Il Bomber di Seregno

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© foto di Alberto Fornasari
sabato 16 ottobre 2010, 08:00Terza pagina MilanDay
di Milan Day

Giussano è una piccola città della Brianza che dista poco più di 20 Km da Milano, città piccola ma in grado di ritagliarsi una parte importante nella storia per aver dato i natali a due illustri personaggi: uno è il condottiero lombardo Alberto da Giussano, che, secondo la leggenda, nel XII secolo si battè per cacciare Federico Barbarossa dai territori del settentrione italiano, l’altro è un po’ meno famoso ma a suo modo altrettanto importante, e cioè Aldo Boffi, il cannoniere che ha legato il suo nome alla storia del calcio italiano in generale e del Milan in particolare.

Il salto all’indietro nel tempo per questa puntata di Terza Pagina è significativo, ma è del tutto doveroso per accendere i riflettori su un calciatore che occupa un posto importante nella nostra storia e che addirittura detiene un record che a tutt’oggi è ancora imbattuto: Aldo Boffi è il quinto marcatore della storia del Milan di tutti i tempi (ed è, quindi, uno dei nove calciatori ad aver superato la soglia dei 100 gol rossoneri) ed è l’unico giocatore milanista ad aver segnato 14 reti consecutive (record ancora imbattuto).
A dimostrazione della sua prolificità, il nostro si è fregiato del titolo di capocannoniere del campionato di serie A per tre volte, e lo è stato anche per una volta della Coppa Italia, del Campionato di serie B e di serie C (entrambe le volte col Seregno).
Più di lui con la maglia del Milan hanno segnato solo Nordhal (221), Shevchenko (175), Rivera (164) ed Altafini (161), ed è per questo che merita di essere conosciuto meglio.

E dire che tutti questi gol Boffi li ha messi a segno in anni in cui la caratura del Milan era abbastanza modesta, avendoci militato dal 1936 al 1945, all’interno di quella lunga ed interminabile parentesi di 41 anni di insuccessi che va 1907 al 1951.
Stando ai freddi numeri e mettendo insieme le due cose si direbbe che ci troviamo di fronte ad un fenomeno assoluto che faceva tutto da solo senza ricevere molto aiuto dai compagni, ma in realtà le cronache dell’epoca ce lo descrivono come un attaccante di razza che basava molto della sua forza sulle doti fisiche ed atletiche e su un gran tiro da fuori piuttosto che sulle qualità tecniche: non aveva, infatti, né la finezza di Meazza, né l’abilità di Piola, suoi spietati “concorrenti” dell’epoca.
Sembra che Boffi passasse la palla ai compagni solo al momento del calcio d’inizio, e che poi stazionasse negli ultimi venti metri del campo in attesa del pallone giusto da mettere in rete, prediligendo la stangata di sinistro dal limite dopo essersi liberato dell’avversario di turno.
La potenza del suo tiro era qualcosa di eccezionale, unita ad una precisione quasi millimetrica.

Proprio la forza delle sue conclusioni ci ha tramandato un aneddoto che lo ha accompagnato per tutta la sua vita... (continua)