La cortina di ferro
“E’ il Milan dei mediani”. Quello che piace ad Allegri, senza un regista vero. Quello che, con il factotum Ibrahimovic là davanti, ha conquistato il primo scudetto a distanza di sette anni dal precedente di raffinata natura. Quel sistema che preferisce il generale Van Bommel all’estro di Pirlo o la corsa di Flamini a Seedorf che spiega da fermo il calcio a noi plebei. Non c’è nulla di male, sia chiaro, sono solo scelte. Una squadra operaia e dalla scarna fantasia che piace quando gira a mille e vince e che fa ribrezzo quando deve ancora carburare e perde.
Contro l’Atalanta, con ogni probabilità, sarà la versione 2.0 di quel Milan – per altro già intravisto a Bologna -.
Ambrosini in mezzo, il lanciere De Jong a coprire Bojan sul centrodestra e turbo Nocerino pronto a duettare con Boateng (in alternativa ad El Shaarawy) sulla corsia mancina. Tre centrocampisti con caratteristiche diverse ma dalla spiccata propensione difensiva. La grinta del campitano, la rabbiosa forza del tulipano e il dinamismo del Noce. Una cortina di ferro invalicabile.
Il motivo di tale scelta è molto semplice da individuare. Proteggere da bravi scudieri una difesa che va ancora registrata, auspicando che davanti il bomber Pazzini o la seconda punta di turno possano invertarsi qualcosa, anche un po’ dal nulla. Perché per vincere prima è necessario non prenderle.
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