L'eroe di Brema
Con l’inizio degli anni novanta, con l’avvento dell’era Capello, nasce il mito degli “Invincibili”, e cioè: “quelli che…..tre scudetti consecutivi”, “quelli che….vincono un campionato a 18 squadre senza perdere mai”, “quelli che….58 partite consecutive di imbattibilità”, “quelli che….per tre-anni-tre vincono senza la concessione di un calcio di rigore (e quando dopo tre anni glielo concedono lo sbagliano)”, insomma “quelli che….non perdono neanche a volerlo”. Ed il bello è che tra di loro ci fu un uomo che si convinse veramente di essere “invincibile”, al punto da strappare al mitico Dino Zoff il primato di inviolabilità della propria porta per partite di campionato che resisteva dalla stagione 1972/73 con 903 minuti di imbattibilità. A vestire i panni da Supereroe ed a fregiarsi del nuovo record (che regge tuttora), con 929 minuti, fu l’estremo difensore rossonero Sebastiano Rossi! Personaggio controverso, tanto guascone e scontroso in campo quanto pacato (al limite della timidezza) fuori dal campo, Sebastiano Rossi rappresenta uno dei più grandi portieri della storia rossonera, collocandosi di diritto al fianco dei grandi interpreti di questo ruolo che hanno vestito la nostra maglia come Giorgio Ghezzi, Fabio Cudicini, Ricky Albertosi, Giovanni Galli e Nelson Dida. Forse proprio l’irascibilità del suo carattere non gli ha permesso di ottenere, al di fuori dei confini rossoneri, quei riconoscimenti che avrebbe meritato, come ad esempio la possibilità di mettere in mostra le sue eccezionali qualità in Nazionale, quando, in quegli anni, gli furono preferiti Angelo Peruzzi e Gianluca Pagliuca, portieri a cui Seba non aveva nulla da invidiare. Anzi, si può tranquillamente affermare che tra il 1991 ed il 1994 Seba Rossi fu il miglior portiere non solo del Campionato Italiano ma anche uno dei migliori a livello europeo e mondiale! Portiere dalle doti fisiche eccezionali, dalle ottime qualità tecniche, da un grande senso del piazzamento, Rossi ha trascorso al Milan dodici stagioni, mettendo soprattutto in mostra un grande carattere ed una grandissima determinazione. Non furono pochi, infatti, i portieri che in quegli anni si presentarono a Milanello con la patente di “potenziale titolare”, soprattutto perché, per diversi (e spesso anche misteriosi) motivi, le guide tecniche e la dirigenza ritenevano che fosse necessario affiancare a Sebastiano Rossi un portiere di più sicuro affidamento. Vuoi per l’età, vuoi per un tentativo di ringiovanirsi nel ruolo, voi per le mode del momento, il Milan decise di affidare la difesa della propria porta ad una schiera innumerevole di estremi difensori, da Pazzagli ad Antonioli, da Taibi a Pinato, da Lehmann a Pagatto passondo per Abbiati e Dida dei primi anni, ma la musica era sempre la stessa: Rossi se ne stava lì a lavorare in silenzio credendo fortemente nei propri mezzi e perfettamente convinto che alla prima occasione concessagli la maglia da titolare sarebbe tornata ad essere indiscutibilmente sua! Ci sono molti giocatori che fanno bene in provincia o, comunque, in squadre di media levatura, ed una volta giunti alla corte di una grande squadra come il Milan, non riescono a confermare le attese, ad esprimersi al meglio ed a reggere le pesanti pressioni dell’ambiente. E non è raro vedere come quegli stessi giocatori, una volta andati via da Milano, tornino a fare benissimo altrove, suscitando spesso rimpianti ingiustificati. Ecco, Sebastiano Rossi è l’esempio lampante di cosa voglia dire essere un giocatore da grande squadra, di cosa significhi trarre dalla concorrenza gli stimoli per migliorarsi sempre e demolendola sistematicamente, di cosa significhi portare dalla sua parte la pressione che l’ambiente (allenatori, dirigenti, giornali e tifosi) esercita in
Insomma, con tutti i difetti e le maniera pesante. contraddizioni del caso, Seba è riuscito a conquistare maglie da titolare e, soprattutto, il cuore dei tifosi rossoneri che non hanno mai smesso di ammirare quella capacità di tirarsi fuori (e di tirare fuori il Milan) dalle situazioni che sembravano, calcisticamente parlando, disperate!
