Milan-Conceiçao: da Milanello alla società, fino alla forma dei giocatori. Tutto quello che non sta funzionando

C'è un qualcosa che accomuna la prima parte della stagione rossonera a questa sciagurata seconda metà, e non ci riferiamo solo ai risultati deludenti ed altalenanti che prima hanno escluso i rossoneri dalla lotta scudetto, poi dalla corsa ai primi quattro posti e dalla Champions League, con un harakiri sportivo di dimensioni fragorose. L'impressione è che nel Club ci siano punti critici da risolvere ad ogni livello, dal più basso al più alto. E spesso sono situazioni che si trascinano da diversi anni. Se da un lato l'intricata piramide dirigenziale porta a scontri interni e pericolosi giochi di potere (clicca qui), dall'altro l'aspetto sportivo sembra essere in balia del caso e del vento, che una volta soffia a favore e a volte, troppo spesso, contro.
In tutto questo, a metà stagione, è arrivato Sergio Conceiçao. Il tecnico ex Porto si è ritrovato catapultato in una situazione evidentemente ancora più grave di quello che potesse trasparire dall'esterno. Pronti via ha portato a casa una Supercoppa Italiana tanto insperata quanto goduriosa: si può derubricare a trofeo minore, ma vincere una coppa rimontando sia contro la Juventus che contro l'Inter non può che far comparire un sorriso a trentadue denti a tutti i tifosi del Milan.
Il fuoco che avrebbe dovuto dare questa vittoria però si è estinto quasi immediatamente: ad una sola vittoria di distanza dall'arrivare nella top 8 della fase campionato di Champions League la squadra si è sgretolata contro una modestissima Dinamo Zagabria prima, e contro il Feyenoord poi al playoff. L'eliminazione di quest'anno dalla massima competizione europea ha dell'incredibile, soprattutto perché la squadra, tra errori ed espulsioni, ha fatto tutto da sola contro avversari, sempre con tutto il rispetto, di livello incredibilmente basso.
Dopo due mesi dall'esonero di Fonseca e dall'arrivo di Conceiçao in molti si lamentano per la mancanza di un gioco non solo riconoscibile, ma soprattutto efficace: la squadra, seppure sulla carta ci sia una forza offensiva potenzialmente di altissimo livello, fa fatica a creare con fluidità e sicurezza palle gol nel corso dei novanta minuti, affidandosi quasi solamente, com'è spesso successo negli ultimi anni, alle grandi qualità individuali dei vari Leao, Pulisic e co.
Conceiçao, che si prende le sue responsabilità davanti ai microfoni, ha comunque delle attenuanti: innanzitutto il fatto che fino a Milan-Lazio aveva più partite giocate che giorni di allenamento sul campo, evidentemente fondamentali per dare una forma tattica e logica ad una squadra che al momento non ne ha. Anche il mercato di riparazione, che ha portato giocatori validi, è arrivato con il solito ritardo: i nuovi innesti sono stati messi a disposizione del mister solo negli ultimissimi giorni di gennaio.
Oltre a tutto questo Conceiçao sta trovando enormi difficoltà nella gestione quotidiana a Milanello, su diversi livelli. In primis quello progettuale e del sostegno: il mister, ad oggi, non ha mai incontrato o parlato direttamente con Gerry Cardinale, numero uno di RedBird e proprietario del Club, né tantomeno sentirebbe il sostegno forte dei propri dirigenti, nonostante nelle ultime settimane ci sia stata una presenza più costante di Ibrahimovic e Moncada a Milanello. Questa versione, sempre fornita dal suo Entourage, è stata poi smentita in serata dall'entourage medesimo.
Una situazione che l'ha portato, in conferenza stampa e nelle interviste post partita, ad uscite forti per difendere da solo la propria posizione. Ci ha tenuto a dire che allena da 13 anni, ha vinto dei trofei, parecchi, e non è di certo l'ultimo arrivato in questo mondo di squali.
E sempre parlando di dirigenza, evidentemente anche Conceiçao si chiede quello che i tifosi si stanno chiedendo da anni: chi fa cosa? O almeno, questo è l'interrogativo che è filtrato da persone vicine al mister; anche se al momento l'allenatore sta prendendo le distanze da questo tipo di pensiero, smentendo.
Rimane comunque un dubbio: a chi deve rivolgersi per essere spalleggiato nella gestione di un gruppo evidentemente difficile? Non fa bene a nessuno, e soprattutto al clima di Milanello, che a fare il "sergente di ferro" sia sempre e solo il mister, con i dirigenti fuori da questo tipo di dinamiche: una situazione che ha buttato ancora più benzina sul fuoco su un rapporto, con giocatori e ambiente Milanello, che stenta a decollare.
Un discorso che porta poi ad ulteriori considerazioni, altrettanto preoccupanti: il gruppo squadra, dal punto di vista mentale e caratteriale, è scarichissimo. Lo si vede dall'approccio al 99% delle partite e da come non ci sia mai serenità in campo durante i novanta minuti. A tradire, ed è sempre il campo a parlare, sono stati proprio i giocatori da cui ci si aspettava che trascinassero il resto dei compagni. Oltre il punto di vista comportamentale c'è anche quello fisico, visto che il Milan sembra essere una squadra in riserva: troppo vistoso il calo di alcuni giocatori, già dal giro di boa di metà stagione. Preparazione sbagliata in estate? Mancanza di impegno o professionalità? Qualunque sia il motivo, o i motivi, è una situazione troppo evidente per essere ignorata.
E quindi la domanda che sicuramente si sta ponendo Conceiçao sorge spontanea, ed è un quesito che va oltre il fatto che a fine stagione sarà confermato o meno: questo Milan che tipo di direzione sportiva sta prendendo? Quali sono gli obiettivi del futuro prossimo? Perché con tutte queste premesse il rischio di un'altra, o altre, stagione in cui si arrivi a marzo fuori da tutto non è di certo esiguo.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 8/08 del 22/04/2008
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale e responsabile: Antonio Vitiello
© 2025 milannews.it - Tutti i diritti riservati