tv e custarsi alcune delle più emozionanti partite giocate dai rossoneri su Espn Classic (Canale 216 di Sky, a partire da lunedì 5 ottobre alle 22). Per l'occasione la rete tv satellitare ha intervistato in esclusiva Alberto Zaccheroni, allenatore della squadra rossonera dal 1998 al 2001.

Zaccheroni, nella stagione 1998-99 alla guida del Milan, alla prima stagione sulla panchina di una "grande", è riuscito subito a vincere lo scudetto. Come ci è riuscito?
"Ho preso in mano un Milan che veniva dall’11° posto con Sacchi e dal 10° con Capello, totalmente amareggiato e deluso. Un Milan fuori dalle coppe per ben due anni. All’inizio di quella stagione mi venne data carta bianca per la pianificazione della stagione, a partire dalla definizione del ritiro e delle gare amichevoli precampionato. Non portai la squadra in giro per il Mondo curando nei dettagli la preparazione atletica dei giocatori. Dopo Natale non subimmo più alcun infortunio potendo così giocare al meglio delle nostre possibilità. Galliani mi aveva dato come unico mandato quello di tornare a giocare in Europa. Nonostante non ci fossero grandi aspettative io vedevo che nei giocatori c’era una gran voglia di stupire, ho fatto leva su quella voglia per vincere lo scudetto".

Alberto Zaccheroni ha allenato il Milan dal 1998 al 2001. Ap Il suo Milan veniva subito dopo quello di Arrigo Sacchi e Fabio Capello. Che eredità le avevano lasciato questi due allenatori?
"La mia squadra poteva contare su un gruppo di giocatori che avevamo un bagaglio di conoscenze importanti, frutto degli insegnamenti di Sacchi e Capello. E’ indiscutibile il valore aggiunto apportato dai vari Albertini, Costacurta, Maldini, Weah, Boban. Ma quella squadra era stata anche in gran parte cambiata: Abbiati, Guglielminpietro, Sala, Helveg, giusto per fare qualche nome, erano giocatori che quell’anno recitavano per la prima volta da attori protagonisti".

Come già a Udine, lei applicò al Milan il suo spregiudicato 3-4-3- Fu difficile far assimilare ai giocatore questo nuovo modulo tattico?
"Un bravo allenatore non deve legare i giocatori al modulo, ma piuttosto deve fare il contrario. Come il sarto che taglia il vestito tenendo conto delle caratteriste di chi dovrà indossarlo, così io ho disegnato un modulo capace di esaltare le caratteristiche dei giocatori che avevo a disposizione. Quel modulo era garanzia di spettacolo, raramente nelle partite casalinghe rimanevamo a secco di gol".



Una delle anime di quel Milan era Leonardo. Avrebbe mai pensato che sarebbe diventato un giorno un allenatore? Come si spiega le attuali difficoltà del Milan?
"Leonardo ha l’intelligenza per stare nel calcio e svolgere tutti i ruoli. A me ha sempre detto che si sentiva più tagliato per ricoprire il ruolo di dirigente, ma può fare anche l’allenatore. Certo come i calciatori anche gli allenatori devono maturare le loro esperienze. Il Milan oggi è ancora competitivo, ma manca di autostima. Mi sembra che i giocatori non siano contenti di giocare nella squadra rossonera. Tutti dicono che il Milan non è più competitivo, e mi sembra che anche i giocatori abbiamo fatto loro questo pensiero comune e che quindi credano poco in loro stessi".

Sull’altra sponda del Naviglio c’è invece Josè Mourinho. Come mai il tecnico portoghese riscuote più successo con i giornalisti e i tifosi rispetto che con i suoi colleghi allenatori?
"Non voglio alimentare polemiche. Dopo Inter-Barcellona ho solo espresso un mio commento sulla partita, non sull’allenatore. Sono abituato a guardare sempre a casa mia, rivendico il rispetto dei ruoli. Mourinho mi ha risposto in una maniera non corretta dimenticando che alla guida del Milan sono stato il primo allenatore a vincere a Barcellona".

Quando la rivedremo in panchina?
"Spero molto presto. La panchina mi manca moltissimo. Si è sparsa la voce che io non abbia più voglia di allenare, non è assolutamente vero. Spero di trovare quanto prima un presidente bravo che sappia mettermi a disposizione una squadra all’altezza delle mie aspettative".