Sebastiano Rossi nasce a Cesena il 20 luglio 1974, e dopo aver preferito il calcio al basket (198 cm per 95 kg), comincia proprio in Romagna la sua splendida avventura. Dopo aver militato nelle giovanili del Cesena (con Sacchi allenatore della Primavera diventa campione d’Italia nel 1982), Rossi giocò nel Forlì, nel Cesena, nell’Empoli e nella Rondinella prima di tornare definitivamente nella squadra della sua città, dove divenne per quattro stagioni titolare fisso, esordendo in serie A il 13/09/1987 in Cesena-Napoli.
Nell’estate del 1990 Sebastiano approda finalmente al Milan come riserva di Pazzagli. Dopo aver fatto la panchina per lunga parte della stagione (Seba farà parte della rosa che conquista la Coppa Intercontinentale a Tokio), il 24/03/1991 Rossi farà il suo esordio con la maglia rossonera in serie A e lo farà in un’occasione non facilissima, e cioè nel derby contro l’Inter. La sua porta resterà inviolata ed il Milan vince per 1-0 con gol di Van Basten. Da lì in avanti la maglia numero 1 da titolare sarà sua.
Nella stagione 1991/92 sulla panchina milanista arriva Fabio Capello, ed a difendere la porta in quella che sarà una lunga e trionfale cavalcata rossonera verso lo scudetto c’è un grande Sebastano Rossi. Il Milan è spettacolare, non perde una partita, segna 74 reti e ne subirà solo 21. Nasce la leggenda degli Invincibili, con una difesa che con Rossi in porta e Tassotti, Costacurta, Baresi e Maldini è praticamente imperforabile.
Nella stagione successiva (‘92/’93) Capello decide di lanciare come titolare Francesco Antonioli. Il portiere si mostra poco esperto ed indeciso in molte occasioni (clamoroso il gol subito nel derby da De Agostini), ma Capello gli rinnova la fiducia. La domenica dopo il derby arriva il grande scontro diretto contro la Juventus a Torino. Al 19’ Antonioli in uscita spericolata si procura un infortunio e deve lasciare il posto a Seba. Sarà un trionfo. Il Milan va in vantaggio con Simone al ’68, ma sarà nel finale che Rossi si erge a protagonista. L’arbitro assegna un rigore alla Juve e sul dischetto si presenta lo specialista Vialli: tiro sulla sinistra e gran parata di Rossi, il quale sulla ribattuta a botta sicura di Casiraghi compie un autentico miracolo. Vince il Milan e da allora Rossi non uscirà più dai pali. Rossi è in stato di grazia e in quel campionato parerà ben 3 calci di rigore tutti decisivi (a Vialli, a Di Biagio del Foggia ed a Ganz dell’Atalanta). Il Milan vince il suo secondo scudetto consecutivo, e dopo aver vinto anche la Supercoppa Italiana deve però subire la delusione della sconfitta nella finale di Champion League contro il Marsigla.
La stagione trionfale sarà quella 1993/94. In tutte le gandi vittorie rossonere (Supercoppa Italiana, Campionato e Champions League) Seba ci mette il suo zampino. Il Milan del campionato è poco spettacolare (segnerà solo 36 gol), ma farà molto affidamento sulla sua imperforabilità difensiva. E’ in questa stagione che Sebastiano Rossi stabilisce il nuovo record di imbattibilità! Tra il minuto numero 37 della sedicesima giornata di Milan-Cagliari (gol di Villa) ed il minuto numero 66 della ventiseiesima giornata di Milan-Foggia (gol di Kolyvanov) Rossi non subirà nessuna rete e con 929 minuti strapperà il record che apparteneva allo juventino Zoff . Ricordo ancora con piacere il momento vissuto a S.Siro la domenica del record. Al minuto numero 904 tutto lo stadio si alzò in piedi a tributare un lungo applauso all’indirizzo del portierone rossonero che ringraziò commosso. Le 9 partite in cui la sua porta rimase inviolata furono nell’ordine: Reggiana, Lecce, Genoa, Piacenza, Atalanta, Roma, Cremonese e Lazio. Se è vero che la linea difensiva contribuì molto all’ottenimento di quel record, è anche vero che in non poche occasioni Seba compì degli autentici miracoli. Il fatto che durante i novanta minuti non fosse molto impegnato, rendeva tutto non semplice, dovendo sempre essere decisivo ed attento in quelle poche occasioni in cui veniva chiamato in causa.
Oltre alla conquista dello scudetto, il Milan vincerà anche la Champions League ad Atene in finale contro il favoritissimo Barcellona. Grande partita di tutta la squadra, ed anche in quella circostanza la porta di Seba rimarrà inviolata.
