"BIBI", IL GRANDE VICE
Per tutta la carriera il rossonero è stato presente nel suo destino. Giovane e fiero avversario, attaccante (e non solo) milanista per ben nove stagioni, prima vice e poi capitano del Milan, nemico “odiato” (calcisticamente parlando, si intende) da allenatore: non c’è dubbio che c’è molto, moltissimo, di Albertino Bigon nella storia del Milan. Si può dire, infatti, che per oltre trent’anni la vita di Bigon si sia intrecciata con quella della società di via Turati, a cominciare dalla stagione 1966/67 quando col suo Padova (che militava in serie B) arrivò a sfidare il Milan nella finale in gara unica di Coppa Italia disputata allo stadio Olimpico di Roma (vinta dai rossoneri per 1-0 grazie ad un gol di Amarildo). Ma quello fu solo il primo di tanti appuntamenti che si sarebbero ripetuti negli anni. Lasciata la squadra della sua città, nel 1967 debutta in serie A con la Spal, ed il 21 gennaio 1968 segna il suo primo gol nella massima serie proprio contro il Milan (che vincerà lo scudetto). Nel 1969 indossa per la prima volta la maglia rossonera, ma si tratta di quella del Foggia in B. Coi suoi gol contribuisce alla promozione dei satanelli, e l’anno dopo segna il suo primo gol in A con la maglia del Foggia il 4 ottobre 1970, manco a dirlo ancora contro il Milan! A quel punto si capì che tra Bigon ed il Milan c’era qualcosa di speciale, ed allora il Presidente Federico Sordillo si decise, finalmente, di portarlo al Milan; siamo nel 1971, e comincia, così, una bellissima avventura che durerà ben nove stagioni. Bigon è un attaccante non potentissimo ma agile, dalle ottime doti tecniche e dal buon dribbling, veloce con la palla al piede e molto bravo in fase realizzativa. Le sue qualità gli permisero, nel tempo, di essere impiegato in più ruoli. Dopo aver fatto il centravanti, pian piano arretrò il suo raggio d’azione, giocando da mezzala e diventando un centrocampista molto bravo ad inserirsi da dietro e sfruttare le sue doti realizzative. Insomma, un giocatore completo. Al di là delle sue doti tecniche, Albertino Bigon si fece amare per la sua serietà, professionalità e per un equilibrio che non lo faceva mai entrare in polemica con nessuno e che gli fece guadagnare il rispetto di compagni ed avversari.
Eravamo rimasti al ’71, anno del suo arrivo in rossonero. “Bibi”, com’era soprannominato, ci mise pochissimo a dimostrare che le attese riposte in lui erano giustificate. In estate cominciò nel girone di Coppa Italia, segnando 2 gol in quattro partite. Ma il meglio doveva ancora arrivare. Dopo aver saltato la prima di campionato, al suo esordio (alla seconda giornata) conferma la sua fama da predestinato: a S.Siro realizza i due gol della vittoria (2-0) del Milan contro la Fiorentina. Sarà una stagione per lui straordinaria! Tra Coppa Italia, campionato e Coppa Uefa metterà insieme 48 presenze e realizzerà ben 19 reti, risultando di gran lunga il miglior realizzatore dei rossoneri, e contribuendo alla conquista del suo primo trofeo rappresentato dalla Coppa Italia.
Questa prima stagione sarà l’emblema della sua esperienza rossonera. Nessun problema di ambientamento, protagonista sin da subito, presenza costante nell’undici titolare: mettendo in mostra una grande duttilità tattica ed una ottima intelligenza calcistica, fu un punto di riferimento costante per tutta la squadra e per tutti gli allenatori che lo ebbero alle proprie dipendenze.
