L'eterna lotta tra lo spendere tanto e lo spendere bene

L'eterna lotta tra lo spendere tanto e lo spendere beneMilanNews.it
Ieri alle 18:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Gira in queste ore, vista un po' da tutti nel mondo Milan tra chat e social, una grafica che riporta la spesa del Club per i cartellini di vari centravanti dal 2020 ad oggi. Una lista fatta da un utente su X e poi copiata, senza verificare, da varie tv e siti. Dice: l'importante è il contenuto, non la forma. Ovvero che negli ultimi anni il Milan non ha mai speso cifre considerevoli per il cartellino di un attaccante, arrivando dunque alla situazione odierna in cui, dopo un Milan-Cagliari in cui ci sono state diverse occasioni sbagliate in area di rigore, il malcontento generale per la mancanza di un bomber "di razza" sia salito a picchi molto importanti.

Comunque, a parte Colombo e Camarda arrivati entrambi dal settore giovanile, e Morata e Abraham, per cui non sono disponibili le cifre ufficiali, il costo storico a bilancio degli altri attaccanti presi in esame è il seguente:

Ibrahimovic: 800.000 euro
Mandzukic: 400.000 euro
Giroud: 2.849.475 euro
Pellegri: 493.000 euro
Origi: 660.000 euro
Lazetic: 4.526.000 euro
Jovic: 500.000 euro

Cambia il senso "dell'accusa"? No, ma è importante in ogni caso fornire i dati esatti. Così come sarebbe poi giusto allargare il discorso oltre il 2020: se si torna indietro di qualche anno si trovano investimenti ingenti, ma comunque poco felici. Li riportiamo di seguito:

Higuain (prestito di sei mesi): 10.208.000 euro
Piatek: 35.000.000 euro
Kalinic: 27.000.000 euro
André Silva: 34.600.000 euro

Senza contare De Ketelaere, tra gli acquisti più onerosi della storia del club con i suoi 36.500.000 euro. Da questi dati, ora corretti e selezionati senza malizia (e ci sarebbe da fare un discorso anche su come il "cacciare i soldi", espressione tanto cara al tifoso, riguardi non solo il cartellino ma anche lo stipendio. Morata infatti costa annualmente al club circa quanto Leao, ndr), si possono trarre diverse conclusioni.

La prima è che spesa alta non vuol dire necessariamente spesa giusta. Così come spesa bassa non vuol dire necessariamente spesa intelligente. Si può spendere tanto e trovare un grande calciatore, si può spendere poco e trovare un calciatore che non rende, si può spendere il giusto e trovare il calciatore adatto. Le variabili sono infinite e non esiste una strategia vincente a prescindere. Ma non va ignorato anche il fatto che l'ultimo attaccante del Milan ad andare oltre i 20 gol in Serie A è stato Zlatan Ibrahimovic nella stagione 2011/12, quando vinse il titolo di capocannoniere del campionato con 28 reti. È evidente che sia un ruolo, a differenza di altri, che il Milan non riesce ad assegnare in maniera giusta e decisa da tempo. Senza nulla togliere allo stesso Ibra-bis e a Giroud, eroe dello scudetto del 2022: entrambi sono arrivati nella fase calante della loro carriera.

Il Milan viene "accusato" di andare su giocatori con un cartellino che rientra in un range di prezzo tra i 20 ed i 25 milioni di euro (sarebbe invece più corretto considerare il costo annuo del calciatore, che in questa stagione è stato aumentato sui 12-13 milioni, ndr) ed è innegabile che alzando la fascia di riferimento in cui andare a pescare le probabilità di trovare un calciatore valido aumentino. Ma allo stesso tempo aumenta anche il rischio di investire ingenti somme di denaro che non vengono ripagate dal rendimento sul campo. Uno dei casi più eclatanti è quello di Nunez, prelevato dal Liverpool dal Benfica per circa 80 milioni di euro più bonus e alla prima stagione in Reds ha segnato 15 gol (9 in Premier League) e 18 nella seconda (11 in Premier League). Gli investimenti degli ultimi anni raccontano che le squadre di Premier League dominano questo tipo di mercato, si vedano i trasferimenti multimilionari di Isak, Jackson, Nkunku, Hojlund, Gabriel Jesus, Havertz, Haaland, Gakpo, Zirkzee, a cui aggiungere Lewandowki in Spagna e Kane in Germania. Lista varia ed eterogenea, che dimostra come non basta assolutamente "cacciare i soldi": alcuni di questi hanno floppato pesantemente, altri invece fanno le fortune della propria squadra.

Tralasciando il fatto che è finita l'era dei magnati e degli aumenti di capitale incontrollati (c'è il FFP), il Milan non può ancora competere economicamente per questo tipo di profili e soprattutto deve essere una macchina autosostenibile: quello che viene guadagnato da diritti tv, area commerciale, premi di competizioni e player trading viene reinvestito totalmente. Con RedBird, così come succedeva con Elliott, non esiste il presidente che "caccia il soldo". Non si sta provando a dire se sia una cosa giusta o sbagliata ma che semplicemente la realtà è questa.

Il focus di tutto questo discorso quindi deve essere non quanto si spende, ma come si spende. E dalla lista presentata poco sopra si è visto che negli ultimi anni, per quanto riguarda la punta, il Milan ha speso sì "poco", ma anche male tolte 2-3 eccezioni. L'augurio che ci si deve fare è che, magari già a gennaio, il prossimo attaccante sia forte e adatto; che costi 10 o che costi 100 è secondario.