La stagione successiva (1994/95) non sarà felicissima sotto l’aspetto dei risultati (il Milan vincerà solo la Supercoppa Europea contro l’Arsenal), ma la stagione personale di Rossi sarà comunque di buon livello.
La quinta stagione consecutiva di Capello (‘95/’96) si concluderà con l’ennesima conquista dello scudetto (il quarto in cinque anni) ed ancora una volta il tecnico friulano potrà fare grande affidamento sulla straordinaria solidità del suo estremo difensore (saranno solo 24 i gol subiti).
Nel 1996 Capello lascia ed il Milan si affiderà a Oscar Tabarez. La stagione sarà deludentissima e l’arrivo di Sacchi a sostituire il tecnico uruguaiano non sortirà gli effetti sperati.
L’anno seguente (1997/’98) torna Capello, e la maglia numero 1 sarà affidata all’emergente Taibi. La scelta si rivelerà deludente, ed al termine del girone d’andata, a campionato ormai ampiamente compromesso, il tecnico si affidò di nuovo alla solidità di Rossi.
Il 1998/99 segnerà l’ennesima rivoluzione. Si rompe col passato, e la squadra (molto cambiata) sarà affidata ad Alberto Zaccheroni. Il Milan vincerà uno scudetto incredibile in rimonta sulla Lazio all’ultima giornata. Dopo l’esperienza nefasta di Lehmann , alla sesta giornata la porta viene affidata ancora una volta a Seba Rossi. Per 11 partite sarà il titolare indiscusso, fino al 90’ di un Milan-Perugia a S.Siro. Dopo la battuta (ed il gol) di un calcio di rigore di Nakata, Rossi sferrò un colpo al perugino Bucchi che cercava di recuperare il pallone in porta. Cartellino rosso, cinque giornate di squalifica ed addio alla maglia da titolare. Le splendide parate del giovane sostituto Abbiati, relegheranno in panchina l’”Ascensore umano” (come era ribattezzato da Pellegatti), ma, comunque, le sue ottime partite gli permetteranno di fregiarsi del titolo di campione d’Italia (il quinto personale) per l’ennesima volta.
Zaccheroni lo relegherà alle spalle di Abbiati anche nella stagione successiva (1999/00), ma questo non gli impedì di compiere l’ennesimo miracolo: chiamato in causa in pochissime occasioni (5) sarà ancora protagonista. Come alla giornata numero 11: a S.Siro arriva il fortissimo Parma. Il Milan vince 2-1 (doppietta di Boban), ma al 90’ l’arbitro decreta un rigore per il Parma. Siamo sotto la Sud e sul dischetto va Crespo: sulla sua battuta angolatissima sulla destra. Seba compie l’ennesimo miracolo: palla deviata in calcio d’angolo. Mucchio selvaggio dei suoi compagni ed alla ripresa della partita Rossi si volterà verso la curva urlando a squarciagola il coro “Forza vecchio cuore Rossonero”! Era la rinascita di un amore mai sopito.
Nel 2000/01 Zaccheroni lo relega in tribuna (alle spalle di Abbiati e Dida), ma all’arrivo di Cesare Maldini ci sarà l’ennesima rinascita di Superseba. La porta viene affidata di nuovo al gigante romagnolo, e nonostante un campionato mediocre, Rossi si toglierà l’ultima soddisfazione. Sarà lui a difendere il Milan nel clamoroso e storico derby vinto dai rossoneri per 6-0 contro l’Inter.
Dopo la parentesi Terim-Ancelotti, al termine della stagione 2001/2002 Sebastiano Rossi conclude la sua splendida ed indimenticabile avventura da calciatore nella società di via Turati.
La sua carriera agonistica finirà la stagione successiva nelle fila del Perugia.
Col Milan disputò in totale 330 partite (240 in campionato), mettendo insieme la vittoria di 5 scudetti, 1 Coppa dei Campioni, 1 Supercoppa Europea e 3 Supercoppe Italiane.
Di tutte le splendide parate compiute dal portiere rossonero, rimane indelebile il ricordo della partita disputa dal Milan in Champions League il 16/03/1994; contro un Werder Brema assolutamente scatenato e con un Milan in completa balìa degli avversari, Seba salvò più volte la porta rossonera con delle parate incredibili tra l’incredulità di avversari e tifosi tedeschi. Solo chi ha assistito a quella partita può ricordare quell’incredibile prestazione, tant’è che dopo quella gara il cantore di gesta rossonere Carlo Pellegatti, decise di aggiungere un soprannome a quelli già coniati per il portierone milanista: per tutti da quella sera Sebastiano Rossi fu “l’eroe di Brema”!
di Gianpiero Sabato
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