Con l’arrivo di Chiarugi, nel 72/73 il Milan può schierare un attacco di tutto rispetto (Chiarugi, Prati, Rivera, Bigon). Il Milan arriva ad un soffio dal Grande Slam, ma nonostante le vittorie della Coppa Italia e della Coppa delle Coppe a pesare di più sarà la “Fatal Verona” che impedisce la conquista della Stella. Bigon giocherà in tutti i ruoli possibili ed immaginabili, non facendo mai mancare il suo contributo in termini di presenze e di gol. In sua assenza comincerà anche ad essere il naturale sostituto del Capitano rossonero Gianni Rivera, indossando ripetutamente la mitica maglia numero 10! Ed in effetti, in quegli anni, al di là del grande Capitano, Albertino veniva unanimemente riconosciuto come il calciatore rossonero di maggior talento.
Nelle stagioni che seguono alla mancata conquista della tanto agognata Stella, il Milan subisce il contraccolpo mettendo insieme una serie di delusioni che saranno interrotte solo dalla conquista dell’ennesima Coppa Italia nel 1977, anno in cui il trofeo venne assegnato a San Siro nella sfida tra Milan ed Inter (finita 2-0). Nonostante le difficoltà, il ruolo ed il carisma di Bigon in squadra è innegabile, ed intanto il popolo rossonero lo identifica senza dubbio come il vicecapitano del Milan; essere il vicecapitano del Milan non era una cosa di secondo piano, essere il vicecapitano del Milan significava essere il vice del monumentale Gianni Rivera.
Ma anche Rivera era umano, e cominciò a dare qualche segno di cedimento all’inizio della stagione 1978/79, quella che culminerà con la grande conquista del 10° scudetto, quello della Stella. Ebbene, quel manipolo di “eroi” dovette fare a meno di Rivera spessissimo, e quindi toccò proprio ad Albertino Bigon, con la fascia al braccio, trascinare la banda di Liedholm verso la un’impresa tanto bella quanto inattesa. Il Barone sorprese tutti con uno schieramento che prevedeva l’impiego di Chiodi come unica punta, una punta anomala che aveva come scopo principale quello di tenere impegnate col fisico le difese avversarie e favorire l’inserimento di quelli che venivano da dietro, i vari Novellino, Maldera, Antonelli e Bigon. Proprio il “nostro” risulterà il miglior marcatore dei milanisti in quella fantastica cavalcata, mettendo a segno 12 gol. La sua stagione sarà arricchita da altri 2 gol in Coppa Italia e 3 in Coppa Uefa. Indimenticabile, per chi scrive, la doppietta siglata da Albertino nel 2-2 interno contro il Manchester City.
La stagione successiva (1979/80) sarà l’ultima disputata con la nostra maglia da Bigon. Dopo il ritiro dal calcio giocato di Gianni Rivera, la fascia di capitano fu, naturalmente, affidata a lui, anche se quella stagione fu segnata da quella che può essere considerata la più grande onta della nostra storia: quella del calcio scommesse e della retrocessione in B a tavolino. Nonostante tutto Albertino Bigon farà la sua parte con grande dignità, la stessa che lo aveva contraddistinto per tutta la carriera milanista. Il 27 aprile 1980 Bigon disputò a Catanzaro la sua ultima gara con la maglia del Milan, chiudendo con indosso la maglia numero 6. Si chiudeva così la sua bellissima e lunga esperienza rossonera, caratterizzata da 329 presenze ufficiali e ben 90 reti ed impreziosita dalla conquista di uno scudetto, 3 Coppe Italia ed 1 Coppa delle Coppe.
Fine della storia? Neanche per sogno! Bigon farà in tempo ad essere presente nella nostra storia ancora per un decennio. Prima da giocatore (ci segnerà un gol di testa da avversario in un Lazio-Milan, big match del primo campionato di B) e poi, soprattutto, da allenatore, quando alla guida del Napoli ci porterà via uno scudetto che fa ancora discutere. Tuttavia, di quello sgarbo, dovuto a vicende che col campo avevano poco a che fare, l’allenatore Bigon non aveva nessuna responsabilità. Per noi era sempre il “nostro Bibi”, il grande vicecapitano del Milan riveriano e, di fatto, il vero capitano della Stella.
di Gianpiero Sabato
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