Més-si que un club. Il fischietto sveglia il Diavolo che non vede il Paradiso

Més-si que un club. Il fischietto sveglia il Diavolo che non vede il ParadisoMilanNews.it
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martedì 3 aprile 2012, 23:00Primo Piano
di Francesco Specchia

Il grande Barcellona, con il 50 e 50 di possibilità di passare il turno sceglie l'aiuto del pubblico (caldissimo) e la telefonata all'arbitro. Il preparatissimo secchione del calcio non avrebbe bisogno neanche di un consiglio per vincere la competizione ma ciò è quanto accade al Camp Nou. La vittoria di rigore porta la firma di Messi, il Barcellona vola meritatamente alle semifinali di Champions League. Il Milan rimane in partita fino al 3-1 di Iniesta nato da un rimpallo poi nulla più. Da segnalare il solito Pato, subentrato e per infortunio nuovamente sostituito e un Mexes che ha disputato la peggior partita da quando indossa la maglia del Diavolo. Come Thiago Silva non ce n'è, neanche in terra catalana. I rossoneri realizzano un gran gol frutto di un'azione manovrata che ha presentato Nocerino solo davanti al portiere, i padroni di casa invece propongono molto gioco come di consueto sfondando grazie a due rigori di Messi. L'infermabile argentino è stato in qualche modo stoppato, il Barcellona, questo Barcellona, tra le mura amiche è uno schiacciasassi.

L'ATTESA - Ore 20.00 entra in campo Abbiati, lo stadio va riempiendosi e i tifosi del Milan, lassù, in quello che corrisponderebbe ad un ipotetico quarto anello di San Siro, si fanno sentire. Il resto del camp Nou è ancora semivuoto, la "grandeur" dello stadio stordisce ancora ma le voci rossonere sono calde. La parte blaugrana dell'impianto non risponde alle voci straniere come a sapere di non dover sprecare fiato per una partita che loro vinceranno sul campo. L'idea che si respira è che il Barcellona è convinto dei propri mezzi. Troppo. Ore 20.20 e lo stadio è ancora vuoto per 2/3. Tranquillità. La partita è di quelle che rimarranno nella storia, comunque andrà a finire, Milan e Barcellona sono il calcio a livello mondiale. Ore 20.21 lo stadio esplode, i beniamini di casa entrano sul rettangolo di gioco per il riscaldamento. Basta poco che ce vo'. I rossoneri sono intenti nella fase di preparazione già da dieci minuti, lo spessore dell'incontro non scalfisce le certezze di un team che è più una macchina da guerra che una squadra di calcio. "Hanno due gambe e due mani come voi!" avrebbe profetizzato l'allenatore di provincia con la pancia e i pochi capelli bianchi rimasti in testa. Non sapremo mai cosa realmente passa per la cabeza degli italiani. Un collega spagnolo seduto accanto conferma le sensazioni in precedenza raccontate. Serenità e rilassatezza, "oggi non si lavora, solo divertimento, finirà 3-1- sentenzia sicuro". Sembra che tutti sappiamo chi passerà il turno. Il simpatico signore sulla sessantina si gira ed esclama: "Gioca Cuenca, il migliore per questa partita. Allargherà la difesa e sarà decisivo. Fuori Sanchez, fuori Pedro, grande Cuenca". Dieci minuti bastano per riscaldarsi e alle 20.30 i ragazzi di Pep si abbracciano in mezzo al campo ed ecco la seconda esplosione di uno stadio, ora sì quasi completo. La vibrazioni del giornalista de "L'avanguardia" sanno di profezia. Non sarà un parente dei Maya, crediamo, ma l'esperienza gli ha permesso di leggere anzitempo la partita e di capire quello che sarebbe stato. 

LA GARA - Le sensazioni del pre gara trovano conferma nei primi minuti di gioco nei quali il Milan, complice un'atmosfera "inquietante", non capisce come, quando e perché. La dimostrazione è la frittata preparata da Mexes e Antonini in occasione del gol da calcio di rigore. "Cotto e segnato". Il Barca gioca, il Milan guarda. Il gol di Nocerino è solo una dolcissima parentesi perché arriva qualcosa che ha dell'incredibile. Ancora calcio di rigore. Nessuno capisce perché Ibrahimovic 5 munti prima venga demolito a centrocampo senza che l'arbitro fischi mentre qualcun'altro cade in area trattenuto da non si capisce bene chi e… Un Milan arrabbiato va negli spogliatoi con qualcosa da recriminare, non di certo alla prestazione e rientra in campo con la determinazione giusta.  Al secondo minuto però Ibra viene atterrato in area di rigore. Il contatto è netto, si attende solo il fischio dell'arbitro che… non arriverà mai. Due a zero. Non parliamo di reti ma di favori. E' complicato imporsi al Cam Nou, in queste condizioni diventa un'impresa titanica. La competizione più prestigiosa d'Europa si vince grazie ai dettagli, pensare con regali grandi così. Il tre a uno di Iniesta è frutto di una supremazia che non avrebbe bisogno di qualche aiutino in più. Il Diavolo non ammaina il forcone e con il cuore prova a scalfire la macchina perfetta blaugrana. Anche quando Robinho ruba palla e si presenta, sbagliando, davanti a Valdes ci pensa l'arbitro a fischiare un fallo di mano del brasiliano che tocca sì ma a pochi centimetri dal difensore del Barcellona. L'unica domanda alla quale non si riesce a rispondere è il motivo per il quale Massimiliano Allegri abbia inserito Pato. Il brasiliano spento già quando al top della recente condizione trotterella come di recente e come di recente abbandona il campo salterellando su una gamba sola. Allegri, perché? Pato perché? La goleada viene evitata grazie alla mancanza di precisione della macchina della perfezione. Ossimoro possibile. Applausi per il team più grande del mondo e probabilmente più grande di tutti i tempi. I rossoneri con il cuore con il carattere e con determinazione non hanno mai costretto il Barcellona a "tirare la linea". Complimenti. Al Barca, al Milan e allo spettacolo meno all'omino verde in mezzo al rettangolo verde. Nonostante la somiglianza cromatica il fischietto si è visto eccome.